Devo ammettere che questo non è tutto "farina del mio sacco". Devo ringraziare Ombre che mi ha dato lo spunto per scrivere questa moderna "ghost story". Anzi, è stato pure lui a stimolarmi a scriverne un'altra, rimasto non so quanto affascinato (oh contento lui!) dalle mie vecchie,anzi diciamo adolescenziali "ghost stories" dal forte timbro tradizionale (nel senso di ghost story tradizionale).
Dunque ecco una nuova "ghost story" dal titolo "Dov'è al mia roba?". Sembra, a quanto mi ha detto Ombre, che ci sia un "fantasma" non ben identificato di una vecchietta che si aggira in un supermercato accanto a casa sua in cerca della roba persa in un esplosione nel quale ha perso la vita una decina di anni fa. Mah...adesso io la storia la conosco solo filtrata attraverso le parole di Ombre, ma se avrò il tempo, farò un "sopralluogo" in quel supermercato...ebbene si, lo ammetto: le "ghost stories" mi hanno sempre affascinata, pur non credendo veramente ai fantasmi. Ma sto divagando. Passiamo alla storia:
Gli hanno raccontato un sacco di storie strane su quel supermercato, ma lui non ci ha creduto. Fantasmi: tutte balle!
Quella ridicola storia era nata circa dieci anni prima. Al posto del grande megastore all’epoca c’erano dei palazzoni ottocenteschi. Una volta erano palazzi di lusso, roba da ricchi, ma alla fine di quel lusso non era rimasto neanche il ricordo. Ormai erano solo un ammasso di muri scrostati, finestre murate, persiane rotte, vetri inesistenti. L’ascensore era una trappola mortale e nessuno più lo prendeva, tanto che sembrava uno scheletro, li, fermo, arrugginito. Incuteva timore.
In quel palazzo, dieci anni prima, nemmeno i topi avevano il coraggio di viverci. Solo tre vecchietti rimanevano. Ultimi rimasti di una “dinastia”, per così dire, di quelli che contavano e che avevano sempre ragione, ma ora di quella potenza rimaneva solo l’effige di un nome. In poche parole facevano tutt’uno con il palazzo. Erano quasi prigionieri volontari li dentro. E quando il comune aveva deciso di abbattere quei palazzoni ormai diroccati per costruire un bel supermercato che avrebbe fatto del bene a tutti (specialmente alle tasche dei costruttori), si era deciso di cacciare via i vecchi. Naturalmente quelli li si sarebbero fatti ammazzare piuttosto che andare via, nonostante avessero dei familiari ben disposti ad accoglierli.
- Sono nato in questo palazzo e morirò in questo palazzo!- aveva detto Agenor Smith, uno dei tre vecchietti.
Il vecchio Smith, un ometto scheletrico con la faccia da morto, si era addirittura incatenato all’ascensore. Erano dovuti intervenire i vigili del fuoco per toglierlo da lì. Ad un certo punto aveva pure minacciato di buttarsi di sotto, nella tromba dell’ascensore. E sempre i vigili del fuoco avevano impedito che lui mettesse in atto il suo folle proposito.
Alla fine li avevano convinti. Il vecchio Smith era stato accolto dal figlio, mentre Mrs Collins aveva deciso di andare in una casa di riposo per anziani poco fuori città.
Ma i vecchietti erano tre. La terza era una cerca Candace “non so che”, perché nessuno si ricordava il suo cognome. Era una vecchietta bassina, rubiconda, con due grosse guance colorate come mele mature. Aveva dei candidi capelli bianchi raccolti in una crocchia formata da innumerevoli treccine. Indossava sempre abiti stile anni ’20, con quelle gonne lunghissime e quei cappellini colorati con i fiorellini. Sembrava veramente uscita di peso dagli anni ’20, e c’era addirittura gente che pensava lei fosse sempre stata così. Quindi, per la maggior parte degli abitanti del quartiere quella era già un fantasma.
