Thursday 6 September 2007

UN UOMO SENZA IMPORTANZA: CAPITOLO DUE

Secondo capitolo del "romanzo" di Angelo.

MIKE VS ANGELO

Michael Scalzi entra in istituto alle otto e venti di un sabato autunnale attanagliato da un’insolita afa estiva. Parcheggia la sua Alfa Giulia blu metallizzato sul retro, davanti alla finestra dell’ufficio della preside. Quell’Alfa è ammirata animosamente dai grandi alfisti dell’istituto: il Galli e il viscido Semeranza, professore leghista di francese. Colui che si vanta di aver stretto la mano ad Umberto Bossi. Che da sempre del “terrone” ad Angelo, per via delle sue origini meridionali. L’uomo che Angelo considera il più viscido ed invidioso di tutti. Perché è ignorante (nonostante la fede leghista che Angelo stesso condivide). Perché gli puzza sempre l’alito di fogna al caffè e ha il vizio di alitargli sempre in faccia. Ma soprattutto perché non è ingegnere come lui, naturalmente, e si da delle arie da manager in carriera.
Lo Scalzi è un biondino italo-americano alto e magrissimo. Porta degli occhiali sottili e, nonostante abbia trent’anni, me dimostra dieci di meno. Fa battute alla Beppe Grillo e risolve sempre i problemi degli altri. Specialmente quelli del computer di Angelo.
È ingegnere chimico in una grande industria di Varese. Un buon lavoro e un buon stipendio. E visto che ha sempre avuto la vocazione per l’insegnamento, insegna chimica in quell’istituto tecnico di periferia. Un’ora per classe, al sabato. Un doppio stipendio è sempre utile, specialmente se si vive soli e si deve pagare l’affitto.
Michael entra nell’istituto e va diretto in sala professori. Lì trova Angelo chino sul libro di matematica, mentre “prepara” la lezione, ovvero legge distrattamente il testo.
– Ciao Angelo!- dice.
Gli dà una grossa pacca sulle spalle. Angelo sorride amichevolmente. Ma dentro è inacidito.
Conosce Michael da una vita. Hanno pure frequentato l’ultimo anno delle superiori insieme, e poi pure l’università. Lo considera intelligente, sveglio. All’università lo aiutava sempre. È grazie a lui se Angelo ha passato degli esami di chimica e di fisica che lo tormentavano come una pulce nell’orecchio. Era stato lui, Michael, ad aiutarlo a prepararsi. E visti gli scarsi risultati gli aveva passato poi le risposte del compito. Angelo non ha ancora capito come Mike abbia potuto passergli le soluzioni senza farsi beccare dall’occhio d’aquila del professore o dei suoi assistenti.
Angelo si sente inacidito guardando la faccia sorridente e sbarbata di Mike. Ma non perché è più bravo di lui in certe cose. Né perché ha un lavoro migliore. Del resto è convinto che anche lui, un giorno, avrà un buon lavoro. È ingegnere. Il problema è un altro. Lui è convinto che l’amico l’abbia profondamente ferito nel suo orgoglio di “maschio ”.
L’anno precedente, al posto della Reiner, c’era un’altra insegnante d’inglese. Clementina Cantoni si chiamava. Trentacinque anni, anche se a vederla gliene davi almeno ventotto, trenta. Bella, alta, formosa, bruna di pelle. Una bellezza fenomenale, meglio di Margherita. Ovvio che Angelo strabuzzasse gli occhi per lei. Clementina era una donna dal carattere aperto. Le piaceva fare nuove esperienze. Era per questo che Angelo, dopo un breve “corteggiamento” durato cinque mesi, era riuscito ad invitarla fuori a cena. Si era ripromesso di essere un galantuomo. Di affascinarla con la sua intelligenza e cultura. Ma complici un’ubriacatura molesta e un’eccitazione oscena, aveva “esagerato” un poco. Dopo cena, arrivati sotto casa sua, aveva cominciato a metterle le mani addosso. Aveva rovinato tutto. Lei le aveva tirato un cartone alla Mike Tyson e da quel momento non gli aveva più rivolto la parola.
