Tuesday 31 July 2007

E LA CHIESA PAGA! (ma solo negli USA)


La notizia l'ho letta stamattina sul blog di Mony76. Poi ho letto l'articolo: eccolo
Il succo è questo: la chiesa di Los Angeles ha deciso di sborsare qualcosa come 660 milioni di dollari per risarcire le 500 vittime di abusi sessuali dal 1940 fino ad oggi. Ci sono voluti più di sessant'anni perchè la chiesa si decidesse almeno a pagare per quello che quei bambini, di ieri e di oggi, hanno subito.
Una magra consolazione. Perchè i soldi, certo, riempiono il portafogli ma non riparano le lacerazioni psicologiche di queste persone. Forse sarebbe stato meglio, ma credo sia chiedere assai, scomunicare (la scomunica però era usata dalla chiesa solo contro re e imperatori che non si sottomettevano e i bolscevichi, o peggio ancora poveri diavoli che non la pensavano esattamente come il papa) o magari consegnarli alla giustizia. Calcolando che i preti che hanno commesso abusi negli anni '40 siano ora un mucchietto di polvere, credo che sarebbe stato più che mai giusto almeno allontanare questi individui dalla chiesa. Del resto l'adescamento da parte di un laico è meno probabile che da parte di un prete. Del resto, la gente si fida dei preti, no?
Invece no. La chiesa paga ma non allontana questi individui, che sono liberi di andare in altre diocesi e continuare il loro "apostolato del sesso", ovvero di deflorare giovani vagine o piccoli ani (scusate la volgarità).
Ad ogni modo bisogna comunque ammettere che è un passo avanti. Che l'Italia non farà mai.
Sono più che convinta che abusi di questo genere ce ne siano stati anche in Italia, e continuino ad essercene. Mia nonna mi raccontò una volta di una cosa simile. Di un prete di un paese vicino al suo, che aveva "dormito" come dice lei, con dei bambini e delle bambine, e che poi (fortunatamente?) era stato ucciso dai partigiani nel 1944. Si sta parlando degli anni '30. E si sta parlando di un piccolo paesino del Monferrato. Inutile quindi negare certi fenomeni in Italia. Ma la pesante mano del Vaticano copre tutto, preferendo spostare i preti che sono liberi di "ricominciare" mettendo a tacere invece le povere vittime, facendo magari ricadere su di loro la colpa, grazie ad un'abile manovra psico-persuasiva.
Sarebbe un sogno se il papa chiedesse scusa. Ma non lo farà. Almeno non questo. Giovanni Paolo II chiese scusa per le vittime dell'Inquisizione, ma lui era un'eccezione. Forse dovremo aspettare un'altra eccezione. Che potrebbe non arrivare mai. E forse l'unica cosa per preservarci è quella di tenere gli occhi aperti, e stare attenti ad "atteggiamenti devianti" di certi uomini intonacati che si spacciano per ministri di Dio. Perchè se un Dio vuole questo, allora non è il mio Dio...
RESET!
See ya:-(

P.S. a breve un mio racconto sull'argomento :-D

Monday 30 July 2007

IERI E OGGI (DOMANI NON SO! :-P)

Mony76, partecipando ad un contest in cui si mostravano le foto dei blogger da bambini, mi ha ispirato questo post.
Due foto: una di quando ero piccola e una recente (scattata ieri, per la precisione :-P)
Questa risale al 1985 (e mi pare di averla già postata, se non erro)
Questa invece è quella recente:
Tenendo presente che il tempo cambia molte cose, quale è meglio? Quella passata o quella presente? Io opto per la prima O.o
Per il futuro, e ne parlerà fra una decina d'anni. Solo che allora non sarà più futuro ma presente :-P
See ya O.o

P.S. Lo so, post cretino. Ma fino a quando non ritorna l'ispirazione mi devo arrangiare! :-S

Sunday 29 July 2007

GRAZIE


Incredibile!
Quando iniziai a scrivere i miei racconti, molti anni fa, lo facevo solo per me stessa, per liberarmi l'anima dal peso opprimente che la schiacciava. Ero più che convinta che mai nessuno si sarebbe interessato a quelle parole, prendendole per i deliri di una ragazzina frustrata e sfigata, che passava le giornate chiusa in camera sua ad ascoltare musica, leggendo, scrivendo e sognando una vita diversa.
Adesso che questi racconti sono tornati a galla dall'oblio, sembra che ci siano delle persone che ammirino quei lavori intrisi di fiele....
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE AMANO I MIEI DELIRI ADOLESCENZIALI!
E visto che la mia ispirazione è ancora in vacanza (mi ha mandato una mail, tornerà al massimo a metà di settimana prossima :-P) ecco una poesia in inglese che esprime benissimo quello che provavo quando ero adolescente. Scritta alla fine dell'adolescenza, a volte mi sembra di un'amarezza che è sconvolgente pure per me adesso... :-O
My life

I remember a sea of gold

I remember a fish speaking

Words of hope

I remember a dream castle

A beautiful angel

A magnificent life

But I also remember

A hideous face

Subservient to evil

A life lived in neediness

Into a crystal cage

A life of nothingness

I also remember a girl

With long black dirty hair

An unexpressive face

A girl hit by fate

Mocked by life

Teased by her fellows

I was a gazelle

In a world of lions

Subdued to the strongest one

I would like to be a lion

But I was only a gazelle

Subdued to lions

I would like to commend

But I was commended

And I was nothing but oblivion

I would like to kill life

But I was too weak

And now I’m paying my dues


See ya! :-O

Friday 27 July 2007

ISPIRAZIONE IN VACANZA...

Ebbene si. In questi ultimi giorni sembra che la mia ispirazione sia andata in vacanza. Osservo la pagina bianca di word e non mi viene in mente niente. In altri momenti, quasi indipendentemente, dalla mia volontà, le mani si muovevano e cominciavano a digitare le lettere, e queste si trasformavano in frasi, e poi in un racconto! In questi ultimi giorni la mia creatività si è rifiutata di lavorare, e deduco che a mia insaputa abbia preso un volo low cost e sia volata ai Caraibi o in qualche posto da sogno. Spero che ritorni presto... :-)
Nel frattempo, ecco un racconto non molto vecchio (mi pare di averlo scritto ad aprile). Visto il tema "religioso" (nessuna conversione mistica, ma una critica spietata a come a volte la religione manipoli la mente delle persone remissive e inesperte), ho deciso di postare un'immagine religiosa, che fa da corollario perfetto al titolo.

