PRIMO POST:
Oggi nuovo capitolo del racconto "Un uomo senza importanza".
Quando si avvicina il Natale Angelo ha sempre dei buoni motivi per deprimersi. Prima di tutto, l’anno sta finendo. Angelo si rende conto che il tempo passa sempre troppo rapidamente. Il prossimo 30 dicembre avrà trent’anni. Laureato da tre, svolge un lavoro schifoso, non ha una donna.
Il secondo motivo di sconforto è una donna alta, con lunghi e ricci capelli neri, occhi azzurri come il cielo estivo e un corpo bellissimo: Margherita Reiner. Con lei non sa più che fare. È sfuggente. Ormai le ha provate tutte: legge tutti i quotidiani, pure quelli di sinistra che gli fanno venire la nausea, pur di mostrarsi informato. Ha pure iniziato a leggere un libro, del qualche non ha raggiunto nemmeno la metà. Lui, che ha sempre e solo amato fare sport. Ha addirittura fatto una donazione di ben 2 euro ad un’associazione benefica di cui aveva una volta parlato
Eppure...Sorrisi, simpatie, ma niente di più. Una corazza dura come il cemento armato. Angelo si sente sconsolato. Di questo passo, pensa sempre, arriverò alla fine dell’anno scolastico senza nemmeno averle strappato un appuntamento.
Terzo ed ultimo motivo di sconforto: il grande Terrore, il Consiglio di classe. È una riunione che si tiene sempre alla fine del quadrimestre, dove tutti i professori discutono dei programmi, degli esami di maturità, dell’andamento scolastico degli studenti, ecc. Agli occhi di Angelo la cosa sembra una specie di tavola rotonda presieduta dal re, ovvero la preside, che siede con fare “imperiale” a capotavola. E per Angelo è paurosamente noiosa. Inizia subito dopo pranzo e può durare fino alle sette di sera. Per questo è stato costretto ad annullare il suo appuntamento di piacere.
Dopo “Bellasempre” ha conosciuto altre due o tre donne di età compresa tra i quaranta e i cinquantasette anni. Fugaci incontri erotici, niente di più. Quella sera, per esempio, aveva appuntamento con una quarantaseienne di Como. Brutta come la peste, ma con due tette da guinness dei primati. Doveva vedersi con lei alle otto vicino all’imbarcadero del lago di Como. Andare a bere e poi concludere in bellezza la serata. Aveva già in mente un paio di posizioni per far impazzire Cucciolina, come si fa chiamare lei. Ma come arrivare a Como per le otto se magari alle sette e mezza potrebbe essere ancora lì? Con il traffico che c’è alla sera? Ha chiesto uno spostamento di orario, ma lei ha negato. Ha dovuto disdire. Adesso, pensa mentre spiega, quella là andrà a trovarsi un altro uomo e io non la incontrerò mai. E dove ne trovo un’altra come quella lì, con tette tanto grandi da farmi dimenticare Margherita? Non può non essere incazzato!
La sesta ora suona, alla fine. È la prima volta in quasi due anni di insegnamento che Angelo vorrebbe che quella non suonasse mai. È talmente giù di morale che il suo trillo gli sembra spettrale e sinistro. Rabbrividisce, come se in classe ci fossero 30 gradi sottozero. Impallidisce, le mani diventano due spugne, comincia a sudare.
Allegramente e in modo scomposto, i ragazzi si precipitano fuori dalle aule. Mentre li guarda uscire, li odia ancora di più. Si, pensa, tornate a casa a divertirvi, ad uscire e a fare shopping natalizio. Io sarò qui, a parlare delle mie fatiche e di quanto voi non le apprezziate. Pensando a questo, sospira. Sta per partire in una “crisi di male assoluto”, ma il dolce sorriso di una studentessa lo desta dai suoi cattivi pensieri.
