Ebbene si. Dopo qualche settimana di pausa si ritorna a pubblicare racconti. Credo che i mei fan non vedessero l'ora (ehehehehe....sto scherzando. Quali fan? Alzino la mano! Silenzio di tomba! :-P).
Vabbé, bando alle stupidate, questo è un nuovo racconto scritto durante caldi pomeriggi estivi di luglio. Caldi per il caldo esterno, caldi per la rabbia che mi ribolliva nel sangue e nella trippa mentre scrivero questo racconto, caldi perchè non facevo altro che vedere e rivedere il documentario della bbc sui preti pedofili e questo non faceva che aumentare il caldo del punto due!
Dai, basta deliri! Passiamo al racconto!
CRIMEN SOLLECITATIONIS
Fa caldo alla centrale di polizia. Le finestre sono aperte e la corrente d’aria fa si che l’aria non sia asfissiante.
Un ragazzo seduto di fronte ad una scrivania piena di carte e di pratiche che nessuno ricorda. Un uomo seduto di fronte a lui. Giovane, sulla quarantina. È il commissario. Sembra stia facendo altro, eppure aspetta qualcosa. Aspetta una risposta dal ragazzo seduto di fronte a lui.
Il ragazzo seduto di fronte a lui è biondo, giovane, con gli occhi verdi che emanano una luce simile a quella dell’inferno, una luce di disperazione. Dopo tre ore di interrogatorio a vuoto, il ragazzo ha chiesto che gli venissero tolte le manette. Il commissario gliele ha tolte. “Non è pericoloso” aveva detto “qui nessuno è un prete”.
Tutti erano scoppiati a ridere.
- Allora – inizia il commissario, rivolgendosi al ragazzo – adesso per favore mi devi spiegare perché hai accoltellato don Roberto. Per poco non l’hai ucciso. Per fortuna lo hai preso di striscio-
- Glielo ho già detto!-
- Beh, in queste tre ore non sei stato molto preciso. Non hai fatto altro che ripetere, testuali tue parole, che lui è uno schifoso bastardo perverso figlio di puttana…insomma, mi vuoi spiegare perché nutri così tanto rancore nei confronti di don Roberto? Che cosa poteva averti fatto quell’uomo da odiarlo così? Tutti lo amano in paese, perché tu lo hai cercato di ucciderlo? Per favore, vedi di parlare. Siamo qui da tre ore, fa un caldo asfissiante e credo che chiunque vorrebbe essere altrove piuttosto che qui dentro. Quindi vedi di fare un favore a tutti e parla! -
Silenzio. Il ragazzo rimane con lo sguardo fisso a terra. Il commissario non si rende conto, perché non li vede, che i suoi occhi sono bagnati di lacrime.
- Ascoltami, so che sei un ragazzo intelligente e non sei un maniaco. Vedi, spesso e volentieri mi capita di aver a che fare con gente che uccide non premeditatamente, ma perché qualcosa scatta in loro. A volte è una sciocchezza che fa scattare il raptus. A volte questioni ben più complicate. Allora, che cosa ha fatto don Roberto Acquisgrana di così grave da spingerti a tentare di ucciderlo?-
- Ha stuprato mia sorella!-
A quella parola il commissario sgrana gli occhi. La penna che tiene in mano gli cade e non si cura nemmeno di raccoglierla. L’appuntato che redige il verbale si ferma con la mano destra a mezz’aria.
- Oh cazzo!- esclama l’appuntato.
Il commissario deglutisce a fatica.
- Avevo…avevo sentito delle voci ma…raccontami tutto, per filo e per segno. E non dimenticare nulla! Capito?-
Il silenzio che piomba in quell’ufficio in un caldo e afoso pomeriggio di luglio è gelato e fa rabbrividire tutti.
- Allora?-
- Ci fidavamo di lui- inizia il ragazzo – e chi non si fiderebbe di un prete?-
La sua voce è rotta dal pianto. Ogni tanto si passa il dorso della mano sinistra sul naso, per asciugarselo. Il commissario gli porge un fazzolettino di carta. Lui lo afferra, si soffia il naso e si asciuga gli occhi. Non alza lo sguardo.