Insomma, si pensava che tutti se ne fossero andati. Ma Candace, pensando di essere furba evidentemente, aveva fatto finta di niente ed era rimasta dov’era.
Quello che è successo…in effetti è un po’ strano! Insomma, i temporali sono cosa comune in estate. Ma quella sera di dieci anni prima, ci era stato un temporale particolarmente forte. Grandine, vento che soffiava quasi fosse un lupo mannaro, alberi sradicati. In piena notte, poi, un botto: pata-pun! Aveva svegliato tutto il quartiere e, quando la gente era uscita vedere che cosa diavolo fosse successo, avevano trovato il vecchio rudere ottocentesco sbriciolato come un cracker raffermo. Una forte puzza di gas impregnava l’aria.
- Ecco, era talmente malconcio che deve essere esplosa una tubatura del gas!-
Tutti avevano quindi archiviato il fatto come incidente.
Il giorno dopo erano venuti a portar via le macerie. E scavando avevano trovato un corpicino che giaceva in posizione fetale, addormentato nel suo letto. Candace. Non se ne era andata. Ed era morta, nel sonno, senza soffrire, senza accorgersi di nulla.
E qui finisce la storia reale e inizia quella assurda.
Il supermercato era stato costruito in tempi da record. Bello, luminoso, ricco e conveniente. Aveva fatto subito affari d’oro. E come in ogni supermercato, ci voleva la guardia notturna.
Avevano assunto Seamus, uno del nord, che aveva la fama di grande fattone e un mostruoso beone. Sempre con una canna tra le labbra o pieno come un uovo, la polizia si era ormai stancata di arrestarlo. In fondo era un brav’uomo, ma non riusciva a stare lontano dall’erba e dall’alcool per più di due giorni. Il direttore lo aveva assunto perché comunque era un uomo di buona volontà, e soprattutto sapeva che era del tutto innocuo. E anche se si fosse ubriacato, non avrebbe fatto danni. Al massimo lo avrebbero ritrovato addormentato per terra, ecco tutto. In fondo, l’incasso veniva portato via la sera, prima della chiusura. Non c’era granché da rubare.
Dunque Seamus era stato assunto come guardiano notturno. Uno che aveva la fama di fattore e ubriacone ma anche di volenteroso lavoratore. E poi la paga non era certo male: insomma per passeggiare tutta notte tra i corridoi vuoti era quasi un regalo!
Seamus però era rimasto al supermercato solo una notte. Il giorno dopo era andato in ufficio personale e aveva dato le dimissioni. Alla domanda del perché lui aveva risposto:
- Senti bene amico, meglio fare l’ubriacone per strada e addormentarsi del proprio vomito che passare ancora una notte qui dentro!-
Le altre guardie notturne avevano più o meno fatto lo stesso. L’ultima era rimasta un anno, ma non stava mai dentro il supermercato. Passava la notte nell’atrio, seduta sotto la luce e davanti alla porta scorrevole. Era stato lui a raccontare la storia del “fantasma” della vecchia Candace, che si aggirava tra gli scaffali in cerca della sua “roba”.
Adesso tocca a lui fare quel lavoro. Ma ai fantasmi non ci crede di certo! Fantasmi! Non ha creduto alla palla di Bush sull’11 settembre, deve credere ai fantasmi? Bah fantasmi!
E poi come lavoretto estivo è più che sufficiente. Giusto per non rimanere con le mani in mano e non pesare sulla famiglia durante le vacanze. Nell’attesa dell’inizio del college, portare a casa soldi è solo salutare.
Eccolo li, di sera, con la sua divisa, il manganello e la pistola (scarica). In dieci anni non c’erano mai stati furti, né tentativi di scasso.
- 1500 euro per fare niente tutta notte! Quasi quasi faccio questo lavoro a vita!-
Attacca il turno alle 10, orario di chiusura del centro commerciale. Le corsie sono illuminate dalle deboli luci notturne. Ha un’atmosfera strana li supermarket di notte. È…tranquillo! Senza tutta quella gente che corre, senza i bambini che si perdono, senza i carrelli che intralciano il passaggio! È una pacchia! È bellissimo.