Prende la sua valigetta ed esce dall’aula. Tutto è deserto. Angelo sente i suoi passi rimbombare sinistramente. E pensare che lui ha sempre pensato che la scuola sarebbe un posto migliore, senza gli studenti e le loro voci squillanti. Invece ora si rende conto che questa è oscura, silenziosa come un sepolcro, fredda come un cimitero abbandonato. Le porte spalancate delle aule gli sembrano cripte pronte ad accogliere le salme. Il banco in fondo al corridoio, quello del bidello, assomiglia al tavolo dell’obitorio. E senza la puzza di fumo e, a volte, di erba l’ambiente e pervaso da un leggerissimo e fastidioso odore di medicina e malattia, assurdità e pazzia. I muri, i pavimenti, le finestre. Tutto ne è impregnato. Infatti la scuola era prima un ospedale psichiatrico. Manicomio, come dice Angelo. E in quel momento ha l’impressione che le voci dei matti si siano rimesse ad urlare, nel tentativo disperato di farsi sentire. E se i fantasmi esistessero veramente?, pensa Angelo. In quel momento sarebbero lì, e lo starebbero guardando.
Angelo schizza fuori dall’Anonimo in preda ad un terrore cieco e inspiegabile.
Entra in sede, e gli pare di essere entrato nella casa di Babbo Natale. Ovunque festoni colorati, lucette psichedeliche, stencil con raffigurazioni natalizie. In aula professori addirittura peggio. Oltre ai festoni, alle palline, agli stencil, qualche malato di mente ha avuto il coraggio di addobbare un piccolo albero sul tavolino del computer.
- Che cagate!- sbotta Angelo.
Si siede al suo tavolo e rimane immobile a fissare quello scempio, senza aprire bocca. La sua testa intanto corre a pensieri di “male assoluto”. Già si immagina con un accendino in mano. Con questo dà fuoco a tutte quelle immagini moleste e alla preside, che diventa una torcia umana. Poi, inarrestabile, “purifica” quella prigione che lo umilia costantemente come uomo e come ingegnere. E esorcizza anche gli spiriti dei matti, che lo vogliono tormentare.
La nuvoletta maligna si dissolve non appena Margherita Reiner fa il suo ingresso in aula professori. Indossa dei pantaloni stretti e un bel maglione aderente con scollatura a “V”. Un abbigliamento un po’ mascolino. Le starebbe meglio una mini vertiginosa, una maglietta con scollatura esagerata e un paio di stivali con i tacchi a spillo. Così sarebbe super, pensa Angelo. Ma è comunque attraente.
Vedendola arrivare, da sola, Angelo decide di “gettare l’amo” per l’ennesima volta. Ormai è troppo deciso ad arrivare al sodo per arrendersi.
- Ciao, tutto bene?-
– Tu non hai idea del carico di stress che accumulo ogni volta che arrivano questi periodi-
- Ti capisco. Succede la stessa cosa anche a me.-
- Ci sono dei momenti in cui fare l’insegnante è stressante-
- Magari avresti potuto scegliere un lavoro migliore. Ma, sicuramente, non ti saranno arrivate proposte!-
Margherita ride.
– Ho iniziato col lavorare in una casa editrice. Correggevo le bozze. Poi è scaduto il contratto e non me lo hanno più rinnovato. Quindi ho scelto la via dell’insegnamento. Inoltre svolgo anche traduzioni per una casa editrice. Ma come lavoro non mi permette di mantenermi. Quindi faccio l’insegnante. Devo ammettere che mi è sempre piaciuto insegnare. E poi mi permette di conoscere sempre cose nuove -
Angelo osserva le sue belle labbra muoversi, ma non l’ascolta. Sono soli in aula professori. Nessuno in vista. Lei vestita in modo tanto attraente. Lui deciso ad arrivare al suo scopo. È il momento giusto per “gettare l’amo”. O la va o la spacca!
- Senti, io starei andando a farmi un panino al bar: voi venire con me?-
Margherita si gira e sorride. Come quella volta che gli ha chiesto di uscire. Angelo è già preparato alla frase: “niente confidenze con i colleghi”.