- Ci fidavamo di lui…è un prete non può far nulla di male alla fine i preti sono fatti per fare del bene fanno i missionari aiutano la gente. Don Roberto era stato missionario in Africa e noi ci fidavamo di lui perché aveva la fama di essere un brav’uomo e aiutava la gente e quando era venuto da noi un pomeriggio ed era restato tutto il pomeriggio a parlare del più e del meno nessuno avrebbe mai immaginato che era venuto solo per adocchiare mia sorella.-
Fa un sospiro, si soffia il naso e ricomincia:
- Insomma mia sorella mi aveva detto che lui le aveva detto cose strane del tipo “sei una bella bambina” o anche “tu sei speciale per me. Abbracciami”. E lei una volta lo aveva abbracciato e lui le aveva toccato il sedere. E lei ha solo dieci anni e non aveva capito il gesto e poi un’altra volta mi era venuta a dire che l’aveva visto mentre le guardava sotto la gonna ma lei non ci aveva fatto caso pensando che stesse cercando qualcosa…insomma poi avevo detto questa cosa ai miei perché cominciavo ad avere dubbi su di lui e loro mi avevano detto che ero paranoico e che don Roberto era una brava persona. Che potevo fare io che ho anche la fama di essere un miscredente solo perché vado in giro vestito di nero e non vado mai a messa? Ecco avevo ragione io ma nessuno mi credeva solo mia sorella mi credeva. Non aveva però ancora capito-
Ancora silenzio. Un silenzio più pesante e crudele che le parole di quel ragazzo, vomitate con rabbia e dolore.
Il commissario incalza:
- Allora? Poi che è successo? Ha fatto lusinghe, ha cercato di circuire tua sorella, ha convinto i tuoi genitori a lasciarla da sola con lui? Che ha fatto? Dimmi tutto, io ti credo-
- Ecco quella volta non aveva detto niente su mia sorella ma io avevo notato che non le toglieva gli occhi di dosso e lei arrossiva fino alle orecchie e mi diceva che la cosa la imbarazzava ma voleva bene al prete e voleva bene a dio, quella stupida, e che quindi si fidava dell’emissario di dio e mi domando da quando quelle cornacchie intonacate sono emissari di dio e mi domando se lui ne è a conoscenza e cosa ne pensa perché…-
- Non divagare e raccontami i fatti!-
Il ragazzo non parla. Tiene sempre la testa bassa. Ogni tanto si asciuga gli occhi.
- Allora quel giorno don Roberto è venuto a far visita alla tua famiglia, ha parlato con i tuoi genitori ma non ha mosso alcuna proposta. Giusto? Bene, adesso raccontami quando si è fatto avanti!-
- Ecco non ricordo bene il giorno-
- Non importa il giorno! Dimmi solo come è successo! Avrà fatto qualcosa no? Avrà detto qualcosa?-
- Era domenica e i miei erano andati a messa come al solito e poi il prete era venuto da noi a congratularsi con mia sorella perché aveva letto bene in chiesa e li ha fatto la sua proposta…-
Il ragazzo si mette a piangere. I suoi singhiozzi non lasciano indifferente il commissario. Si alza e si avvicina a lui. Gli tocca la spalla amorevolmente, come farebbe un padre con un figlio in difficoltà.
