Thursday 9 August 2007

I LIBRI: NON TI MUOVERE

Sono una lettrice compulsiva. Leggo di tutto, anche se ultimamente mi sono distaccata parecchio dai "best sellers" per puntare più su libri di qualità, magari anche rileggendo quei capolavori della letteratura italiana, francese e inglese che avevo snobbato a suo tempo.
Però, tornare al best seller, non è certo malaccio. Anche tra i suddetti libri di "consumo" si trova a volte roba buona, certo senza tante pretese, ma che comunque può regalare qualche emozione e soprattutto un pò di relax facendo rilassare il cervello.
Il libro cho ho appena finito di leggere, e che vorrei "recensire", è il premio strega 2001, "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini (per la cronaca pure moglie di Sergio Castellitto, uno degli attori più bravi che l'Italia possa vantare).
L'ho letto in due giorni. Non è una cosa rara per me. A volte mi è capitato di leggere un libro in un giorno solo. Certo, era da tempo che non mi succedeva. Ma, si sa, per i libri impegnati il tempo di lettura diventa più lungo. Non è possibile leggere Pirandello o Moravia in un giorno solo, pena l'incapacità di comprendere i temi profondi di tali opere.
Trama:
Timoteo, un agiato chirurgo, stimato professionista, marito e padre esemplare, si trova di colpo davanti la figlia Angela, quindicenne, tra la vita e la morte. E' caduta dal motorino, ora ha il cervello allagato da un grosso ematoma. La corsa in sala operatoria, la speranza di poter salvare una vita che ha poche speranze di sopravvivere. In quel dolore atroce che gli perfora il cuore, Timoteo ricorda un'estate di sedici anni prima, quando la figlia non era ancora un disegno nella mente di dio. Una periferia squallida, la sua macchina che si guasta. L'entrata in un bar per chiedere informazioni su un meccanico, l'incontro con una donna brutta, volgare e derelitta. La passione travolgente per questa nullità, che lo spinge a "violentarla", per poi ritornare sui suoi passi e conoscere il suo nome, altisonante e per niente adatto ad una creatura tanto magra e gracile: Italia.
Inizia la loro storia. Nel giro di poco la passione travolgente che spinge Timoteo ad usare il corpo di quella donna come uno straccio sporco, si trasforma in amore. Ma c'è un ostacolo: Elsa, la moglie di lui.
Quando poi Italia rimane incinta, allora Timoteo si decide a lasciare la moglie, donna fredda e gratificata, ma qui sorge ancora un altro problema: Elsa è incinta. Non può lasciare la moglie, ora che sta per avere un figlio. E quindi la storia con Italia si raffredda. Brevi e sporadici incontri, rapidi amplessi. Lentamente si allontanano.
Fino a quel mattino di maggio di un anno dopo. Angela nasce. Italia lascia la sua casa, derelitta quanto lei, il suo cane cieco, i suoi amici zingari che l'hanno aiutata ad abortire. Parte. Per il sud, per il suo paese. Timoteo si offre di accompagnarla. Ormai ha deciso: lascerà Elsa. Vivrà con Italia, dove sarà finalmente felice. Si lascia alle spalle tutto. Solo lei conta. Quella donna magra e debole, docile e derelitta che lui ha imparato ad amare.
Si fermano per la notte. Italia ha la febbre. Le sue condizoni precipitano immediatamente. Una corsa folle all'ospedale. Una scoperta agghiacciante: setticemia all'utero, sicuramente provocata dall'aborto "casalingo" praticato su Italia. Un'operazione disperata, che non serve a salvare la vita ad Italia. Lei muore. Mentre la figlia è appena nata.
Si ritorna di botto al presente. E...(il finale non lo rivelo, sempre se qualcuno avesse intenzione di leggerlo).
Il mio voto:
7-
Perchè questo voto:
la storia in sé stessa non è male, anche se a tratti banale. Il linguaggio è tipicamente letterario, anche se l'autrice si sforza di evitare il linguaggio strettamente tradizionale, anche se qualche volta le scappa (melanconia, ecc...). A volte l'eccesso di lirismo sfocia nel patetismo, rovinando una storia che di per sé promette bene.
I personaggi sono ben costruiti. E' raro trovare in un romanzo di "consumo" un uomo vittima. Timoteo è vittima di se stesso, di sua moglie, della forza interiore di Italia, che lo "possiede" e non lo fa andar via. Per lei è pronto a sacrificarsi, a farsi schiavo, a mollare tutto. Introspettivo, critico, si sonda in sé e si mostra per quello che è: un uomo che è maturato di botto, a più di cinquant'anni, di fronte alla tragedia. Un uomo-bambino, che prima non sapeva cosa voleva e che ha rischiato di rovinare la vita di due persone, ma prima di tutto ha rovinato la sua.
La storia promette bene, poi il colpo di grazia: l'autrice cade miseramente sul finale. Facendo morire Italia, lei risolve così tutti i problemi e auspica il "ritorno all'ordine", lasciando un senso di amarezza e di vuoto.
lettura consigliata a chi: ama queste storie, a volte lacrimevoli, e in cui il finale debba in qualche modo "risolvere i problemi". Un libro comunque piacevole non certo da gettare via, ma che mostra come il target del premio Strega si sia fortemente allontanato dal target originale, in cui venivano premiati autori di rilievo come Moravia.
Storia sconsigliata a chi ama la "letteratura alta": ne rimarrebbe invitabilmente deluso.
Da questo libro è stato tratto un film, diretto e interpretato dallo stesso Castellitto:
Non lo posso giudicare, non avendolo visto tutto. Un bel film, comunque, anche se a volte esagera con le "scene da tragedia napoletana".
See ya :-)

3 comments:

Anonymous said...

Mamma mia, ma lo hai demolito! :-O

Unknown said...

Ho visto il film, abbastanza soporifero. Non mi è piaciuto.

Anonymous said...

Io pure ho visto il film e mi è piaciuto, invece. Era da tanto che volevo vederlo e quando ho sentito che lo davano in tv settimana scorsa non ho saputo resistere.
Non ho letto il libro, ma dalla trama che scrivi il film l'ha rispecchiato molto bene, devo dire. Penelope Cruz incarna perfettamente l'Italia brutta, volgare e derelitta descritta nel libro. Il finale mi ha lasciato un po' così, lui che getta all'improvviso la scarpa di Italia conservata gelosamente per così tanti anni, mi ha un po' delusa, mi è sembrato forzatamente troncato.