- Andare a mangiare un panino? Perché no? Ho detto ad un collega che lo avrei aspettato, ma non se la prenderà se lo precedo. Magari, già che sono al bar, mi compro anche qualcosa da sgranocchiare durante il consiglio. Quando mi annoio divento una mangiona da competizione!-
Angelo abbassa la testa. – Ah, capisco, allora…-
Aspetta…ha detto di si! Strabuzza gli occhi. Si dà un pizzicotto sulla gamba. Ahia! È sveglio. Allora la magia del Natale esiste sul serio!
- Ti dispiace se vado un attimo in bagno? È una cosa che non riesco a trattenere!-
Corre in bagno e si chiude a chiave. Comincia ad ansimare. Non riesce a crederci. Si sente…strano.
Sta in bagno per due minuti, seduto sul water, ad ansimare. Poi si rende conto che è tutto vero, si asciuga il sudore, si sciacqua le mani ed esce. Si è tranquillizzato.
- Allora andiamo!-
Il bar è un enorme stanzone nel piano interrato dell’istituto. Pochi tavoli e grande puzza di fumo, in barba alla legge Sirchia.
Si siedono in un angolo e cominciano a parlare di lavoro. Quanti compiti assegnare per le vacanze natalizie? Non va bene farli oziare troppo, dice Angelo. È giusto arrotondare i mezzi voti per eccesso? Angelo propone di arrotondarli per difetto. Specialmente quelli negativi. Si struscia le mani pensando a quanti tre potrebbe assegnare in questo modo.
Margherita risponde a monosillabi, intenta com’è a divorare il suo panino al prosciutto, mozzarella e pomodoro. Bisogna attirare la sua attenzione. Il tempo a disposizione è limitato. Allora gli viene in mente una cosa che ha letto non ricorda nemmeno dove. Ma è sicuro che farà colpo su di lei. Infatti Margherita una volta, mentre parlava con Mike, aveva detto che non sopportava l’aria commerciale del Natale. Quella cosa che ha letto fa proprio al caso suo.
- In Natale – inizia Angelo – è nato come festa cattolica per coprire un’altra festa religiosa pagana. Questa è una cosa che non ho mai sopportato del cattolicesimo. E poi…è nato Gesù? E allora perché non essere veramente più generosi invece di buttare via i soldi in modo tanto stupido-
Margherita lo guarda.- Interessante – dice senza convinzione.
Angelo sorride. Ci sta riuscendo. Forse ha veramente toccato il tasto giusto.
Angelo assume un’espressione seria. - E poi…-
- Ciao Meggy!-
Uhm…accento americano, voce da adolescente…ha riconosciuto il soggetto: Michael Scalzi! Il sorriso “beota” muore sulle labbra di Angelo.
- Ciao Mike- dice Margherita. Il suo volto si illumina. – Ti stavo aspettando. Nel frattempo sono venuta a mangiare qualcosa con Angelo. Non ti dispiace vero?-
- Sarà dura, ma sopporterò il tuo “tradimento”. Scusa se sono arrivato in ritardo, ma ho dovuto finire il mio turno –
Saluta calorosamente Angelo. Lui non fa una piega. Ecco chi stava aspettando: lui era solo una scelta di ripiego, per non rimanere da sola.
Si siede vicino a loro. I due iniziano a parlare. E ovviamente lui rimane in un angolo. Non perché loro non vogliano parlare con lui. E che i loro argomenti non riesce a comprenderli. Non lo interessano. Le loro idee sono lontane anni luce dalle sue, che Angelo ritiene le uniche giuste. E poi non sa cosa dire. È una persona metodica. Diciamo pure esageratamente schematica. Ragiona come un computer: perché riesca a fare qualcosa deve preparare uno schema step-by-step. Di improvvisare non è mai stato capace. E adesso che non ha preparato il suo discorso, è come se quei due parlassero una lingua marziana.
Angelo si alza dalla sua sedia facendo un rumore infernale. È inutile stare lì a reggere il moccolo.
- Io vado- dice. – Devo finire di correggere dei compiti. Ho promesso ai ragazzi che li avrei consegnati domani. Sono già in ritardo di quattro giorni!-
- Allora ci vediamo su!- dice Mike.