IN LUI ABBIAMO FEDE

L’aveva obbligata. O meglio, come piace dire alle femministe, “violentata”. Beh, non esattamente! Lei voleva eccome! Diciamo piuttosto che lui, con la sua parlantina fluida e i suoi modi cavallereschi, l’aveva “convinta” a “giocare” senza protezione. Lui, alla fine, era esperto. Aveva vent’anni. Lei, appena quindicenne e proveniente da una scuola cattolica, che ne sapeva? Durante la lezione di educazione sessuale, una volta al mese, non si parlava di contraccezione, di malattie sessualmente trasmettibili. Si parlava di figli, di famiglia, di come è bella la maternità, di quanto la famiglia sia importante e che la famiglia è un pilastro fondamentale della società, ecc…. In poche parole, più che aiutarla a comprendere i rischi del sesso non protetto, le avevano inculcato in testa l’idea della maternità e della famiglia. Non sapeva nulla sul sesso, ed aveva accettato tutto con remissività, perché comunque loro avevano sempre ragione e lei ne era assolutamente convinta.

Lui l’aveva convinta a farlo senza protezione. Non ho l’aids, aveva detto. È vero, perché era donatore di sangue. Ma non è l’aids l’unico rischio del sesso non protetto dal preservativo. E poi aveva cominciato con la pappardella del preservativo che non era “il mezzo giusto”, che non era sicuro, e che lui conosceva modi più sicuri per non farla rimanere incita. Lei ci aveva creduto.

E così l’avevano fatto. Poi lui era sparito dalla circolazione. Era stato mandato dalla parrocchia in una missione in Brasile. Si, lui è missionario! Un bravo cristiano tutte le domeniche in chiesa che lavora come missionario laico. E lei si era ritrovata di nuovo sola. Ma i problemi dovevano ancora arrivare.

Due settimane di ritardo. Poi tre. Un mese. Aveva saltato il ciclo per un mese e mezzo. E la cosa era strana, perché lei era sempre stata regolare.

Poi il ciclo non era più venuto nemmeno il mese dopo. Di nascosto dalla mamma (cosa avrebbe pensato di lei, se avesse saputo che non era più vergine? Che era una puttana, ovvio!) aveva comprato un test di gravidanza. Era diventato blu. I suoi dubbi erano stati confermati, anche se aveva sempre pregato il buon Dio perché a lei non capitasse.

- O cacchio! Sono pregna!- aveva detto.

Non sapeva se piangere o se urlare. Inutile contattare lui. Ormai era lontano. Non sapeva quando sarebbe tornato. E poi non poteva dirglielo. A luglio si sarebbe sposato. Come poteva rovinare una famiglia ancora prima che questa nascesse?

Urgeva una soluzione, e in fretta.

Sua madre non aveva mai approvato che lei si connettesse spesso ad internet. Considerava la rete un posto poco sicuro, dove avrebbe potuto trovare cose non adatte alla sua età. Quindi la controllava a distanza. Trovare quello che le serviva non sarebbe stato facile.

Si era recata, per diversi giorni, ad un internet café a pochi passi dalla sua scuola, e si era documentata. Aveva saputo tutto riguardo i metodi d’aborto, come avveniva, se era rischioso o meno, e sul fatto che avrebbe potuto mantenere l’anonimato. E poi, aveva quasi sedici anni. Avrebbe potuto fare tutto senza che i suoi se ne fossero accorti.

Non le avevano mai parlato dell’aborto. E lei stessa era in dubbio. Insomma, andava a messa tutte le domeniche! Frequentava una scuola cattolica! Considerava oro colato tutto quello che diceva il papa! Era un po’ dubbiosa riguardo all’aborto.

Cominciava a fare sogni strani. Sognava dio che la puniva per aver ucciso una creatura che egli stesso le aveva donato. Finiva all’inferno a bruciare tra i dannati. Si svegliava di soprassalto, sudata. Pregava. Era disperata.

Era arrivata ad un punto in cui il suo cervello aveva cominciato, alla fine, a funzionare da solo. Sono un essere indipendente, aveva pensato. Nessuno mi può imporre qualcosa che non voglio e che non posso avere. Sono troppo piccola per diventare madre. Non so nemmeno come ci si comporta in questi casi. E poi una gravidanza, concludeva sempre, mi può solo rovinare la vita.

Ma come avrebbe fatto? Lei era così dubbiosa. L’aborto o no? Portare avanti la gravidanza e poi non riconoscere il bambino? In entrambi i casi, lo sapeva bene, sua madre non lo avrebbe permesso. Superato lo shock della perdita della verginità, l’avrebbe obbligata a diventare madre. Le avrebbe rovinato la vita.

La rabbia a volte prendeva il sopravvento. E allora si scagliava con quel bambino innocente e gli dava la colpa di tutti i suoi problemi. Poi si ravvedeva, e si rendeva conto che lui o lei non c’entrava niente. La colpa era solo sua. Avrebbe dovuto insistere per l’uso del preservativo. Avrebbe dovuto imporre la sua volontà, invece di sottomettersi sempre ai voleri altrui. Ecco perché lui aveva fatto quello che aveva fatto. Maledizione! Se solo avesse detto: “io voglio il preservativo!”. Anzi, se lei non avesse accettato! Sapeva che lui era fidanzato. Sapeva che lei era solo un trastullo. Nel fondo della sua anima, lo aveva sempre saputo. Lui l’aveva usata per divertirsi. Se solo avesse detto di no…

Quando pensava alla sua stupidità piangeva sempre. Ma piangere non serviva a niente. Aveva bisogno di aiuto.

Sapeva che nella sua scuola era stato aperto un consultorio per ragazze in difficoltà. Avrebbe potuto mantenere l’anonimato, nessuno avrebbe saputo nulla. Aveva deciso di andarci. In fondo, se le avessero consigliato di abortire, era ancora in tempo per farlo. In caso contrario…non osava pensarci.

Aveva preso l’appuntamento e si era presentata un venerdì pomeriggio, dopo la scuola. Indossava ancora l’uniforme scolastica, quindi per la ragazza che era li presente in ambulatorio non era mistero che lei fosse una studentessa della scuola.

Aveva notato subito una cosa in quel posto. Prima di tutto un enorme crocifisso appeso al muro, proprio di fronte all’ingresso. E il fatto che la ragazza fosse una faccia conosciuta. Sapeva chi era, perché la vedeva tutte le domeniche in chiesa. Suonava la chitarra e faceva da accompagnamento al momento della Comunione. Era una brava ragazza. Faceva anche la catechista. Era una devota irreprensibile.

- Ciao!- le aveva detto, quasi non l’avesse riconosciuta.

