Sarebbe bello
se lui esistesse
per potergli chiedere
di guidarmi sulla retta strada
per evitare di ferirmi
ma le mie mani sono piene di spine
e guardo il cielo
ma nessuno risponde.
Una volta che il velo si lacera
il sangue cola dagli occhi
nel vedere lo sfacelo.
Mi fanno male gli occhi
ma non riesco a richiuderli
sento il cuore esplodermi
nel petto singhiozzante
dio aiutami
ma dio non risponde.
Sarebbe meglio non esistere
ma devo esistere
ora, purtroppo, capisco!
Fa schifo, lo so.
Alla prossima
se lui esistesse
per potergli chiedere
di guidarmi sulla retta strada
per evitare di ferirmi
ma le mie mani sono piene di spine
e guardo il cielo
ma nessuno risponde.
Una volta che il velo si lacera
il sangue cola dagli occhi
nel vedere lo sfacelo.
Mi fanno male gli occhi
ma non riesco a richiuderli
sento il cuore esplodermi
nel petto singhiozzante
dio aiutami
ma dio non risponde.
Sarebbe meglio non esistere
ma devo esistere
ora, purtroppo, capisco!
Fa schifo, lo so.
Alla prossima
1 comment:
Non fa schifo. Anzi... personalmente credo sia forse la migliore fra quelle che ho letto.
E' poetica, e' straziante, e' sentita, e' sincera, e' viva.
Forse non affronta temi sociali importanti come fanno le altre, ma affronta qualcosa di ulteriormente importante, il rapporto con l'esistenza e con l'origine della stessa.
Il dramma che tu racconti e' il dramma che quotidianamente tanti, troppi, chi a ragione e chi no, si ritrovano ad affrontare. E' il dramma della vita, dell'inevitabilita' delle cose, dell'avversita' del "destino" o di cio' che con tale termine viene definito. Il dramma della sofferenza quotidiana che non sembra trovare ragione.
Il dramma di una persona che da oltre un anno si ritrova fra la vita e la morte, ad essere esaminata per mesi senza che nessuno noti l'evidente, ad essere operata dopo altri mesi di attesa solo per ricevere un intervento pessimo, che le lascia in corpo dei batteri fecali (e non domandiamoci come potessero essere gli strumenti medici sporchi di feci), di passare altri mesi di continue cure in attesa della rimarginazione delle ferite, salvo incontrare un medico idiota che non solo non si accorge di aver dimenticato una garza in corpo ma che di fronte alla denotazione della stessa dimenticanza quasi insulta il paziente per la propria stupidita' nel contraddire il suo lavoro, portandolo al rischio di setticemia e di morte. E dopo tutto questo, dopo un anno intero di sofferenza allucinante questa persona si ritrova con due buchi in pancia che non potranno essere richiusi se non da altri due o forse piu' interventi, interventi che dovra' attendere ancora per mesi, sperando di vincere una causa contro l'ospedale al fine di ottenere i soldi utili per pagarsi l'intervento stesso. Come puo' una persona in una simile situazione non domandare a se stessa ed al proprio dio, a qualcunque nome egli risponda, perche' tutto quello? Perche' tutta quella sofferenza? Perche' non farla direttamente finita?
E la risposta puo' essere trovata solo dentro di se'. Deve essere trovata dentro di se'. Nel dare un senso alla propria esistenza, un senso alla propria vita. Perche' senza tale senso si puo' vivere anche in eterno senza aver mai vissuto un solo giorno, ma con tale senso si puo' vivere anche un solo giorno come se questo giorno fosse eterno.
La poesia che tu hai scritto e' una bella poesia... sincera... forte... drammatica. Vera.
Post a Comment