- Ci vediamo su-.
Si allontana di corsa, ma le voci di quei due sembrano volerlo inseguire. Sono come pugnali, che lo trafiggono nel vivo.
Una volta fuori cerca di addentare il suo panino ma gli viene la nausea. Lo getta nella spazzatura. Poi si rende conto della stupidata commessa (l’ha pagato € 3,50!) e cerca di riprenderlo. Purtroppo è immangiabile. Bestemmia violentemente e torna in superficie.
Esce fuori. L’aria è fredda, pungente, carica di neve. Si accende una sigaretta che ha “scroccato” al Galli e fuma con stizza, mentre il vento spazza via le ultime foglie morte. Non sa che dire né che pensare. Ma ci deve riuscire, porca vacca! Margherita è diversa dalle altre. Certo è sempre una donna, ma è diversa. È gentile, e poi è intelligente.
Angelo ride. Mai avrebbe pensato una cosa simile di una donna. Intelligente. Lui, che ha sempre considerato le donne incapaci di pensare. No, Margherita è diversa. Margherita è quella donna che potrebbe rendere felice un uomo come lui. Margherita…
All’improvviso un’epifania. E se si stesse innamorando di lei? La cosa lo spaventa e al contempo lo rende felice. Margherita e Angelo. Insieme. Una donna intelligente e un ingegnere con “interessanti prospettive per il futuro”.
Ride. Ma che razza di pensieri! Si, Margherita è una donna diversa dalle altre, ma innamorarsi non è cosa per lui. Ma con lei, dannazione, ci deve riuscire. Non può fallire ancora. Il tempo stringe.
Rientra nell’edificio. I professori salgono ordinatamente uno a uno. Angelo li segue. Inizia il “patibolo”.
Il primo sabato di libertà lo coglie sdraiato malamente sul divano, in stato semi-comatoso. La sua mano destra schiaccia a caso i tasti del telecomando, senza trovare un programma di suo gradimento. La mano sinistra è invece occupata in altri “importanti” affari: grattarsi voluttuosamente i “gioielli di famiglia”, il pizzetto barbaro, e torturarsi con estremo piacere il bocciolo di rosa dell’ano.
Attorno alle 10:30 del mattino Angelo si addormenta scomposto sul divano.
È il campanello della porta che lo sveglia. Si rizza a sedere. Ha la bocca impastata e i capelli in disordine. Emette “un’arietta” mattutina, si alza malvolentieri dal divano e va ad aprire la porta.
- Angelo, come ti butta?-
Sarebbe stato meglio se fosse rimasto sul divano, ignorando il campanello. E pensare che aveva pure riconosciuto il trillo, e quindi sapeva che poteva essere solo lui.
Alla porta c’è Gianfranco Perduti, conosciuto come “pipino” per via della sua gnomica statura. Alcuni sostengono, ma nessuno ne è certo, che Gianfranco sia “pipino” anche più in basso. Di una cosa Angelo è sicuro: è la persona più viscida, rompipalle e voltagabbana che abbia mai conosciuto. Lo si può descrivere come una cipolla. Non perché puzzi, ma perché è fatto a strati. Al primo strato si vede un ragazzo estroverso, ciarliero, a volte anche simpatico. Ma se si comincia a “sbucciarlo” lentamente ci si trova davanti ad un rompipalle, egocentrico, viziato e aspirante manipolatore mentale. Forse è per questo che tutti lo hanno mollato. Tutti tranne Angelo. Ma la sua è un’amicizia forzata. Perché il padre di Pipino è amico intimo del suo. Se parla ancora con lui, lo fa solo per suo padre. Anche perché è lui che gli permette di avere un tetto sotto la testa! Non può mica permettersi di fare tanto lo schizzinoso.
- Ciao Giangi: che ci fai da queste parti?-
- Passavo di qui…sai, non ho molto da fare negli ultimi giorni!-
Per forza, pensa Angelo, vivi sulle spalle di tuo padre! Angelo odia i parassiti sociali.