Si sente felice. Non ha mai passeggiato tra i corridoi vuoti. Non ha mai sentito i suoi passi rimbombare così beatamente. È…è libero!
Le telecamere sono spente. Quasi quasi…
Si frega un pacchetto di patatine. Le sgranocchia con calma, seduto sulla sedia girevole della cassa n°3. Osserva con attenzione ogni angolo, ogni scaffale, ogni prodotto. Osserva i negozietti interni, bui e solitari, le saracinesche abbassate.
- Questa si che è vita!- urla entusiasta.
Finisce le patatine, getta il sacchetto nella spazzatura della cassa, arraffa una lattina di aranciata e se la scola rapidamente.
Ride come un cretino nel sentire il suo tremendo rutto rimbombare per le corsie vuote e si diverte a giocare con i carrelli dimenticati negli angoli.
Non è mai stato più felice in vita sua.
Attorno alle due sente un leggero torpore e si appisola sdraiato su una brandina nel reparto sportivo.
Fa un sogno strano. È un vecchio appartamento. I mobili sono antichi e all’apparenza pure pregiati. Se non fosse per i tarli e per le due dita di polvere che li ricoprono! Un piccolo salotto con carta da parati rosa, un divano rosa a fiorellini ricoperto di plastica (per non sporcarlo), un tavolino in marmo al centro, con sopra dei giornali che riportano date di dieci anni prima (si tiene informato l’inquilino, pensa ironico). Degli scaffali pieni di libri rosa con le pagine ingiallite, sulla sinistra e un televisore che ha conosciuto tempi migliori. Sopra questo, una guida tv del febbraio 1996.
Senza rendersene conto si sposta nella camera da letto. Anche qui sembra che il passato vi regni sovrano. Un letto in ferro battuto, un catino per lavarsi la faccia, un comò con dei cosmetici sparpagliati e un armadio sulla destra, aperto, con appeso un vestito che sembra uscito di peso dal passato. Nel letto una persona che dorme, rannicchiata. Un’anziana donna, con i capelli bianchi come la neve. Dorme beatamente, come una bambina.
Che diavolo è quella puzza di gas? Va in cucina, ma il gas è chiuso. Viene…dalle scale!
Torna in camera e cerca di svegliare la vecchia, ma questa non si sveglia.
- Si svegli, la prego! Deve uscire di qui!-
Ma questa sembra morta. Se non fosse per il respiro regolare, direbbe veramente che sia morta. Una vecchietta con i capelli bianchi e il viso roseo. Ha la singolare impressione di averla già vista. Ma dove?
La puzza di gas. La vecchia che non si sveglia. Ma…che diavolo ci fa lì? Non dovrebbe essere al lavoro?
Si sveglia di soprassalto. Gli stessi corridoi. È al lavoro.
- Ma vaffanculo!- impreca. – Ma ci si può far spaventare da un sogno tanto cretino?-
Tutto torna alla normalità, ma ormai il suo sonno si è dileguato. Guarda l’orologio: le quattro e mezza. Fra due ore stacca!
Fa ancora un giro tra i corridoi. Sbadiglia. Vorrebbe rubacchiare ancora qualche cosa, magari delle merendine, ma dopo potrebbero accorgersene e non ha voglia di essere licenziato per così poco!
- Mi scusi giovanotto: posso farle una domanda?-
Si gira e non sa se ridere, piangere, spaventarsi o che altro.
È una vecchietta quella ha di fronte. Ha i capelli raccolti in uno chignon candido e indossa uno strano vestito azzurro, con la gonna lunga fino ai piedi. Non ha mai visto vestiti così, se non al cinema, in certi film storici. Da dove sbuca quella li?
- Lei che diavolo ci fa qui? Da dove è entrata?-
La vecchia lo fissa con sguardo imbambolato.