Che c’entra lo Scalzi con tutto ciò? C’entra eccome! Perché proprio mentre stava andando a scusarsi (dopo un mese e mezzo dal fatto: Angelo è un po’ “lento”, specialmente se deve chiedere scusa alle donne) aveva scoperto che lui era riuscito a “farsela”, come direbbe Angelo. Tradotto in parole povere, Michael si era messo con Clementina. E non per fare dispetto ad Angelo. Ma solo perché Clementina gli piaceva. E, soprattutto, non aveva mai saputo niente del fattaccio con Angelo.
Angelo guarda negli occhi Mike, mentre pensieri strani gli affollano la mente.
- Ciao Mike!- risponde alla fine.
- Tutto bene?-
- Come al solito, diciamo-
Mike si siede al suo fianco. Lo guarda con una luce laida negli occhi.
– Allora, come va con la cinquantaseienne che ti facevi tempo addietro? Mi hai raccontato di quelle cose! La vedi ancora?-
La cinquantaseienne?, si domanda Angelo. Ah, già, la cinquantaseienne. Come si chiamava? Nemmeno se lo ricorda. Sa solo che era molliccia, puzzava di sudore ed aveva un alito di fogna che lo faceva sempre star male. Però dal punto di vista sessuale era un fenomeno.“Cavalcava” come una valchiria. Faceva di quei “giochini” che… Però dopo un po’ Angelo si stufa di certi diversivi. E soprattutto si era stufato del suo alito di fogna. L’aveva mollata, una sera, dopo l’ultima “cavalcata”. Aveva “interessanti prospettive per il futuro”.
- Lei…- sta per iniziare Angelo.
Proprio in quel momento si accorge che la Reiner è ferma davanti a loro. E, cosa peggiore, ha sentito tutto. Adesso nei suoi occhi azzurri riesce a vedere l’opaca luce del disgusto. Deglutisce a fatica, fa una risatina nervosa e posa i suoi libri sul tavolo di Angelo.
- Hai avuto una relazione con una donna così vecchia?-
- Io? Ma va, era solo…- Angelo deglutisce – era solo…come dire…- Non ha niente da dire.
- Angelo è un grande latin-love- dice Michel, scherzando.
Margherita allora si accorge di quel bel ragazzo biondo seduto a fianco di Angelo.
- Io sono Margherita-
Gli tende la mano.
– Michael Scalzi, professore di chimica-
- Sei inglese?-
- Mia madre è americana-.
- Io sono insegnante di inglese-.
- Veramente?-
Lei sorride.
Cominciano a parlare tra di loro. Metà in italiano e metà in inglese. E sono in confidenza, quasi si conoscessero da anni. Angelo, nel suo cantuccio, comincia a “sbavare” dalla rabbia. E attacca con una crisi di “male assoluto”: la sua mano che afferra lo Scalzi per il collo e lo strangola lentamente.
Suona la campana. Lui ha la prima ora in II F. Un’altra giornata sta per iniziare.
In classe viene accolto da un pernacchione da competizione e risate tonanti. E’ Luca Smilzi, diciottenne milanese pluripetente. Una testa di cazzo ciccione e brufoloso. Di solito Angelo gli urla dietro quattro insulti e lo sbatte di peso fuori dalla classe. Allo Smilzi fa comodo, così può andare al cesso a leggersi i giornaletti sconci e a farsi una canna. Quel giorno, però, la testa è altrove. Sta pensando a come umiliare mortalmente lo Scalzi. Per fargli capire che non deve mettere il naso nei suoi “affari”.

All’intervallo li trova tutti in sala professori: la Reiner, lo Scalzi e soprattutto quel viscido di Semeranza, che parla amichevolmente con i due.
- Ciao Sanciopanza: tutto bene?-
- Mi chiamo Semeranza, barbun!-
Tutta l’aula professori tuona di risate divertite. Angelo non ci fa caso.