Pipino non è il classico tipo che lavora duramente. O almeno non secondo i canoni. Lui ha una società insieme a suo padre. Astor S.a.s. si chiama. Vende di tutto, soprattutto fumo negli occhi. È un imbonitore senza cervello, e il suo Ego smisurato è decisamente intollerabile. Angelo ricorda che una volta, in preda ad una crisi di egocentrismo mistico, Pipino gli aveva detto che un cliente lo aveva pregato in ginocchio di vendergli un articolo! Angelo aveva riso per tutta la giornata. Lui, Gianfranco, è troppo in “intelligente” per fare un lavoro da dipendente, quindi fa il “libero professionista”. Guadagna molto, dice lui. Ma a conti fatti il suo ricavo è un cerchietto tondo che i matematici hanno chiamato zero. E se la matematica non è un’opinione, ora Pipino sta lentamente depauperando tutti i risparmi del suo papi. Ma lui, il povero Samuele, per il suo”pargolo” sarebbe disposto a vendersi pure il culo.
Pipino si attacca a chiunque pur di fare un po’ di soldi. Inizia a parlare e non stacca più. Per seminarlo bisogna usare l’ingegno. E Angelo non è molto ferrato in quella materia, quindi rimane sempre gabbato.
- Se vuoi accomodarti…- dice Angelo senza convinzione.
- Ma va! Me vado subito!-
Con passo da faina, è subito nell’appartamento. Si getta sul divano, che scricchiola pietosamente sotto i centodieci chili di Pipino.
- Vuoi qualcosa?-
- No, grazie- e si frega una manciata di caramelle alla liquirizia.
- Sai – riprende Pipino – fanno una festa al Luxuria stasera: si chiama festa della camicia nera-
- Molto interessante- biascica Angelo. Nel frattempo continua fare zapping.
- Ci saranno un casino di belle ragazze!-
- Bello-
- Tu come sei messo a donne?-
- Come al solito-
- Ovvero sei solo!-
Angelo ha uno dei suoi sempre più frequenti attacchi di “male assoluto”. Adesso si immagina di prendere Pipino, “pulirlo” e cucinarlo “alla diavola”, per la gioia sua e dei suoi genitori.
- Ho due biglietti omaggio per la festa: tutto gratis! Avevo pensato di andarci con te, visto che la mia Linuccia è malata!-
Angelo aguzza le orecchie. Biglietti omaggio. Tutto gratis. Belle donne. Interessante.
- Mi hai convinto. Vengo con te!-
- Forte! Ci vediamo stasera allora.-
- A stasera-
Gli apre la porta e Pipino se ne va. Non prima di aver elogiato le qualità della sua nuova auto: bella, forte, potente. Sono gli unici aggettivi che conosce. Naturalmente andranno con la sua auto al Luxuria. Meglio, pensa Angelo, non dovrò rubare quella di mio padre e spendere soldi per fare benzina.
La festa della camicia nera non ha niente a che vedere con i fascisti. È solo una festicciola a tema con abiti neri. Angelo, però, come al solito capisce male. Ha sempre avuto un debole per i fascisti. Lo ha sempre affascinato quel senso di ordine e disciplina che la camicia nera infonde, senza però conoscere bene cosa ci stava sotto. Ha sempre odiato la storia, Angelo. Che senso ha aprire un libro e studiare quando si può imparare tutto dalla tv? E poi, invece di stare seduto a leggere, lui preferisce fare sport! Quindi non ha mai imparato un cavolo sul fascismo. E la sua ammirazione va alla camicia nera e a quello che rappresenta: pulizia. Specialmente etnica.
Arrivano al Luxuria alle dieci e mezza. Pipino è vestito in modo casual: camicia nera e jeans. Angelo ha un tantinello esagerato. Indossa infatti una camicia nera, dei pantaloni neri, degli stivali che usava quando andava a cavallo e una frusta da cavallo. In poche parole, un vero squadrista.