- Ho un problema-

- E’ per questo che sei qui!-

- Lo so-

- Dimmi-

- Sono incinta-

Lei l’aveva guardata come se non fosse sorpresa di sapere che una ragazzina che non aveva ancora le tette di una donna avesse già fatto “certe cose”. Lei, in quel momento, non solo non aveva il coraggio di pronunciare quella parola, ma nemmeno di pensarla.

- Come è successo? Hai avuto rapporti senza protezione-.

- Non proprio-

Lei aveva aggrottato le folte sopracciglia nere mai state toccate da pinzetta.- Cosa vuoi dire?-

- Beh, ecco, sono…sono…ecco…sono stata violentata!-

Perché aveva sparato una cazzata tanto abnorme? Non era vero! Lei aveva detto di si! Lui non le aveva usato violenza, al contrario! Eppure in quel momento si sentiva sporca come una discarica, si sentiva come la vittima di un sacrificio. Era stato lui! Lui l’aveva obbligata. Le aveva usato violenza. Con la sua parlantina. Con i suoi modi gentili. Lei era vittima, vittima!

Anche dopo aver sentito quella parola, la ragazza sembrava non essersi scomposta.

- Come è successo?-

- Niente, mi ha obbligata-

- Con la forza?-

- Più o meno-

- Cosa vuoi dire?-

- Si, con la forza-

- Capisco-.

Silenzio per due minuti.

- Che cosa devo fare? Io voglio abortire!-

Quella parola, che non era certo grave quando la parola “violentata”, sembrava aver sferzato la ragazza in modo violentissimo. Aveva spalancato gli occhi e la bocca.

- Cosa?-

- Sono troppo piccola e immatura per fare la mamma. E poi la scuola…io vorrei continuare a studiare. Vorrei diventare qualcuno…non posso fare la mamma adesso!-

Si era avvicinata a lei e le aveva toccato dolcemente la spalla. – Tu sei piccola. Non sei sicura di quello che dici!-

- So benissimo cosa sto dicendo! Non posso tenere questo bambino! Non voglio!-

Lei si era allontanata e aveva preso un libro da una libreria spoglia vicino alla scrivania. Lo aveva aperto ad una pagina sulla quale era stampata una grossa immagine: un feto al secondo mese.

- Vedi? È un essere vivente!-

- E’un embrione!-

- No, questo è quello che ti vogliono fare credere! È un essere vivente. Vuoi ucciderlo?-

- Ma io non posso farlo nascere! Io non ho le competenze. Sono piccola, sono inesperta. Devo studiare!-

- Ma non puoi ucciderlo! Come puoi uccidere una creatura che non c’entra niente con i tuoi errori? Se sbagli, paghi! E poi il papa…sai quello che dice e sai che è infallibile-

Sull’infallibilità del papa, adesso come adesso, nutro dei seri dubbi, aveva pensato. Tutto sembrava essere cambiato ai suoi occhi. Anche quella donna! Avrebbe dovuto aiutarla, no? Lo stava forse facendo? Sembrava invece le stesse remando contro.

In quel momento provava una rabbia infuocata che non aveva mai provato. Provava rancore per la chiesa, per la sua scuola, per il prete che diceva messa la domenica, per quella donna con il volto amabile…se non l’aveva violentata quel ragazzo, lo stava facendo quella donna! Perché? Perché volevano imporle qualcosa che non voleva? Perché dovevano a tutti i costi guidarla su una strada che sarebbe stata molto accidentata per lei?

Ma alla fine, a che serviva ribellarsi dentro? Che cosa poteva fare lei? Chi era lei per poter ribellarsi a chi ne sapeva di più? E poi credeva in Dio, in quell’entità superiore che aveva creato tutto. Che ne sapeva che cosa pensava dio. Poteva forse essere tanto superba da credere che dio approvasse o meno certe? Insomma, non sapeva che fare. E se dio non avesse approvato la sua scelta di abortire? E se era vero che il feto era vita? Che ne sapeva lei? Doveva farsi aiutare. Doveva.

La ragazza del consultorio aveva notato il dubbio nei suoi occhi.

- Ascoltami cara, so benissimo che adesso pensi che tutto il mondo ti sia contro, ma non è così. Non è successo niente di grave. Sei incinta! È una cosa bellissima! È il desiderio e il fine stesso della donna! Dare vita! Non è meravigliosa la vita? E perché devi spezzare una cosa tanto meravigliosa?-

- Che cosa devo fare?- aveva le lacrime agli occhi.

- Dai alla luce quel bambino!-

- Ma…non posso!-

- Si che puoi!-

- Mi rovinerebbe la vita!-

- Non che non lo farà!-

- Io…voglio studiare, voglio diventare qualcuno!-

- E diventare madre, non è forse diventare qualcuno?-

- Ascolta, io…non sono stata violentata!-

- L’avevo capito! Hai commesso un errore, come molte ragazzine della tua età. Ti sei lasciata andare ai piaceri del sesso. È una cosa normale, da non colpevolizzare. Eppure sei rimasta incinta, perché non hai saputo trattenerti!-

- Avrei dovuto usare il preservativo-.

- Beh, si…certo!-

- E adesso non so cosa fare-

- Si che sai cosa fare! Fai nascere quel bambino-.

- Io voglio avere un buon lavoro. Voglio diventare come mia sorella maggiore! Lei è laureata, vive con il suo convivente in una bella casa!-

- Beh, che sia laureata è una bella cosa! Ma che viva con un uomo senza essere sposata…sai, tua sorella non è un gran buon esempio per te!-

Ma che cosa c’entrava la convivenza di sua sorella con il suo problema? Aveva l’impressione che quella donna la stesse sviando.

- Vedo che sei molto dubbiosa. Io non saprei proprio cosa dire in questo caso. Se ti dico una cosa, tu non fai altro che ricadere nella confusione più nera. Posso capire. Sei piccola. Sei inesperta. C’è solo una soluzione: vai in chiesa, inginocchiati e prega. Lui ti saprà indicare la retta via!-

Adesso è seduta su una panca della cappella della sua scuola ed è più confusa di prima. Se solo Dio le indicasse la via giusta da prendere. Di lui si può fidare. Lui è Immenso. Ma non le ha ancora dato un segno.

Si inginocchia sul legno duro e freddo e comincia a pregare. “ Ave Maria, piena di grazia, il signore è con te…”

Le lacrime le bagnano il viso. Non c’è niente che possa fare. È nei guai, ecco il problema. È incinta. Non ha nemmeno sedici anni. Deve studiare. Vuole diventare qualcuno. Vuole diventare come sua sorella. E non è vero che lei è un cattivo esempio perché vive con il suo ragazzo e non è sposata. È una balla. Dio non può pensarla così.