- E’ difficile, lo so. Ma devi dirmi tutto. Non posso fare niente se non ho tutti i dettagli. E lei, sta scrivendo?-
- Tutto!-
- Bene!-
- Dimmi, come ti chiami? Non me lo hai ancora detto!-
- Luca!-
- Ecco, Luca. E quanti anni hai?-
- Ho quindici anni-
- Sei giovanissimo. Perché rovinarti la vita così giovane?-
- Ma glielo ho detto. Nessuno mi crede. NESSUNO!-
- Io ti credo. E adesso vai avanti a raccontare!-
- Quella domenica lui era venuto da noi dopo pranzo. Aveva parlato del più e del meno e aveva lodato mia sorella per la bella espressione mentre leggeva il vangelo. Poi ha cominciato a fare domande ai miei genitori chiedendo come andava a scuola se aveva qualche materia insufficiente se aveva problemi e cose del genere. Loro non si sono lasciati scappare l’occasione e hanno detto che aveva problemi in musica che suonava la chitarra per poter suonare in chiesa e che non era molto brava e in chiesa non la facevano mai suonare e non poteva essere un modello di cristianità per loro se non sapeva suonare bene le canzoni di chiesa. Così il prete ha detto che lui poteva darle ripetizioni di chitarra e che bastava che lei venisse da lui tutti i sabati pomeriggio dopo il catechismo-
- I tuoi genitori come hanno reagito?-
- Erano molto contenti-
- E tua sorella?-
- Lei non era contenta. Insomma lei non voleva perché quello che il prete le continuava dire a catechismo non le piaceva affatto. Aveva cominciato ad avere paura perché diceva che la guardava in modo strano e quegli occhi le facevano paura perché erano strani. E poi aveva pure detto che un giorno era in corridoio da sola dopo il catechismo e lui l’aveva abbracciata contro la sua volontà e le aveva messo una mano sotto la gonna. Insomma non voleva andare da lui e batteva i piedi piangeva e difendeva le proprie idee-.
- E i tuoi come hanno reagito?-
- Beh le hanno dato della bugiarda e della svogliata perché non voleva imparare a suonare la chitarra perché a lei di suonare la chitarra non importava specialmente di suonarla in chiesa. L’hanno accusata di voler a tutti i costi essere diversa dalle altre sue amichette perché tutte erano brave e suonavano la chitarra e lei no e la gente parlava male di lei perché non voleva fare come le altre. Alla fine l’hanno obbligata-
- Perché?-
- Per quello che ho appena detto-
- Perché secondo loro era diversa dalle altre e non voleva assimilarsi?-
- Si-
- E perché era bugiarda?-
- Si-
Silenzio per qualche secondo. Solo il rumore delle dita dell’appuntato che battono sulla tastiera del computer e il rumore convulso del ventilatore da soffitto.
- Ci vuole l’aria condizionata qui- dice all’improvviso il commissario. – Fa troppo caldo per quel ventilatore e poi il suo rumore mi infastidisce-
- Sono d’accordo con lei- dice l’appuntato – ma si sa che lo stato i soldi non ce li da e se li mangia tutti per altre stupidate-
- In che paese viviamo, vero?-
- Già. Io leggo tutte le sere il blog di Beppe Grillo e ogni volta mi indigno. Sono sempre più convinto che non miglioreremo mai la situazione fino a quando la gente non si sveglierà-
- E chi siamo noi per farla svegliare?-
- Nessuno. Solo la legge-
- Che dipende dallo stato-
- Infatti! Non mi piace far picchiare i giovani che manifestano pacificamente. E più di una volta sono stato richiamato per questo-
- Non fanno differenza. Sono tutti uguali per loro-
- Ma torniamo agli affari nostri. Allora Luca, tu mi hai detto che i tuoi genitori hanno convinto tua sorella ad andare da don Roberto anche se lei non voleva, giusto? Ecco, adesso dimmi cosa è successo dopo che lei è andata da sola da don Roberto-
- E’ successo quel che è successo! È tornata a casa piangendo ma non è andata dai miei genitori ma è venuta da me e mi ha fatto vedere che aveva le mutande sporche di sangue. Mi ha detto che lui l’aveva obbligata a spogliarsi e poi ad aprire le gambe e poi le aveva fatto male ripetutamente. Sicuramente lei capisce che cosa ha fatto, vero? Dopo l’aveva fatta rivestire e le aveva dato ripetizioni di chitarra e lei non era riuscita a suonare perché sentiva male in mezzo alle gambe ed aveva una paura blu e lui si era arrabbiato perché non voleva imparare-
- Tu che hai fatto in quel momento?-
- Non c’era molto da fare. Sono andato a dirlo ai miei genitori e mi sono portato dietro le prove-
- E loro ti hanno creduto?-
- Si-
- E perché non hanno denunciato il fatto?-
Luca si mette a ridere mentre le lacrime continuano a sgorgargli dagli occhi.