Michael e la Reiner stanno parlando di politica, di scuola, di programmi. La scuola è in decadenza perché non si investe abbastanza, dice Mike. E visto che tutti hanno diritto di studiare, bisognerebbe agevolare e invogliare allo studio. Bisognerebbe passare i libri gratis alle persone bisognose, propone la Reiner. Ma visto che, secondo il Semeranza, le persone bisognose sono tutti “negri” e “musulmani”, la cosa non lo eccita molto. Bisogna fare distinzioni, aggiunge questo. E passare i libri gratis ai tanti italiani bisognosi che lo stato non nota perché troppo intento a fare il “buonista” con negri, musulmani e altra “gentaglia”.
Angelo sente questi discorsi e decide di intromettersi. Vuole semplicemente farsi notare dalla Reiner.
- Il Semeranza ha ragione – attacca – sono solo loro che beneficiano di ciò, non i poveri italiani. E questi arriveranno poi qui in massa, a stuprare le nostre donne-.
Il Semeranza ride. Mike pure e scuote la testa. Margherita lo guarda esterrefatta. Non sa che pensare.
Angelo la guarda e pensa: “forse ce l’ho fatta!”
Lo Scalzi si prepara per andarsene.
- Te ne vai già?- domanda Angelo.
- Ho finito e torno a casa: ho avuto una settimana terrificante-
- Posso capire: tutta la settimana a guidare un branco di operai ignoranti. Non deve essere facile per te!-
Quando vede la luce del disappunto negli occhi di Mike, Angelo decide di cambiare argomento. Sa benissimo come la pensa in proposito. È un po’ comunista, ma lo perdona.
- Senti, volevo chiederti se stasera ti andrebbe di uscire con me. Magari a farci una birra. È da così tanto tempo che non ci facciamo due chiacchiere-
- Va bene. Anche a me farebbe piacere parlare un po’ con te. -
- Tu non sai quanto io voglia uscire a svagarmi! Gli studenti…non hanno rispetto di nessuno! Sono dei cafoni!-
- Sei tu il stupido, terün!- dice il Semeranza – sei minga buono di spiegare! Vai a impastare mattoni, così eviti che un negro ci rubi preziosi posti di lavoro!- e ride come un matto.
Angelo non lo ascolta. – Tu come fai ad essere così amico loro?-
- E che cosa ci vuole scusa? Certo all’inizio è un po’ difficile. Ti vedono come un’autorità superiore.-
-Ma lo siamo!-
- Beh, solo perché noi insegniamo e loro sono li ad imparare. Ma alla fine che cosa ci vuole a mostrasi gentile e disponibile? Loro si sentono più liberi di aprirsi, di parlare se sanno che di te ci si può fidare. Gli adolescenti si sentono sicuri quando sanno di poter contare su qualcuno-.
- Mi dici che devo fare l’amico?-
- Beh, devi essere amichevole.-
- Ho capito – taglia corto Angelo.
- Lo sai, solo perché tu sei laureato e loro no non significa che siano una manica di ignoranti-.
Angelo rimugina. Manica? Che significa “manica di ignoranti”? Gli viene in mente la manica della giacca. Ride.
Se ho capito bene, pensa mentre si avvia al cesso, devo abbassarmi al loro livello. Abbassarmi al loro livello? Ma io sono il professore! Io sono laureato! Non posso abbassarmi al loro livello, perché sono superiore! Si mette a ridere. E poi, pensa ancora mentre fa pipì, io sono addirittura superiore agli altri insegnanti. Io sono ingegnere. E presto me ne andrò dall’insegnamento. Ho “interessanti prospettive per il futuro”.
Esce dal bagno e lo trova che parla con il Semeranza.
- Ci vediamo stasera alle nove sotto casa mia!-
- A stasera, ciao!-
Mike saluta Angelo e il Semeranza poi si allontana con passo spedito. Saluta alcuni studenti e finalmente se ne va. Angelo tira un sospiro di sollievo.