Entra nel locale pieno di gente, tutti con la camicia nera. Fa il saluto romano. Nessuno lo guarda. Lui guarda tutti, soprattutto le belle ragazze che affollano il locale. Di ragazze più belle di quelle lì ne ha viste pochissime. Si sente come se fosse andato in paradiso. Ma sa benissimo che lui non può fare nulla. Uno, perché ha in mente solo
Si siedono in un angolo e ordinano una birra. Intanto Pipino elogia il suo ultimo acquisto: cento aspirapolvere importati (illegalmente) dalla Cina. Tecnologia di ultima generazione. Ha intenzione di mettere un’inserzione su un sito di aste on-line. Prezzo stracciato, “così il feedback spara potente”, dice Pipino. Ma prima vuole convincere il suo migliore amico Angelo.
- Guarda che è qualcosa di nuovo!- inizia Pipino – E’ bello, potente! Cacchio se è potente! Ieri ho pulito tutta la casa con quello! È una forza!-
- Si, si- dice Angelo.
Si scola la sua prima birra. Se beve non ascolta Pipino. Intanto si rifà gli occhi con tutti i culi sodi che riesce a guardare. La sua depressione sale.
Angelo alza la mano per una seconda birra, se la scola mentre Pipino continua a parlare.
Comincia a bersi una birra dietro l’altra. Arriva la quarta birra e Pipino sta ancora elencando le “caratteristiche” dell’aspirapolvere. Ogni due parole ci inserisce un “bello”, un “minchia”, un “cioè”, un paio di “potente”. Del resto sono gli unici vocaboli che conosce.
- Il prezzo è una cavolata: solo cento euro, prezzo Astor!-
- Interessante- e si scola anche la quarta birra, mentre la sua mente è in preda ad uno sconforto assoluto.
- Sai, tua mamma potrebbe fare meno fatica con un aspirapolvere tanto potente!-
- Già!- E lecca con la lingua il bordo del bicchiere.
Per allontanarsi da quel fiume di parole, Angelo si butta nella mischia e balla. Lo sa soprattutto per dimenticare la sua infelicità. Il suo modo di ballare è strano e inclassificabile. Si compone di movimenti imprecisi e inconsulti, corredati dal “rito”: sigaretta accesa all’orecchio sinistro e occhi chiusi per meglio seguire la musica. Quando usciva con i suoi amici, nei gloriosi anni del liceo, tutti si spostavano quando Angelo entrava in pista! Bei tempi quelli, ricorda lui con tristezza. Tutto era più bello e luminoso, quando il mondo sorrideva ai giovani con “interessanti prospettive per il futuro”.
Conosce una ragazza di Milano e parla un po’ con lei. All’apparenza sembra avere meno pretese delle altre. Anche perché ha un nasone da far invida a Cyrano, un mento da Maga Magò e un petto che sembra ci sia passato sopra San Giuseppe con la pialla!
La invita ad un tavolo e le offre (tutto gratis!) dei superalcolici. La ragazza beve solo un gin tonic mentre lui si scola un gin tonic, due bicchieri di vodka al melone e due whiskey doppio malto. Nel giro di poco è ubriaco fradicio. In preda ad un mix di egocentrismo, sconforto ed eccitazione cerca di mettere le mani addosso alla ragazza. Questa gli tira un cazzotto da far invidia a Tyson.
Alle due del mattino Angelo esce barcollando dal locale. A dire la verità esce perché i buttafuori lo hanno cacciato. Ha tentato di strappare la gonna ad una ragazza.
Barcolla per qualche metro, poi cade. Si rialza, bestemmia un poco, e continua a barcollare. La città gli sembra un pastiche di luci e immagini elettriche. Quelle luci sembrano ammiccare alla sua persona, sembrano sorridergli. Ha l’impressione che gli parlino addirittura. Che lo elogino. Che lo facciano sentire per quello che è: il migliore. Il mondo non gli è mai parso tanto bello. In quello stato di euforia etilica pensa che tutto gli sia possibile e che possa avere tutto ciò che vuole giusto schioccando le dita.