È incinta. Non ha nemmeno sedici anni. Il suo futuro è in pericolo. Se sua madre sapesse, anche lei, l’obbligherebbe a partorire. E già sente le parole di sua sorella: sei una stupida a farti guidare così. Ma lei deve farsi guidare. Non sa che fare.

tu sei benedetta tra tutte le donne, e benedetto è il frutto del seno tuo o Gesù…”

Alza gli occhi appannati e la vede. Il quadro della Madonna, di fronte a lei. È così bella, bionda, con il bimbo in braccio. Che cosa doveva aver provato, lei, con il bimbo Gesù tra le braccia? Il suo compito era sicuramente più arduo, dover crescere il figlio di Dio. E se ce l’ha fatta lei, che doveva aver più o meno la sua età, perché non dovrebbe farcela una ragazzina del Duemila, che vive in tutte le comodità?

Sorride. La ragazza del consultorio ha ragione. È un dono il suo. E il futuro? Anche se non va all’università…sarà realizzata come madre!

Si alza, si segna, se ne va. Terrà il bambino, ha deciso. Sua sorella le dirà: stupida, ti stai rovinando il futuro. Te ne pentirai amaramente”

Ma che ne sa sua sorella? Lei non è mai rimasta incinta. Lei è un’agnostica odiosa e non va mai in chiesa. Lei non sa niente.

Lo dirà a sua mamma. All’inizio sarà scossa, ma poi sarà felice.

Se solo il mondo si rendesse conto di quanto è felice in quel momento! Si è riconciliata con Dio: che cosa conta di più?

“Hai subito una violenza psicologica”, le direbbe sua sorella. No, non ha subito nessuna violenza. Nessuna violenza…


See ya! :-)




Tuesday 24 July 2007

THE WHISPER OF THE WIND

Una poesia non datata, in inglese, che ho scritto un pò di tempo fa. A dire il vero non è facile datare le mie poesie. Molte sono state scritte in anni giovanili, ritrovate chissà dove su foglietti ingialliti e successivamente ricopiate a computer, per non perderle e soprattutto corrette. Molte sono andate perse chissà dove, nei meandri della mia memoria e soprattutto negli oscuri pertugi dei miei mobili da quattro soldi...
Ma non divaghiamo...

A soundless whisper

It’s crying in my ears

You’re nothing but flesh

You will disappear and you know

There’s nothing after

There’s nothing after

But darkness and cold

What does life mean?

Happy sorrow

Or deadly happiness?

See ya...

Monday 23 July 2007

Condannato? Non puoi fare il deputato!



Dovremmo mandare questo spezzone ai nostri politici...che negli anni '50 ci fosse più giustizia di oggi? Forse negli anni '50, con ancora il ricordo delle macerie fumanti e dei cadaveri dilaniati dalle bombe, si aveva più voglia di democrazia e di giustizia...

GIORNATE UN PO' COSI'

Sono giornate un pò così. Tra il caldo e la strana stanchezza estiva che mi sorprende sul più bello, non ho più tante buone idee...
Allora ho deciso di pubblicare una poesiola che ho scritto un pò di tempo addietro, chissà se a qualcuno piacerà...
Un pò amara, la poesiola, se devo essere sincera...tipico esempio di un'incazzata cronica! :-P

INGIUSTIZIE

Scusa se non parlo molto

Ma non riesco a parlare

Con l’arsenico tra i denti.

Scusa se non ti seguo

Ma non posso camminare

Con le catene ai piedi.

Scusa se non guardo

Ma non posso guardare

Con gli occhi sanguinanti.

E scusa se non ti ammiro

Ma non posso ammirare

La Morte impudente!

See ya! :-|

Friday 20 July 2007

IL GRANDE MIKE

Mike Bongiorno è sicuramente uno dei più grandi showman italiani, ed anche un grande comico involontario. Se non fosse stato per lui, probabilmente la comicità all'italiana sarebbe stata fortemente penalizzata. Come fa gaffe lui non le fa nessuno. Per esempio qui...

E qui...

E' indubbiamente imbattibile...anche nelle figure di merda! :-p Ma alla fine chi ci dice che non sia tutto un modo per attirare l'attenzione, per fare show? Del resto, se lui è ancora li dopo cinquant'anni, un motivo ci sarà...
Del resto in TV è tutto finzione. Anche e specialmente negli anni '80. E in caso di presunta finzione propongo questo video. Non so bene di che anno è, ma lo ricordo perfettamente. Una puntata di Telemike. Una concorrente viene "sgamata" con degli appunti durante una domanda e viene squalificata. La stessa poi "simula" uno svenimento. Inutile negare, almeno per un occhio attento, che forse quella signorina era stata pagata per "imbrogliare" e per attirare l'attenzione sul programma, che magari stava perdendo ascolti e voleva fare il colpo di scena. O, semplicemente, si voleva solo far parlare di sé...del resto la pubblicità è quella che tiene in vita tutto...basti guardare i rotocalchi per rendersene conto...
Comunque il video è questo:

Una delle più grandi "sgamate" della storia del quiz...
See ya :-)

Wednesday 18 July 2007

WORKING CLASS HERO

Tutti sanno che in Darfur è in corso da anni un genocidio nei confronti della popolazione sudanese che abita in questa zona. Ma forse non tutti sanno che i morti hanno ormai superato i 400.000 e i profughi sono più di due milioni. Una specie di olocausto. No, un vero e proprio olocausto. Solo che quando si parla di olocausto alla mente dell'occidentale viene in mente solo il massacro di sei milioni di ebrei. Che è una cosa giusta ricordare, per evitare che si compia nuovamente. Per evitare che si compia nuovamente...
Primo Levi diceva: "chi dimentica la propria storia è condannato a riviverla". E allora mi domando: sei milioni di ebrei morti non hanno fatto imparare niente alla gente? Oppure non ci si interessa del Darfur perchè è considerato un genocidio "minore" visto che i morti sono dei neri? E' veramente così? O più semplicemente noi occidentali siamo troppo preoccupati con i nostri problemi da "niente" in confronto a quelli della popolazione del Darfur? Troppo impegnati a piangerci addosso, a sputare nel piatto dove mangiamo, senza renderci conto di quanto siamo fortunati?
Le donne si lamentano ma non corrono il rischio di uscire di casa, essere prese, stuprate anche più volte e da molti uomini e poi uccise o sventrate. Gli uomini non corrono il rischio di essere fatti a pezzi dal macete. Nessun genitore vede il proprio figlio preso e gettato vivo nelle fiamme. Loro si! E noi ci lamentiamo...
Qui di seguito riporto due video. Il titolo è "Working Class Hero". Era una canzone di John Lennon ripresa dai Green Day. Una canzone in favore del Darfur, con testimonianze in sottofondo dei sopravvissuti.
Ecco il video originale di John Lennon:

Ed ecco quello dei Green Day:


Ed ecco, infine, il testo della canzone, che è uguale per entrambi i video (del resto quella dei Green Day è una cover):

As soon as you're born they make you feel small
By giving you no time instead of it all
Till the pain is so big you feel nothing at all
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

They hurt you at home and they hit you at school
They hate you if you're clever and they despise a fool
Till you're so fucking crazy you can't follow their rules
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

When they've tortured and scared you for twenty odd years
Then they expect you to pick a career
When you can't really function you're so full of fear
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

Keep you doped with religion and sex and TV
And you think you're so clever and class less and free
But you're still fucking peasants as far as I can see
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be

There's room at the top they are telling you still
But first you must learn how to smile as you kill
If you want to be like the folks on the hill
A working class hero is something to be
A working class hero is something to be
If you want to be a hero well just follow me
If you want to be a hero well just follow me


Il testo naturamente è in stile John Lennon solista: pregno di significato. Ognuno è libero di dare il proprio giudizio...

E' ora di finirla però. Ora di finirla con questa indifferenza, vittimismo e rassegnazione...RESET! Ma vale ancora la pena di dirlo? Ormai è diventato solo una parola...
See ya :-(

Tuesday 17 July 2007

NUOVO RACCONTO :-D


Ebbene si. Il tanto temutissimo momento è arrivato: sto pubblicando un nuovo racconoto.
Devo ammettere che questo non è tutto "farina del mio sacco". Devo ringraziare Ombre che mi ha dato lo spunto per scrivere questa moderna "ghost story". Anzi, è stato pure lui a stimolarmi a scriverne un'altra, rimasto non so quanto affascinato (oh contento lui!) dalle mie vecchie,anzi diciamo adolescenziali "ghost stories" dal forte timbro tradizionale (nel senso di ghost story tradizionale).
Dunque ecco una nuova "ghost story" dal titolo "Dov'è al mia roba?". Sembra, a quanto mi ha detto Ombre, che ci sia un "fantasma" non ben identificato di una vecchietta che si aggira in un supermercato accanto a casa sua in cerca della roba persa in un esplosione nel quale ha perso la vita una decina di anni fa. Mah...adesso io la storia la conosco solo filtrata attraverso le parole di Ombre, ma se avrò il tempo, farò un "sopralluogo" in quel supermercato...ebbene si, lo ammetto: le "ghost stories" mi hanno sempre affascinata, pur non credendo veramente ai fantasmi. Ma sto divagando. Passiamo alla storia:

Gli hanno raccontato un sacco di storie strane su quel supermercato, ma lui non ci ha creduto. Fantasmi: tutte balle!

Quella ridicola storia era nata circa dieci anni prima. Al posto del grande megastore all’epoca c’erano dei palazzoni ottocenteschi. Una volta erano palazzi di lusso, roba da ricchi, ma alla fine di quel lusso non era rimasto neanche il ricordo. Ormai erano solo un ammasso di muri scrostati, finestre murate, persiane rotte, vetri inesistenti. L’ascensore era una trappola mortale e nessuno più lo prendeva, tanto che sembrava uno scheletro, li, fermo, arrugginito. Incuteva timore.

In quel palazzo, dieci anni prima, nemmeno i topi avevano il coraggio di viverci. Solo tre vecchietti rimanevano. Ultimi rimasti di una “dinastia”, per così dire, di quelli che contavano e che avevano sempre ragione, ma ora di quella potenza rimaneva solo l’effige di un nome. In poche parole facevano tutt’uno con il palazzo. Erano quasi prigionieri volontari li dentro. E quando il comune aveva deciso di abbattere quei palazzoni ormai diroccati per costruire un bel supermercato che avrebbe fatto del bene a tutti (specialmente alle tasche dei costruttori), si era deciso di cacciare via i vecchi. Naturalmente quelli li si sarebbero fatti ammazzare piuttosto che andare via, nonostante avessero dei familiari ben disposti ad accoglierli.

- Sono nato in questo palazzo e morirò in questo palazzo!- aveva detto Agenor Smith, uno dei tre vecchietti.

Il vecchio Smith, un ometto scheletrico con la faccia da morto, si era addirittura incatenato all’ascensore. Erano dovuti intervenire i vigili del fuoco per toglierlo da lì. Ad un certo punto aveva pure minacciato di buttarsi di sotto, nella tromba dell’ascensore. E sempre i vigili del fuoco avevano impedito che lui mettesse in atto il suo folle proposito.

Alla fine li avevano convinti. Il vecchio Smith era stato accolto dal figlio, mentre Mrs Collins aveva deciso di andare in una casa di riposo per anziani poco fuori città.

Ma i vecchietti erano tre. La terza era una cerca Candace “non so che”, perché nessuno si ricordava il suo cognome. Era una vecchietta bassina, rubiconda, con due grosse guance colorate come mele mature. Aveva dei candidi capelli bianchi raccolti in una crocchia formata da innumerevoli treccine. Indossava sempre abiti stile anni ’20, con quelle gonne lunghissime e quei cappellini colorati con i fiorellini. Sembrava veramente uscita di peso dagli anni ’20, e c’era addirittura gente che pensava lei fosse sempre stata così. Quindi, per la maggior parte degli abitanti del quartiere quella era già un fantasma.

Insomma, si pensava che tutti se ne fossero andati. Ma Candace, pensando di essere furba evidentemente, aveva fatto finta di niente ed era rimasta dov’era.

Quello che è successo…in effetti è un po’ strano! Insomma, i temporali sono cosa comune in estate. Ma quella sera di dieci anni prima, ci era stato un temporale particolarmente forte. Grandine, vento che soffiava quasi fosse un lupo mannaro, alberi sradicati. In piena notte, poi, un botto: pata-pun! Aveva svegliato tutto il quartiere e, quando la gente era uscita vedere che cosa diavolo fosse successo, avevano trovato il vecchio rudere ottocentesco sbriciolato come un cracker raffermo. Una forte puzza di gas impregnava l’aria.

- Ecco, era talmente malconcio che deve essere esplosa una tubatura del gas!-

Tutti avevano quindi archiviato il fatto come incidente.

Il giorno dopo erano venuti a portar via le macerie. E scavando avevano trovato un corpicino che giaceva in posizione fetale, addormentato nel suo letto. Candace. Non se ne era andata. Ed era morta, nel sonno, senza soffrire, senza accorgersi di nulla.

E qui finisce la storia reale e inizia quella assurda.

Il supermercato era stato costruito in tempi da record. Bello, luminoso, ricco e conveniente. Aveva fatto subito affari d’oro. E come in ogni supermercato, ci voleva la guardia notturna.

Avevano assunto Seamus, uno del nord, che aveva la fama di grande fattone e un mostruoso beone. Sempre con una canna tra le labbra o pieno come un uovo, la polizia si era ormai stancata di arrestarlo. In fondo era un brav’uomo, ma non riusciva a stare lontano dall’erba e dall’alcool per più di due giorni. Il direttore lo aveva assunto perché comunque era un uomo di buona volontà, e soprattutto sapeva che era del tutto innocuo. E anche se si fosse ubriacato, non avrebbe fatto danni. Al massimo lo avrebbero ritrovato addormentato per terra, ecco tutto. In fondo, l’incasso veniva portato via la sera, prima della chiusura. Non c’era granché da rubare.

Dunque Seamus era stato assunto come guardiano notturno. Uno che aveva la fama di fattore e ubriacone ma anche di volenteroso lavoratore. E poi la paga non era certo male: insomma per passeggiare tutta notte tra i corridoi vuoti era quasi un regalo!

Seamus però era rimasto al supermercato solo una notte. Il giorno dopo era andato in ufficio personale e aveva dato le dimissioni. Alla domanda del perché lui aveva risposto:

- Senti bene amico, meglio fare l’ubriacone per strada e addormentarsi del proprio vomito che passare ancora una notte qui dentro!-

Le altre guardie notturne avevano più o meno fatto lo stesso. L’ultima era rimasta un anno, ma non stava mai dentro il supermercato. Passava la notte nell’atrio, seduta sotto la luce e davanti alla porta scorrevole. Era stato lui a raccontare la storia del “fantasma” della vecchia Candace, che si aggirava tra gli scaffali in cerca della sua “roba”.

Adesso tocca a lui fare quel lavoro. Ma ai fantasmi non ci crede di certo! Fantasmi! Non ha creduto alla palla di Bush sull’11 settembre, deve credere ai fantasmi? Bah fantasmi!

E poi come lavoretto estivo è più che sufficiente. Giusto per non rimanere con le mani in mano e non pesare sulla famiglia durante le vacanze. Nell’attesa dell’inizio del college, portare a casa soldi è solo salutare.

Eccolo li, di sera, con la sua divisa, il manganello e la pistola (scarica). In dieci anni non c’erano mai stati furti, né tentativi di scasso.

- 1500 euro per fare niente tutta notte! Quasi quasi faccio questo lavoro a vita!-

Attacca il turno alle 10, orario di chiusura del centro commerciale. Le corsie sono illuminate dalle deboli luci notturne. Ha un’atmosfera strana li supermarket di notte. È…tranquillo! Senza tutta quella gente che corre, senza i bambini che si perdono, senza i carrelli che intralciano il passaggio! È una pacchia! È bellissimo.

Si sente felice. Non ha mai passeggiato tra i corridoi vuoti. Non ha mai sentito i suoi passi rimbombare così beatamente. È…è libero!

Le telecamere sono spente. Quasi quasi…

Si frega un pacchetto di patatine. Le sgranocchia con calma, seduto sulla sedia girevole della cassa n°3. Osserva con attenzione ogni angolo, ogni scaffale, ogni prodotto. Osserva i negozietti interni, bui e solitari, le saracinesche abbassate.

- Questa si che è vita!- urla entusiasta.

Finisce le patatine, getta il sacchetto nella spazzatura della cassa, arraffa una lattina di aranciata e se la scola rapidamente.

Ride come un cretino nel sentire il suo tremendo rutto rimbombare per le corsie vuote e si diverte a giocare con i carrelli dimenticati negli angoli.

Non è mai stato più felice in vita sua.

Attorno alle due sente un leggero torpore e si appisola sdraiato su una brandina nel reparto sportivo.

Fa un sogno strano. È un vecchio appartamento. I mobili sono antichi e all’apparenza pure pregiati. Se non fosse per i tarli e per le due dita di polvere che li ricoprono! Un piccolo salotto con carta da parati rosa, un divano rosa a fiorellini ricoperto di plastica (per non sporcarlo), un tavolino in marmo al centro, con sopra dei giornali che riportano date di dieci anni prima (si tiene informato l’inquilino, pensa ironico). Degli scaffali pieni di libri rosa con le pagine ingiallite, sulla sinistra e un televisore che ha conosciuto tempi migliori. Sopra questo, una guida tv del febbraio 1996.

Senza rendersene conto si sposta nella camera da letto. Anche qui sembra che il passato vi regni sovrano. Un letto in ferro battuto, un catino per lavarsi la faccia, un comò con dei cosmetici sparpagliati e un armadio sulla destra, aperto, con appeso un vestito che sembra uscito di peso dal passato. Nel letto una persona che dorme, rannicchiata. Un’anziana donna, con i capelli bianchi come la neve. Dorme beatamente, come una bambina.

Che diavolo è quella puzza di gas? Va in cucina, ma il gas è chiuso. Viene…dalle scale!

Torna in camera e cerca di svegliare la vecchia, ma questa non si sveglia.

- Si svegli, la prego! Deve uscire di qui!-

Ma questa sembra morta. Se non fosse per il respiro regolare, direbbe veramente che sia morta. Una vecchietta con i capelli bianchi e il viso roseo. Ha la singolare impressione di averla già vista. Ma dove?

La puzza di gas. La vecchia che non si sveglia. Ma…che diavolo ci fa lì? Non dovrebbe essere al lavoro?

Si sveglia di soprassalto. Gli stessi corridoi. È al lavoro.

- Ma vaffanculo!- impreca. – Ma ci si può far spaventare da un sogno tanto cretino?-

Tutto torna alla normalità, ma ormai il suo sonno si è dileguato. Guarda l’orologio: le quattro e mezza. Fra due ore stacca!

Fa ancora un giro tra i corridoi. Sbadiglia. Vorrebbe rubacchiare ancora qualche cosa, magari delle merendine, ma dopo potrebbero accorgersene e non ha voglia di essere licenziato per così poco!

- Mi scusi giovanotto: posso farle una domanda?-

Si gira e non sa se ridere, piangere, spaventarsi o che altro.

È una vecchietta quella ha di fronte. Ha i capelli raccolti in uno chignon candido e indossa uno strano vestito azzurro, con la gonna lunga fino ai piedi. Non ha mai visto vestiti così, se non al cinema, in certi film storici. Da dove sbuca quella li?