- I miei genitori sono troppo paurosi e troppo religiosi per poter andare direttamente a denunciare il fatto e sono andati dal prete che gli ha detto che lui non aveva fatto nulla e che se era successo quello che era successo non era colpa sua. Magari di qualcun altro quando era uscita da chiesa perché c’era in giro cattiva gente e che bisognava fare una denuncia contro ignori per violenza sessuale. Lei sa benissimo che queste cose non portano da nessuna parte. Mia sorella continuava ad insistere che era stato lui-
- Come si chiama tua sorella?-
- Maria-
- Dunque tua sorella Maria ha continuato a sostenere che fosse stato il prete. E i tuoi genitori chi hanno creduto?-
- Beh, sembrava di si anche se sembravano essere sempre meno convinti più il prete parlava-
- E che cosa diceva?-
- Non ero li a sentire ma sembra che abbia fatto una specie di predica sul dovere di castità del sacerdote e che il sacerdote ha fatto voto di castità e non può commettere atti impuri.-
- Questo solo a parole! Anche i preti sono esseri umani. Hai sentito di quel frate denunciato per stupro su una suora? Va bene non divaghiamo e vai avanti-
- Ecco….-
- Che è successo dopo? I tuoi genitori hanno creduto a tua sorella Maria o no? E poi cos’hanno fatto? Non l’hanno più mandata da don Roberto, vero?-
- E invece si! L’hanno ancora mandata perché lui non so come abbia fatto li ha imboniti. Insomma continuavano ad obbligarla ad andare da lui perché erano sicuri che non le avrebbe fatto più nulla ora che loro sapevano e non tenevano affatto in considerazione il fatto che ormai lei era traumatizzava non mangiava più non dormiva più e non riusciva più a socializzare a scuola e piangeva tutte le notti e solo io la consolavo. La obbligavano ad andare ancora da lui anche perché avevano paura di quello che avrebbe pensato la gente e…-
- Ma non è possibile cazzo! Scusa il mio sfogo Luca. Continua!-
- Poi pure lei è stata imbonita o anche minacciata-
- In che modo?-
- Beh ecco il prete le ha detto qualcosa, non so cosa, ma alla fine si era convinta che la colpa fosse sua se tutte le domeniche lui faceva i suoi comodi una o due volte con lei. Insomma, non ho capito bene, alla fine l’ha rimbambita a tal punto, e non è difficile con una cretina come lei, che lei non solo è stata in silenzio ma ha pure continuato ad aprirli le gambe. Ecco…tutto…questo…e poi l’ha minacciata-
- Mi viene da ridere. Sul serio. Ma ha sentito lei? Adesso una bambina di dieci anni induce in tentazione un prete di oltre quarant’anni. Ma ha sentito fin dove si spingono?-
- La cosa mi disgusta!- dice con sdegno l’appuntato.
- E cosa avrebbe detto per minacciarla?-
- Mah, non so, sembra che le abbia detto che dio l’avrebbe punita perché dio ha sempre ragione e loro sono gli emissari di dio…insomma, una marea di cazzate e lei già traumatizzata e timorosa di dio all’estremo gli ha creduto!-
- Lo sai Luca? Io più vado avanti e più sono convinto che molte ingiustizie e violenze di questo mondo siano dovute alla religione. La religione è la più grande piaga mai inventata dall’uomo. Le religioni monoteiste. L’uomo si è maledetto per l’eternità. La religione ha fatto più danni che benefici. Ma vai avanti!-
- Insomma lei era convinta di essere colpevole e pregava giorno e notte dio, quella stupida, perché la perdonasse. Poi è arrivata all’autolesionismo-
- Come?-
- Si frustava con la cintura dei pantaloni.-
- E…-
- Si tagliava con le lamette. Piccoli tagli. Diceva che lo aveva visto in un documentario di una festa paesana al sud dove i penitenti di tagliavano per umiliarsi di fronte a dio e lo faceva pure lei…-
- Lui continuava a violentarla, vero?-