- Nessuno – urla – nessuno è meglio di me! Donne, venite: Angelo è tutto per voi!-
Ormai non distingue più la realtà dall’illusione. Vede una donna in rosso, bellissima, con la schiena appoggiata al muro. È una puttana sicuramente, pensa. In realtà è un poster pubblicitario.
Comincia a strusciarsi contro l’immagine emettendo i soliti sibili serpici e bestemmiando come uno scaricatore di porto.
– Maiala, dammela!- urla.
In quel momento passano di lì Margherita e Michael. Non si sa perché siano insieme e siano lì a quell’ora di notte. Sta di fatto che vedono Angelo che si struscia in modo molesto contro un poster, bestemmiando e insultando l’inesistente ragazza ritratta.
- Ti manderò in paradiso. Io sono Angelo!- urla ridendo.
- Angelo, dai, vieni qui! Che hai fatto, hai alzato un tantino il gomito?-
Anche se completamente ciucco, Angelo riconosce la voce del suo amico Michael Scalzi. In quel momento gli sembra fastidiosa e molesta come il ronzio di una zanzara nelle orecchie. È colpa sua se
Rutta con violenza e gli scosta violentemente la mano.
- Lasciami stare! – urla – Tu non fai altro che portarmi via quello che voglio!-
- Angelo, sei ubriaco!-
- Vaffanculo!- urla ancora.- Tu non puoi continuare a rovinarmi la vita! Prima Clementina, adesso Margherita. Che cosa vuoi eh? Che mi cali i pantaloni e ti dia il culo?-
- Angelo, dai, seguimi- dice Mike.
- Tu non me la porterai via. Solo io posso renderla felice! Io! Hai capito, razza di femminuccia americana?-
Poi guarda Margherita. Il suo corpo è avvolto da un caldo piumino nero. Si inginocchia ai suoi piedi.
– Maggy, dimmi che ti piaccio. Ti piaccio vero? Sono bello, intelligente. Che cos’ho che non va? Che cos’ho io meno di Michael? Dai, Margherita, dammi un bacetto!-
Margherita prova un forte senso di pena per Angelo. È un bravo ragazzo in fondo, pensa. È solo molto immaturo.
Angelo si protende verso di lei. Magari un bacetto glielo avrebbe pure dato, ma puzza talmente tanto di alcool da farle venire la nausea.
Lo fanno salire di peso in macchina e decidono di portarlo a casa. Da solo, di notte e in quelle zone rischierebbe di fare qualche brutto incontro.
Sul tragitto verso casa nessuno ha voglia di parlare. Angelo, gettato malamente sul sedile posteriore, straparla.
- Non avrei mai pensato arrivasse a questo punto- dice Margherita.
- E questo è niente. Una volta, qualche anno fa a capodanno, lui…-
- Sei un bastardo!- urla Angelo.
- Angelo…è un bravo ragazzo! Ma sembra non voglia capire!-
- Angelo non ha mai capito i suoi difetti. Ecco tutto! Se solo si rendesse conto di dove sbaglia, potrebbe migliorarsi. Le capacità le ha. Non è un cretino! Ho visto deficienti totali arrivare molto più in alto di lui! È solo…che gli manca la logica! Ho provato in tutti i modi di aiutarlo, ma non posso fare i miracoli. E poi ci si mette pure la sua superbia innata, che non gli facilita certo le cose-
- E’ un mediocre, un uomo senza importanza. Ma mi fa pena…in fondo è così simpatico. Ma non potrà mai piacermi, mai!-
Un attimo di silenzio. Angelo rutta violentemente e sente che sta per vomitare. Poi sembra che tutto si plachi.
- Tu sei diverso-
- Non sono migliore di lui-
- Invece si!-
Angelo vede le loro mani congiungersi. Ma è troppo ubriaco per capire bene il significato del gesto.