- Lei che diavolo ci fa qui? Da dove è entrata?-

La vecchia lo fissa con sguardo imbambolato.

- Io? Non so! Un giorno mi sono addormentata e mi sono risvegliata in uno sgabuzzino delle scope di questo posto enorme e spaventoso! Sono anni che giro qui dentro di notte! Di giorno non esco perché ho paura di tutta quella gente! Vivo da…mah…credo dieci anni qui dentro. Sono uscita un paio di volte, ho fatto un giro per il quartiere ma non sapevo dove andare. Quindi sono tornata dentro!-

Fa una risatina nervosa. Cazzo, pensa. Qui le cose sono due: ho questa è una candid camera oppure mi trovo davanti una vecchia matta. Ha sentito spesso di persone senzatetto che vivevano nei centri commerciali nascondendosi nei cessi o negli sgabuzzini prima della chiusura. Forse pure lei è una di quelli li. La cosa che lo stupisce è il fatto che nessuno l’abbia mai pescata prima e l’abbia cacciata a calci nelle terga.

- Senta signora, lei non può rimanere qui. Deve andare via. Non so da qualche parte. Dove vuole. Non ha una famiglia?-

Il visetto colorito della vecchina si fa scuro.

- Una volta avevo un figlio. È morto in guerra, nel 1944. Lo hanno mandato…dove che non ricordo. Mi facci pensare…era sul continente…ah in Francia-

- In Normandia?-

- Si, proprio in Normandia!-

Ride. Questa vecchia mi sta prendendo per il culo. Se ha avuto un figlio morto in guerra deve avere almeno cent’anni. E quella vecchietta è tutto tranne che centenaria. Si, pensa, le mancano proprio tutte le rotelle.

- Senti giovanotto, ti do del tu perché sei giovane, quanti anni hai? Beh non devi averne di più di venti o ventidue, come il mio James quando è morto in guerra. Posso raccontarti la mia vita?-

- E’ una cosa lunga?-

- Beh io sono nata nel 1899. Ho avuto un’infanzia felice perché il mio papà era un ricco commerciante. Abbiamo sempre vissuto in un bell’appartamento in centro città. Io da piccola avevo delle belle bambole che avevo chiamato Jenny e Sienna, e la domestica…-

- Senta, ora non ho tempo. Magari me la racconta un’altra volta, va bene?-

- Mi domando perché nessuno voglia ascoltare la storia della mia vita. E’ interessante. Ne ho passate tante sai?-

Che fare?, pensa. I matti vanno assecondati. Ma veramente non ha voglia di ascoltare i suoi deliri. Non vede l’ora di staccare il turno e di andare alla polizia a raccontare quella buffa storia. Che ci pensino loro alla vecchia matta e le trovino un posto dove stare.

- Allora, non vuoi ascoltare la mia vita?-

- Veramente…non ho tempo. Devo ancora fare il giro…e poi tra poco finisco il turno-

- Mancano quasi due ore. Hai tempo per ascoltarmi-

- Veramente, un’altra volta!-

- Ma…perché?-

Perché sei una vecchia pazza rompicoglioni ecco perché!, pensa rabbioso.

Fa il giro dei corridoi con la vecchietta alle calcagna. E bla bla bla bla…non smette mai di parlare. Sembra una macchinetta impazzita. Non presta nemmeno attenzione a quello che sta dicendo. Potrebbe parlare della fusione nucleare a freddo come dell’ultimo cd dei Take That.

In un suo momento di distrazione, la “semina” e si va a rifugiare nel reparto surgelati.

- Mamma mia oh! Forse ho capito perché tutte le guardie si licenziavano: e chi la regge una logorroica come quella?-

Quello che non capisce è perché le guardie precedenti abbiano preferito licenziarsi invece di andare dal direttore o alla polizia a denunciare il fatto. Non era meglio denunciare il fatto invece che perdere il lavoro? Alla fine la vecchia è una rompipalle ma mica è pericolosa! Ha solo le rotelle fuori posto. È una povera logorroica senza tetto.

- In fondo- si ritrova a dire a voce alta – in una bella casa di riposo si troverebbe meglio che in un centro commerciale. Almeno avrebbe una stanza tutta sua, un letto dove dormire e non dovrebbe uscire di notte come i vampiri!-

- Sai cosa mi manca ragazzo? La mia roba!-

- Ah!- urla.

Se la ritrova davanti, con quegli occhietti azzurri piccoli come spilli, che lo fissano beatamente.

- La…la sua roba?-

- Certo! Devi sapere che io vivevo in un bel palazzo…oddio non era più tanto bello perché con la nostra pensione, mia e degli altri inquilini, non potevamo sistemarlo. Sai poi pure l’ascensore era una trappola non ci potevamo salire perché si bloccava e poi puzzava di muffa e di ruggine e i topi…dicevo io vivevo in questo palazzo da sempre da quando il mio caro marito era morto…oddio mio marito credo non mi abbia mai amata e mi aveva sposata solo perché non ero più buona per nessuno ma io lo amavo e lui non passava giorno che non mi picchiasse…comunque io vivevo li sola e un giorno hanno deciso di sfrattarmi e io mi sono opposta…poi devono essere entrati in casa mia di notte e mi hanno portato qui ma non trovo più la mia roba!-

E’ completamente andata, pensa ridendo sotto i baffi.

- Di che…- deglutisce e cerca di trattenere le risate – di che roba sta parlando? Voglio dire, che tipo di roba?-

- Ma figliolo la mia roba…i miei mobili! Che fine hanno fatto i miei mobili? Il mio letto? I miei vestiti? Guarda, ho solo questo vestito e una camicia da notte che indossavo la notte in cui sono andata a letto per l’ultima volta nel mio letto e poi mi sono svegliata qui. Io rivoglio la mia roba! Mi hanno preso la casa ma la mia roba devono ridarmela indietro!-

- Signora, non ha per caso pensato che magari in dieci anni la sua roba possa essere, come dire, stata portata in discarica e adesso non esistere più?-

- Cosa? Mai! La mia roba in discarica mai! C’erano i miei tesori li dentro nell’armadio. Le mie gioie! In discarica le mie gioie!-

Non ce la faccio più adesso le rido in faccia, pensa.

Si allontana appunto per non riderle in faccia, mentre lei impreca contro ignoti per la perdita della sua roba. Mi devono risarcire, dice, fino all’ultimo centesimo.

Fa ancora un giro per le corsie, mentre la voce della vecchia lo insegue.