- Sempre! Praticamente non aveva nemmeno più bisogno di obbligarla che lei arrivava da lui si spogliava nuda e lui faceva i suoi comodi una o due volte e poi le dava ripetizioni di chitarra. E poi la voce si era sparsa e tutti i bambini la prendevano in giro e le dicevano che era la puttana del prete. Poi avevano pure cominciato a picchiarla e un ragazzino più grande voleva fare sesso con lei perché diceva che se lo faceva con il prete doveva farlo anche con lui. L’ho beccato io mentre le abbassava le mutande e gli ho dato una centra. Poi sono arrivati i genitori degli altri bambini. Alcuni erano indignati per il comportamento immorale di mia sorella. Comportamento immorale, capisce? Altri invece credevano alla storia della violenza e intimavano i miei genitori a parlare. Loro tacevano. Ormai Maria era diventata l’ombra di se stessa. Era talmente convinta di essere ormai “impura” che avrebbe aperto le gambe a chiunque, se solo glielo avessero chiesto. Questo non lo potevo sopportare. E una notte ha fatto la cazzata….-
- Cosa ha fatto?-
- Si è tagliata le vene e poi l’abbiamo portata all’ospedale e i miei genitori pensavano invece a cosa la gente avrebbe pensato invece che pensare e riflettere su cosa l’aveva spinta a soli dieci anni a tentare di suicidarsi. Ho preso così la mia decisione-
- Volevi ucciderlo?-
- Si. Volevo fargli pagare quello che aveva fatto a mia sorella, quel bastardo-
- E non hai pensato alle conseguenze?-
- Lei nella mia situazione ci avrebbe pensato?-
- Hai ragione. Continua.-
- Non ho più niente da dire-
- No, adesso dimmi come hai deciso di agire per tentare di uccidere il prete-
- Devo dirlo?-
- Si, devi!-
- Mia sorella era in ospedale e il medico ha consigliato ai miei di portarla da uno psichiatra e loro avevano cominciato a pensare di avere una figlia matta e stavano impazzendo. Ho litigato con loro dandogli dei vigliacchi e dei deficienti, e mi sono pure preso un ceffone da mia madre. Non mi importava più niente. Ormai avevo deciso che bisognava farla finita. Non ragionavo più. Che avrebbe fatto lei se le avessero stuprato la sorella? Come avrebbe reagito lei di fronte all’indifferenza e all’ignavia della gente e alla sofferenza di una bambina innocente? Nemmeno mi sono reso conto di aver preso un coltello dalla cucina. Sono entrato in chiesa e lui stava confessando delle vecchie. Ho nascosto il coltello sotto la maglietta. Poi ho detto che volevo confessarmi anche io. Allora il prete voleva rientrare nel confessionale e io l’ho colpito. Una vecchia mi ha visto e ha chiamato la polizia. Il resto lo conosce-
- Già-
Silenzio.
- Va bene-
- Cosa?-
- Mi spiace Luca, ma devo trattenerti!-
- Mi mandate in prigione?-
- Fino a quando il giudice non deciderà altrimenti per te. Vista la situazione, potrebbe anche scagionarti e magari farti scontare la pena in una comunità di recupero-
- Io non voglio andare in prigione-
- Se fosse per me ti farei tornare a casa. Ma io devo applicare la legge e devo trattenerti. Perdonami-
- La colpa non è mia-
- Non preoccuparti. Ho fin troppi elementi per poter risolvere la situazione. Quando tua sorella starà meglio interrogherò anche lei. Vedrai, tutto si risolverà-
- Non voglio andare in prigione-
Piange. Il commissario vorrebbe veramente mandarlo a casa, ma ha le mani legate dalla legge. Maledetta legge. Non è sempre vero che è giusta.
Da un giornale locale:
Il parroco del paese gli stupra la sorella di dieci anni. Quindicenne tenta di ucciderlo.
D. - Ha stuprato ripetutamente la sorella di dieci anni, inducendola la suicidio. Un ragazzino di quindici anni, L.B., giovedì scorso ha tentato di accoltellare il parroco del paese di D., don Roberto Acquisgrana, con una coltellata alla gola.
Secondo il ragazzo, le violenze sarebbero iniziate circa due mesi prima. Con una scusa il parroco avrebbe convinto i genitori della bambina a darle ripetizioni di chitarra. Qui, in assenza di testimoni, sarebbero avvenute le violenze.
Nonostante il fatto fosse stato denunciato ai genitori, questi non avevano avvertito la polizia, e le violenze erano continuate. Fino a pochi giorni fa, quando la bambina ha tentato di togliersi la vita tagliandosi le vene.
Il giovane L., accecato dalla rabbia, ha aggredito il prete in chiesa, accoltellandolo alla gola. Il prete si è salvato per miracolo e ora è ricoverato all’ospedale cittadino, in prognosi riservata.
Il ragazzo è stato trattenuto dalla polizia e in attesa di giudizio.
Alla fine di luglio la cella dove si trova Luca viene aperta.
- Sei libero!-
- Il giudice…-
- E’ stato don Roberto a volerti fare uscire. Ti ha perdonato-
- Perdonato di che cosa?-
- Di aver tentato di ucciderlo. Lo sai che ha detto? “Bisogna perdonare le pecorelle smarrite e ricondurle all’ovile”. Per loro tutti siamo solo un branco di pecore senza cervello-.
- Infatti-
Il commissario lo accompagna fuori. Fa caldo. Il sole lo abbaglia.
- Che ne sarà di me?-
- Niente. Il parroco ha chiesto la tua scarcerazione. Alla fine sta bene e non gli è successo niente. Tu hai la fedina penale pulita, non preoccuparti-
- E di lui, che ne è stato?-
- L’ho arrestato!-
- Veramente?-
- Si. E che il Vaticano mi dica qualcosa, se vuole. Ma per me i criminali vanno in galera, che siano preti oppure no. Sono tutti uguali di fronte alla legge-
- E’ la legge a non essere uguale per tutti-
- Purtroppo è vero-
Camminano fianco a fianco sotto un sole africano.
- Dai Luca, monta in macchina che ti accompagno a casa io!-
Luca sale sulla sua ford Mondeo e si avviano verso casa.
Durante il tragitto, non parlano. È il commissario ad aprire il dialogo.
- Lo sai, dopo che tu hai cercato di uccidere il prete, in paese si è finalmente diffusa la notizia della violenza su tua sorella. Sai che cosa ho scoperto? Non è stata la sola. Ha violentato anche un bambino di otto anni e una bambina di undici anni. Solo una volta loro, però. Tutti naturalmente sono stati indotti al silenzio.-
- Che bello!-
- Tutto il paese è indignato. Però sono sempre tutti li, in chiesa, a pregare e pronti a perdonare e ad accettare incondizionatamente che un altro prete gli riempia la testa di stronzate. Anzi, prima che io lo arrestassi, il prete ha pure celebrato un’ultima messa in cui chiedeva scusa per quello che aveva fatto. Indovina? Lo hanno perdonato. Tutti tranne naturalmente i genitori delle vittime-
- Lei non è un credente, vero?-
- Una volta credevo in dio e frequentavo la chiesa. Poi lentamente mi sono reso conto di una cosa: per loro, meno cerchi di capire e meglio è. La verità è quella che ti impongono loro, e nient’altro. Quando ho capito questo, ho deciso di non mettere più piede in chiesa e ho intrapreso la carriera nella polizia.-
Luca non apre bocca. Ascolta in silenzio. Del resto, non saprebbe cosa dire di sensato.
- La sai ancora una cosa? Io penso che tutte le ingiustizie, le disuguaglianze, le ottusità di questa terra, se non sono di natura politica sono solo ed esclusivamente di natura religiosa. Le religioni monoteiste sono state le più grandi piaghe dell’umanità. Piaghe da cui non ci libereremo mai-
Luca non parla. Ma nel suo intimo sente che quell’uomo ha ragione. Il problema è che non sa proprio come risolvere la situazione. Chi è lui alla fine, se non un ragazzino di quindici anni devastato dal dolore e dall’impotenza? Se cento non credono più, diecimila crederanno sempre. E altri bambini sono pronti per cadere nella rete di certa gente.
- Eccoci a casa!-
- Non voglio entrare!-
- I tuoi genitori ti stanno aspettando-
- Non li voglio vedere-
- In un modo o nell’altro…ecco…credo abbiano capito perché tu hai agito in quel modo-
Luca sta zitto. Non scende dalla macchina.
- Dai vai. Tua sorella ti aspetta-.
Due settimane dopo il commissario si ripresenta a casa sua. Ha un’aria affranta e lo sguardo basso. Luca gli apre la porta e lo fa accomodare in salotto. Gli chiede se vuole qualcosa da bere, lui nega cortesemente.