Ritorna in sala professori e becca la Reiner mentre riordina i suoi libri. Lo vede e gli sorride. Angelo sente che il cuore gli sta salendo in gola.
- Vi conoscente da tanto?- domanda la Reiner.
- Qualche anno. L’ho conosciuto alle superiori e poi abbiamo fatto l’università insieme-
- Allora siete amici-
- Si, più o meno-.
- E’ un ragazzo molto simpatico-.
- Già- dice lui. – E anche molto bravo. Sa fare cose che io non so fare. Lo ammiro molto, mi aiuta tanto-
E poi pensa anche alla sua grande disponibilità. Inutile negarlo purtroppo: forse senza Mike non sarebbe riuscito a laurearsi nemmeno con quel voto mediocre. Del resto, al liceo dicevano sempre che la sua testa era “più dura del suo pisello”. Un motivo sicuramente c’era.
L’intervallo è finito. Il trillo della campanella riporta tutti all’ordine.
- Io vado a casa- dice la Reiner – ci vediamo lunedì-
- A lunedì-
L’ammira mentre si avvia all’uscita. Il suo bel sedere sodo avvolto in un paio di jeans scoloriti danza in modo sensuale davanti agli occhi di Angelo. Me la devo fare, pensa. E Mike questa volta non me la soffierà sotto il naso.

Alle nove il motore della Giulia di Mike romba sotto casa di Angelo. Lui scende i gradini due a due. Indossa una camicia di seta verde che mette in mostra il suo pelo pettorale e ciabatte infradito dello stesso colore, nonostante fuori ci siano 16 gradi. Ma lui ha sempre caldo. E poi, quell’abbigliamento mette bene in evidenza il suo fisico.
Se ne vanno con la macchina di Mike. Durante il viaggio parlano un po’ di tutto: di politica, di donne, di immigrazione. Angelo espone le sue solite idee, che lui ritiene le uniche giuste.
- Io sono convinto- inizia Angelo – che il mondo sarebbe migliore se tutti stessero al loro posto-
- Che vuoi dire?- domanda Mike.
- Ecco, se gli uomini lavorassero e le donne stessero a casa-
- E perché?-
- Guarda, io non sono maschilista eh, ma ci sono donne che non sanno fare proprio niente. Non sanno guidare, non sanno lavorare e tolgono il lavoro a chi invece sa fare molte cose. E poi ci sono gli extracomunitari, i negri. Quelli proprio non li sopporto: hanno tutti i vantaggi e a noi niente. Non è giusto. Loro devo stare al loro paese e non venire qui a fare quello che vogliono-
Mike non risponde.
Entrano in un tranquillo pub di periferia. Mike si beve una media e Angelo una media e due whisky. Nel giro di poco comincia ad essere alticcio, anche se pensa di avere il pieno controllo della situazione.
- Il problema caro Mike - inizia – è che tutto va a rovescio perché non si capisce più che ruolo si deve assumere-
- Cosa vuoi dire?- domanda Mike, sorseggiando la sua birra.
- Insomma, le donne vogliono essere come gli uomini e gli uomini si stanno effeminando. Di chi è la colpa? Delle donne, ovvio! Insomma, la dovrebbero piantare di fare cose che non sono capaci di fare e ritornare a fare cose che sanno fare bene-
- E cioè?-
-Prendersi cura della casa-
- E secondo te non dovrebbero lavorare?-
- E perché dovrebbero lavorare, secondo te? Non pensi che un uomo sarebbe benissimo capace di mantenerle? Perché rompere le palle in questo modo?-
Si scola il secondo whisky, leccando il bordo del bicchiere.
Mike ride.
- Perché ridi?-
- Non so. Forse perché tu vedi un mondo che non esiste più-
- Già, purtroppo no-
- Del resto, se proprio vogliamo essere maschilisti, le donne sono utili!-
- Certo, chi lo ha mai negato? È sempre bello avere qualcuno che cucina per te, che ti lava i vestiti e che ti sfoga quando ne hai bisogno. Le donne sono molto utili!-
Mike si sganascia dalle risate.