I due parlano ancora. Angelo ascolta i loro dialoghi, ma le voci si mischiano in una serie di fonemi inarticolati. Ha solo la sensazione di essere completamente solo in un mondo che non riesce più a comprendere. Un mondo che va all’incontrario e che ormai non è più recuperabile. Un mondo di successi e di insuccessi, destinati in modo diseguale alla popolazione. A lui è stato destinato l’insuccesso, e vorrebbe tanto capire perché tutto va al contrario, quando anche lui si meriterebbe di avere successo. Ha fatto tutto quello che poteva fare: che cosa deve fare di più? Gli viene da piangere.
- Sono…mi-migliore io! Sono…sono in-gengere io! Io merito di più!- dice tartagliando.
Si raggomitola in un cantuccio, con la faccia tra le ginocchia, come l’uomo solo che è.
Lo scaricano a “braccia” sotto casa sua. Lui continua a bestemmiare. Sveglierà tutto il vicinato, e loro non vogliono esserci.
- Siete tutti dei bastardi!- urla. – Che vi ho fatto io di male, eh?-
- Dai Angelo, calmati!-
- Non dirmi quello che devo fare, stronzo! Tu sei come loro! Tu godi nel vedermi strisciare! Ti diverti nel vedermi fare qualcosa che è al di sotto delle mie possibilità! Tu mi odi! Tutti mi odiano!-
- Angelo, adesso vai di sopra, ti fai una bella dormita e domani passa tutto-
- Bastardo!-
Cerca di sputargli in faccia ma sbaglia mira.
- Ci vediamo- lo saluta Mike.
Se ne va sospirando.
Rimane fuori al freddo per un tempo incalcolabile. In preda ai fumi molesti, si toglie la giacca e comincia a ballare e cantare per strada. Le lacrime gli bagnano il viso, mentre le bestemmie gli sporcano la lingua impastata di fumo e alcool.
- Perché proprio a me? Io sono migliore di voi! Io sono migliore di tutti!- urla alla fine.
Si accascia a terra con gli occhi vitrei. Sorpreso da forti conati, vomita violentemente sulla macchina di Pipino. Da buon voltagabbana, non appena ha visto le sue condizioni, ha fatto finta di non conoscerlo e ha tagliato felicemente la corda. Ride all’idea della faccia che farà lui, quando vedrà la sua “bella, forte, potente” auto macchiata di vomito.
Riprende con lentezza il controllo, anche se non totalmente. Sente in bocca il gusto amaro e disgustoso della rabbia e dello sconforto.
Sale a casa, vomita un altro paio di volte. Forse è meglio andare a dormire.
Si getta sul letto completamente vestito, prende una zuccata contro il muro e alla fine si addormenta di un sonno pesante e privo di sogni.
La maglietta rossa come supporto al popolo birmano e ai monaci che con coraggio sfilano pacificamente per il paese, senza curarsi delle percosse e delle torture a cui vanno incontro. Un paese distrutto la Birmania, da troppi anni in balia di una dittatura militare che non ha niente da invidiare ai tiranni medioevali. Un paese che ha bisogno di aiuto. Forse indossare una maglietta rossa non servirà a nulla, ma è un modo per dire "non vi dimentichiamo".
I have a dream: che tutte le dittature del mondo finiscano, e che finalmente regni la vera democrazia. Un'utopia...
See ya :-|
5 comments:
Sono un utopista anche io..
Molto bello questo post, fa riflettere sulle ingiustizie ed è molto critico.
Quando posso darò un commento più esaustivo, ora non posso perché scrivo dall'ufficio.
ps. Inis sto ancora aspettando che mi fai sapere... La mia email ce l'hai. A presto. :D
Molto bello questo post, fa riflettere sulle ingiustizie ed è molto critico.
Quando posso darò un commento più esaustivo, ora non posso perché scrivo dall'ufficio.
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Molto bello questo post, fa riflettere sulle ingiustizie ed è molto critico.
Quando posso darò un commento più esaustivo, ora non posso perché scrivo dall'ufficio.
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Molto bello questo post, fa riflettere sulle ingiustizie ed è molto critico.
Quando posso darò un commento più esaustivo, ora non posso perché scrivo dall'ufficio.
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