- Sono solo venuto a salutarti!-
- Va via?-
- Sono stato trasferito!-
- Veramente? Dove? Perché?-
- La settimana scorsa il vescovo della diocesi è andato a parlare con il capo. In poche parole, lo ha convinto a scarcerare don Roberto e ha trasferire me! Si sa, quando uno cerca di imporre la giustizia, diventa scomodo-
- Capisco-
È l’unica parola che riesce a dire. Sente un groppo in gola e una gran voglia di urlare, di bestemmiare, di maledire il mondo e tutti coloro che si inchinano a certe leggi assurde.
- Dunque don Roberto è libero e lei è stato trasferito!-
- Per “punizione”: per aver arrestato un prete senza prima avere il consenso del vescovo, consenso che mi sarebbe stato sicuramente negato.-
- Quindi…quindi don Roberto tornerà in parrocchia!-
- Non qui! Anche lui è stato trasferito!-
- E libero di ripetere gli stessi orrori su altri bambini!-
- In un certo senso…ma io non mi arrendo sai. Io ci sbatto la testa ma questa cosa la voglio risolvere. È ora di finirla.-
- Che vuole fare da solo?-
- Da solo niente…ma con l’aiuto di altre persone…scartabellerò tutte le denunce per pedofilia a danni di preti negli ultimi anni. Stilerò una lista e cercherò di renderla pubblica. E che mi mettano a tacere se vogliono. Ma la giustizia io la voglio! Adesso basta con questo “crimen sollicitationis”-
- Crimen che?-
- Una bolla emanata dall’attuale papa prima che lo diventasse. In poche parole fa si che certi crimini vengano messi a tacere, con le lusinghe e le minacce, se necessario. Come è successo a tua sorella
Silenzio. È Luca a romperlo stavolta, con una voce flebile come quella di un gattino:
- La ringrazio per quanto ha fatto-
Lui fa cenno con la testa.
- Prenditi cura di tua sorella. Come sta?-
- Non bene. E il bello è che i miei vogliono obbligarla ad andare ancora a messa, a confessare quello che le è successo al prossimo prete che verrà. Perché le insegni a perdonare. Perdonare! Che bella parola! Perdonare!-
Il commissario ride. – E gli altri ragazzi? La picchiano ancora?-
- Non esce più di casa. E quando esce gli altri la evitano, quasi avesse la peste-
- Forse, quando crescerà, le cose si sistemeranno. Ma devi stargli vicino-
- Lei pensa che ci possa essere un perdono?-
Il commissario ci pensa su e poi risponde:
- No-
- Sembra che lei mi capisca perfettamente-
- Ti racconterò una storia. Circa trent’anni fa c’era un bambino figlio di persone molto religiose. Si blaterava che c’erano stati dei miracoli in famiglia, e il primo ad essere stato, per così dire, “miracolato”, fu proprio quel bambino. E lui prendeva la fede come una cosa seria, pregava con fervore, si comunicava sempre. Poi un giorno avvenne un fattaccio. Il prete del paese era un uomo grosso e con mani come due badili. Assomigliava non poco a don Camillo, ma come lui non lo era di certo. Quell’omone un giorno, perché il ragazzino faceva il chierichetto, lo ha “preso” di peso in canonica, gli ha tirato giù i pantaloni e glielo ha infilato dentro così in profondità da…scusa la volgarità! Erano altri tempi, la gente era molto più credulona e nessuno gli ha creduto. È finito in manicomio per questo. Per due anni. Poi è uscito. Era un’altra persona. Ma era sempre lacerato dentro. Crescendo il bambino ha deciso che avrebbe fatto giustizia a tutti i costi!”
- E chi era quel bambino?- domanda Luca, anche se sa benissimo la risposta
- Io-
- Lo avevo intuito-
Gli volta le spalle e va alla porta:
- Ti saluto Luca. Stammi bene!-
- Anche lei-
Lo vede salire in macchina e allontanarsi verso nord.
See ya! >:-@
P.S. presto psterò pure la foto relativa. Non avendo trovato in rete una foto che meglio riassumesse il tema centrale di questo racconto, la dovrò fare io. E, non appena fatta, la posterò! :-P