- Perché ridi? È vero! E poi anche questo è un lavoro. Perché andare a cercarsi un lavoro fuori casa?-.
- Insomma, secondo te, non devono avere libero arbitrio!-
Angelo lo guarda interrogativo. Comincia a grattarsi con insistenza il mento mal rasato.
- Non devono usare il loro cervello!- chiarifica Mike.
- Visto quello che combinano di solito le donne, non sembra che siano capaci di usare il cervello!- dice Angelo, serio.
Angelo ride sfrontatamente. Si sente bene. Si sente maturo. Si sente un uomo. Si sente forte come nessun altro. Si sente meglio degli altri. Ed è pronto a dimostrarlo.
- Sai una cosa Angelo? Credo che giudicare a priori sia sbagliato!-
Angelo lo guarda con un grosso punto interrogativo dipinto sul volto.
- Ho detto che non devi pensare così in generale. Insomma, è sbagliato! Non esistono i modelli fissi. Per nessuno!-
Angelo ride. Non ha capito niente-
- Non sarà facile per te trovare una ragazza! Non fino a quando continuerai a pensarla così-.
- Hey guarda che a me basterebbe schioccare le dita ed avrei subito una donna pronta a soddisfarmi. Non ce l’ho perché non ho il tempo di trovarmela. Sai, il lavoro…-.
Mike scuote la testa, divertito. Deve ammetterlo: se è giù di morale, uscire con Angelo lo rinfranca. Solo lui può essere capace di tali perle!
Angelo finisce di “tazzare” con allegria. Poi prende Mike per un braccio e gli dice: - Vieni che ti porto in un bel posto-
- Dove?-
- A vedere donne che lavorano-
La statale, di sera, pullula di ragazze succinte e bellissime. Sono le signorine della notte, le operatrici sessuali, le lucciole. Tutte giovani. Tante minorenni. E sono di una bellezza esagerata. Alte, bionde, formose, perfette. Sono le slave, le migliori. Portate in Italia direttamente dall’est, vendute a prezzi concorrenziali, stanno sulla strada per soddisfare gli uomini e i propri “padroni”. Un business colossale. Angelo, più di una volta, ha pensato di diventare un pappone. Ma anche in quel campo c’è troppa concorrenza. Bisogna avere gli agganci giusti per aggiudicarsi le ragazze migliori.
- Perché mi hai portato qui?- domanda Mike.
- Per farti conoscere la mia lavoratrice preferita-
Gli dice di fermarsi vicino ad un gruppo di ragazzine vestite da cubiste.
- La vedi quella là?-
Angelo indica una ragazzina dai capelli rossi con un vestito nero attillato. Le forme acerbe vengono ben evidenziate da quell’abito per nulla adatto alla sua giovane età.
- Quella là costa circa cinquanta euro a botta! È un po’ tanto, ma ne vale la pena!-
- Ma…quanti anni avrà?-
- Boh! E chi se ne frega? Forse sedici, non so!-
- Cosa? Ma è una ragazzina? Come fai a fare “cose” con una così giovane?-
- Di che cosa? E' il suo lavoro. E poi sai che non sono maschilista-
Angelo sibila in modo osceno. Si, bella troia, pensa. Ma nessun suono esce dalla sua bocca impastata di alcool.
- Ma non ti vergogni?-
Angelo lo guarda con un’espressione interrogativa. Si gratta il mento. Non capisce perché dovrebbe vergognarsi. Lui è un uomo, lei una donna. Lui è il cliente, il “fornitore”. Una donna molto utile alla società, secondo Angelo, e dovrebbe vergognarsi di usufruire dei suoi servizi?
Ride. Michael è troppo ingenuo. Corre dietro alle donne sbagliate e poi si mette a fargli la predica. Ma presto, pensa Angelo, gli farò passare io la voglia di fare il saputello.
Angelo tira fuori cinquanta euro dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
– