
Fin da piccoli ci inculcano in testa il fatto che bisogna “fare del bene”. “Così andrai in paradiso”, mi dicevano a catechismo. Sono la prima a dire che le opere benefiche sono la cosa più bella che l’umanità abbia mai creato. La cosa che mi fa credere che, se l’uomo è capace di compiere grandi azioni malvagie, è altrettanto capace di grandi azioni di bontà.
Bisogna però fare una precisazione: fare del bene è una gran bella cosa, ma con moderazione. Purtroppo è vero anche questo: a volte nel tentativo di fare del bene agli altri si fa il loro male.
Pensate forse che l’infibulazione alle bambine africane la pratichino perché vogliono il loro male? Pensate che la ragazza pakistana uccisa dal padre, pochi giorni, fa fosse stata uccisa perché il padre la odiava? E pensate forse che il colonialismo avesse delle radici di pura malvagità? Ebbene si, tutte queste azioni sono state commesse a fin di bene. A questo punto è lecito domandarsi che bene possa esserci. Nessuno! Ma lo scopo era questo.
Prima di fare del “bene” credo sia giusto attivare la materia grigia. Cercare di vedere oltre il proprio naso e cercare di mettersi nei panni dell’altro, anche se questi ci stanno stretti per motivi di taglia. Bisogna insomma fare un esame di coscienza e domandarsi: sto facendo la cosa giusta? Alla fine, questa persona mi ha chiesto di agire? E siamo sicuri che sia sulla buona strada? Se molte persone si ponessero anche una sola di queste domande, forse certe barbarie non verrebbero commesse.
Del resto i colonialisti colonizzarono i paesi africani per far loro “del bene”, perché consideravano la loro cultura “inferiore” e volevano dare loro la vera cultura, quella occidentale. Insomma “il fardello dell’uomo bianco”, che ha fortissime colorazioni razziste. Inoltre anche l’infibulazione ha origini “benigne”: impedire alle donne di provare piacere e quindi di essere ritenute, come dire, “puttane” (anche questo ha una forte tinta razzista).
Prima di fare buone azioni, bisognerebbe scendere dal piedistallo della propria egoistica superiorità razziale o sociale. Bisognerebbe aprire gli occhi, guardarsi intorno e capire che, se sei bianco o ricco, non per questo sei migliore degli altri. A volte il “lassez faire” è la più grande buona azione che un essere umano potrebbe compiere.
P.S. Un aggiunta dell'ultimo momento: domani (o forse anche stasera) un blog molto più divertente: l 'intervista ad un personaggio di spicco di questo blog: Francis il "mulo parlante".