- Io? Non so! Un giorno mi sono addormentata e mi sono risvegliata in uno sgabuzzino delle scope di questo posto enorme e spaventoso! Sono anni che giro qui dentro di notte! Di giorno non esco perché ho paura di tutta quella gente! Vivo da…mah…credo dieci anni qui dentro. Sono uscita un paio di volte, ho fatto un giro per il quartiere ma non sapevo dove andare. Quindi sono tornata dentro!-
Fa una risatina nervosa. Cazzo, pensa. Qui le cose sono due: ho questa è una candid camera oppure mi trovo davanti una vecchia matta. Ha sentito spesso di persone senzatetto che vivevano nei centri commerciali nascondendosi nei cessi o negli sgabuzzini prima della chiusura. Forse pure lei è una di quelli li. La cosa che lo stupisce è il fatto che nessuno l’abbia mai pescata prima e l’abbia cacciata a calci nelle terga.
- Senta signora, lei non può rimanere qui. Deve andare via. Non so da qualche parte. Dove vuole. Non ha una famiglia?-
Il visetto colorito della vecchina si fa scuro.
- Una volta avevo un figlio. È morto in guerra, nel 1944. Lo hanno mandato…dove che non ricordo. Mi facci pensare…era sul continente…ah in Francia-
- In Normandia?-
- Si, proprio in Normandia!-
Ride. Questa vecchia mi sta prendendo per il culo. Se ha avuto un figlio morto in guerra deve avere almeno cent’anni. E quella vecchietta è tutto tranne che centenaria. Si, pensa, le mancano proprio tutte le rotelle.
- Senti giovanotto, ti do del tu perché sei giovane, quanti anni hai? Beh non devi averne di più di venti o ventidue, come il mio James quando è morto in guerra. Posso raccontarti la mia vita?-
- E’ una cosa lunga?-
- Beh io sono nata nel 1899. Ho avuto un’infanzia felice perché il mio papà era un ricco commerciante. Abbiamo sempre vissuto in un bell’appartamento in centro città. Io da piccola avevo delle belle bambole che avevo chiamato Jenny e Sienna, e la domestica…-
- Senta, ora non ho tempo. Magari me la racconta un’altra volta, va bene?-
- Mi domando perché nessuno voglia ascoltare la storia della mia vita. E’ interessante. Ne ho passate tante sai?-
Che fare?, pensa. I matti vanno assecondati. Ma veramente non ha voglia di ascoltare i suoi deliri. Non vede l’ora di staccare il turno e di andare alla polizia a raccontare quella buffa storia. Che ci pensino loro alla vecchia matta e le trovino un posto dove stare.
- Allora, non vuoi ascoltare la mia vita?-
- Veramente…non ho tempo. Devo ancora fare il giro…e poi tra poco finisco il turno-
- Mancano quasi due ore. Hai tempo per ascoltarmi-
- Veramente, un’altra volta!-
- Ma…perché?-
Perché sei una vecchia pazza rompicoglioni ecco perché!, pensa rabbioso.
Fa il giro dei corridoi con la vecchietta alle calcagna. E bla bla bla bla…non smette mai di parlare. Sembra una macchinetta impazzita. Non presta nemmeno attenzione a quello che sta dicendo. Potrebbe parlare della fusione nucleare a freddo come dell’ultimo cd dei Take That.
In un suo momento di distrazione, la “semina” e si va a rifugiare nel reparto surgelati.
- Mamma mia oh! Forse ho capito perché tutte le guardie si licenziavano: e chi la regge una logorroica come quella?-
Quello che non capisce è perché le guardie precedenti abbiano preferito licenziarsi invece di andare dal direttore o alla polizia a denunciare il fatto. Non era meglio denunciare il fatto invece che perdere il lavoro? Alla fine la vecchia è una rompipalle ma mica è pericolosa! Ha solo le rotelle fuori posto. È una povera logorroica senza tetto.
- In fondo- si ritrova a dire a voce alta – in una bella casa di riposo si troverebbe meglio che in un centro commerciale. Almeno avrebbe una stanza tutta sua, un letto dove dormire e non dovrebbe uscire di notte come i vampiri!-
- Sai cosa mi manca ragazzo? La mia roba!-
- Ah!- urla.
Se la ritrova davanti, con quegli occhietti azzurri piccoli come spilli, che lo fissano beatamente.
- La…la sua roba?-
- Certo! Devi sapere che io vivevo in un bel palazzo…oddio non era più tanto bello perché con la nostra pensione, mia e degli altri inquilini, non potevamo sistemarlo. Sai poi pure l’ascensore era una trappola non ci potevamo salire perché si bloccava e poi puzzava di muffa e di ruggine e i topi…dicevo io vivevo in questo palazzo da sempre da quando il mio caro marito era morto…oddio mio marito credo non mi abbia mai amata e mi aveva sposata solo perché non ero più buona per nessuno ma io lo amavo e lui non passava giorno che non mi picchiasse…comunque io vivevo li sola e un giorno hanno deciso di sfrattarmi e io mi sono opposta…poi devono essere entrati in casa mia di notte e mi hanno portato qui ma non trovo più la mia roba!-
E’ completamente andata, pensa ridendo sotto i baffi.
- Di che…- deglutisce e cerca di trattenere le risate – di che roba sta parlando? Voglio dire, che tipo di roba?-
- Ma figliolo la mia roba…i miei mobili! Che fine hanno fatto i miei mobili? Il mio letto? I miei vestiti? Guarda, ho solo questo vestito e una camicia da notte che indossavo la notte in cui sono andata a letto per l’ultima volta nel mio letto e poi mi sono svegliata qui. Io rivoglio la mia roba! Mi hanno preso la casa ma la mia roba devono ridarmela indietro!-
- Signora, non ha per caso pensato che magari in dieci anni la sua roba possa essere, come dire, stata portata in discarica e adesso non esistere più?-
- Cosa? Mai! La mia roba in discarica mai! C’erano i miei tesori li dentro nell’armadio. Le mie gioie! In discarica le mie gioie!-
Non ce la faccio più adesso le rido in faccia, pensa.
Si allontana appunto per non riderle in faccia, mentre lei impreca contro ignoti per la perdita della sua roba. Mi devono risarcire, dice, fino all’ultimo centesimo.
Fa ancora un giro per le corsie, mentre la voce della vecchia lo insegue.
- Lo sai figliolo, che quando avevo sedici anni sono stata violentata?-
- Ma come diavolo ha fatto ad arrivare fin qui?-
- Che domande ragazzo, camminando!-
La domanda che avrebbe voluto porle sarebbe stata: “come diavolo ha fatto ad arrivare fin qua così velocemente?, ma le parole non gli escono di bocca.
Comincia a sentirsi a disagio. Sente come un senso di oppressione al petto e la stupida sensazione che non riuscirà mai a liberarsi di quella vecchia pazza.
- E’ stata…violentata?-
- Certo! La mia mamma mi aveva sempre detto di stare lontana dai soldati che erano ubriachi e non capivano cosa facevano. Non le ho dato retta e un giorno mi hanno montata in cinque. Devo dire che non è stato tanto divertente ma nemmeno tanto traumatizzante. Il trauma è arrivato dopo quando mi sono resa conto che nessuno più mi voleva che rischiavo di finire in qualche brutto posto per ragazze perdute e li non ci volevo finire. Allora mi hanno trovato un uomo che mi hanno fatto sposare e che mi trattava male perché non ero più vergine e mi picchiava sempre. Alla fine mi sono innamorata di lui di un amore viscerale e lo ringraziavo ogni volta che mi picchiava. Se non mi picchiava ci rimanevo male. Anche lui mi violentava ma era una cosa legale perché era mio marito e così sono rimasta incinta e ho avuto mio figlio James nel 1922 che poi è morto nel 1944 e pace all’anima sua-
- Signora, senta. Lei non deve stare qui. Lei deve andare altrove. In una casa di riposo…-
-…poi mio marito è morto nel 1955 e mi sono ritrovata tutta sola. I miei parenti da parte della mia famiglia non mi volevano vedere perché ero disonorata e quindi sono rimasta sola come una cane per tutta la vita senza nessuno che volesse parlare con me. Mi vedevano come una specie di mostro e mi evitavano e quando mi avvicinavo per parlare mi allontanavano e quindi mi sono chiusa in casa mia perché mi sembrava che solo lei mi potesse ascoltare e che solo lei potesse essere mia amica. Ecco perché non ho voluto andarmene da casa mia quando hanno minacciato di farci sloggiare. E visto che io non volevo sloggiare sicuramente sono stati loro con qualche diavoleria a far saltare per aria la mia casa e a portarmi qui, quei bastardi!-
Si è sorbito tutto il racconto della vecchia e la sua lagna sulla “roba” perduta fino alle sei e mezza. Poi finalmente si sono aperte le porte, e sono entrate le donne delle pulizie per pulire prima dell’arrivo dei clienti. Lui ha staccato e finalmente se ne è andato a casa. Della vecchia più nessuna traccia. E non ha capito come abbia fatto a scomparire così rapidamente.