- Lo sai figliolo, che quando avevo sedici anni sono stata violentata?-

- Ma come diavolo ha fatto ad arrivare fin qui?-

- Che domande ragazzo, camminando!-

La domanda che avrebbe voluto porle sarebbe stata: “come diavolo ha fatto ad arrivare fin qua così velocemente?, ma le parole non gli escono di bocca.

Comincia a sentirsi a disagio. Sente come un senso di oppressione al petto e la stupida sensazione che non riuscirà mai a liberarsi di quella vecchia pazza.

- E’ stata…violentata?-

- Certo! La mia mamma mi aveva sempre detto di stare lontana dai soldati che erano ubriachi e non capivano cosa facevano. Non le ho dato retta e un giorno mi hanno montata in cinque. Devo dire che non è stato tanto divertente ma nemmeno tanto traumatizzante. Il trauma è arrivato dopo quando mi sono resa conto che nessuno più mi voleva che rischiavo di finire in qualche brutto posto per ragazze perdute e li non ci volevo finire. Allora mi hanno trovato un uomo che mi hanno fatto sposare e che mi trattava male perché non ero più vergine e mi picchiava sempre. Alla fine mi sono innamorata di lui di un amore viscerale e lo ringraziavo ogni volta che mi picchiava. Se non mi picchiava ci rimanevo male. Anche lui mi violentava ma era una cosa legale perché era mio marito e così sono rimasta incinta e ho avuto mio figlio James nel 1922 che poi è morto nel 1944 e pace all’anima sua-

- Signora, senta. Lei non deve stare qui. Lei deve andare altrove. In una casa di riposo…-

-…poi mio marito è morto nel 1955 e mi sono ritrovata tutta sola. I miei parenti da parte della mia famiglia non mi volevano vedere perché ero disonorata e quindi sono rimasta sola come una cane per tutta la vita senza nessuno che volesse parlare con me. Mi vedevano come una specie di mostro e mi evitavano e quando mi avvicinavo per parlare mi allontanavano e quindi mi sono chiusa in casa mia perché mi sembrava che solo lei mi potesse ascoltare e che solo lei potesse essere mia amica. Ecco perché non ho voluto andarmene da casa mia quando hanno minacciato di farci sloggiare. E visto che io non volevo sloggiare sicuramente sono stati loro con qualche diavoleria a far saltare per aria la mia casa e a portarmi qui, quei bastardi!-

Si è sorbito tutto il racconto della vecchia e la sua lagna sulla “roba” perduta fino alle sei e mezza. Poi finalmente si sono aperte le porte, e sono entrate le donne delle pulizie per pulire prima dell’arrivo dei clienti. Lui ha staccato e finalmente se ne è andato a casa. Della vecchia più nessuna traccia. E non ha capito come abbia fatto a scomparire così rapidamente.

L’aria del mattino è fresca e tutto è calmo. Qualche macchina per strada, qualche persona dal viso assonnato che batte le strade di primo mattino. È così piacevole camminare in quelle strade deserte, che solo l’idea di dover rivedere la città piena di gente gli fa venire voglia di tornare nel centro commerciale, insieme alla vecchia matta.

Ora che ci pensa…dovrebbe dire a qualcuno del suo buffo incontro. Vuole far qualcosa per lei. È una rompipalle, ma è anche una povera donna sola. Più volte, prima che il suo turno finisse, le sono venute le lacrime agli occhi mentre parlava della solitudine, del figlio morto, del marito violento, della gente che la rifiutava. Una povera donna sola, come molte in città, che non ha nessuno al mondo e che si attacca alla prima persona che vede. La solitudine fa diventare matti a volte. Ma la gente ha troppo da fare per ascoltare quelle persone. Ed è troppo egoista per pensare che i propri casini quotidiani siano niente in confronto alla disperazione chi soffre in silenzio, senza chiedere niente se non un po’ di calore umano.

Si, ha deciso, farà qualcosa per lei. Soprattutto per togliersela dai piedi. Deve aiutarla o finirà come molte altre persone anziane e sole: morte in casa per mesi. Certo non c’era il rischio che non la trovassero perché se fosse morta…se fosse morta…

- Cazzo! Ma io quella l’ho già vista. Quella è Candace “non so chi”!-

L’immagine della vecchia morta dieci anni prima nel crollo del palazzo che poi ha lasciato spazio al centro commerciale. La vecchia che hanno trovato rannicchiata sotto le macerie e che…

Fantasmi! Fantasmi?

- Oh cristo di un cristo!-

Si chiude in camera tutto il giorno. Non vuole vedere ne sentire nessuno. Non riesce a chiudere occhio. Rimane sveglio tutto il giorno, con lo sguardo fisso al soffitto. Fino all’ora in cui deve attaccare il suo turno.

Ora capisce perché tutti si sono licenziati. Non appena scoperta la “natura” della vecchia signora scappavano a gambe levate.

Lui non ha paura di lei. È innocua dopo tutto. Che cosa può fare un’ombra di quello che fu ad un vivente? Niente! Solo i cretini assidui lettori di ghost stories di serie B possono credere ai fantasmi vendicatori. Solo che ascoltare ancora le sue storie, averla sempre li tra i piedi…l’impressione di non potersi più liberare di lei lo angoscia.

1500 euro al mese sono troppo allettanti per licenziarsi. E un altro lavoro così sicuramente non lo troverà.

Ha deciso che farà come l’ultima guardia. Si siederà nel centro dell’ingresso principale e starà tutta la notte lì, seduto sotto la luce, mentre la voce della vecchia lo chiamerà, in cerca della sua roba e di un po’ di calore umano.

See ya! :-)

P.S. la foto non c'entra una cippa con la storia, ma mi piaceva particolarmente... :-D


Monday 16 July 2007

L'AGNELLINO SALTELLANTE :-D

E' un cortometraggio della Pixar. Mi ricordo fece da "preambolo" a "Gli incredibili" nel 2003. Molto divertente. Purtroppo non è stato trovato in italiano. Ringrazio comunque il mio adorato "mulo" per la segnalazione.



See ya! :-)

Sunday 15 July 2007

VERITA' vs MENZOGNA


La verità, quando viene dal cuore e non è manipolata dalla ragione più sordida, è più scandalosa che mai.
Va insabbiata in tutti i modi...
I nostri politici e la Chiesa sono bravissimi in questa operazione...
Al contrario...
La menzogna è una calda coperta che ti fa vivere meglio, perchè ti da quello che tu vuoi avere...
Va sempre esposta ai quattro venti...
I nostri politici e la Chiesa l'adorano come divinità assoluta...
See ya...

P.S. ringrazio come sempre tutti gli avventori di questo blog...