L’aria del mattino è fresca e tutto è calmo. Qualche macchina per strada, qualche persona dal viso assonnato che batte le strade di primo mattino. È così piacevole camminare in quelle strade deserte, che solo l’idea di dover rivedere la città piena di gente gli fa venire voglia di tornare nel centro commerciale, insieme alla vecchia matta.
Ora che ci pensa…dovrebbe dire a qualcuno del suo buffo incontro. Vuole far qualcosa per lei. È una rompipalle, ma è anche una povera donna sola. Più volte, prima che il suo turno finisse, le sono venute le lacrime agli occhi mentre parlava della solitudine, del figlio morto, del marito violento, della gente che la rifiutava. Una povera donna sola, come molte in città, che non ha nessuno al mondo e che si attacca alla prima persona che vede. La solitudine fa diventare matti a volte. Ma la gente ha troppo da fare per ascoltare quelle persone. Ed è troppo egoista per pensare che i propri casini quotidiani siano niente in confronto alla disperazione chi soffre in silenzio, senza chiedere niente se non un po’ di calore umano.
Si, ha deciso, farà qualcosa per lei. Soprattutto per togliersela dai piedi. Deve aiutarla o finirà come molte altre persone anziane e sole: morte in casa per mesi. Certo non c’era il rischio che non la trovassero perché se fosse morta…se fosse morta…
- Cazzo! Ma io quella l’ho già vista. Quella è Candace “non so chi”!-
L’immagine della vecchia morta dieci anni prima nel crollo del palazzo che poi ha lasciato spazio al centro commerciale. La vecchia che hanno trovato rannicchiata sotto le macerie e che…
Fantasmi! Fantasmi?
- Oh cristo di un cristo!-
Si chiude in camera tutto il giorno. Non vuole vedere ne sentire nessuno. Non riesce a chiudere occhio. Rimane sveglio tutto il giorno, con lo sguardo fisso al soffitto. Fino all’ora in cui deve attaccare il suo turno.
Ora capisce perché tutti si sono licenziati. Non appena scoperta la “natura” della vecchia signora scappavano a gambe levate.
Lui non ha paura di lei. È innocua dopo tutto. Che cosa può fare un’ombra di quello che fu ad un vivente? Niente! Solo i cretini assidui lettori di ghost stories di serie B possono credere ai fantasmi vendicatori. Solo che ascoltare ancora le sue storie, averla sempre li tra i piedi…l’impressione di non potersi più liberare di lei lo angoscia.
1500 euro al mese sono troppo allettanti per licenziarsi. E un altro lavoro così sicuramente non lo troverà.
Ha deciso che farà come l’ultima guardia. Si siederà nel centro dell’ingresso principale e starà tutta la notte lì, seduto sotto la luce, mentre la voce della vecchia lo chiamerà, in cerca della sua roba e di un po’ di calore umano.
See ya! :-)P.S. la foto non c'entra una cippa con la storia, ma mi piaceva particolarmente... :-D
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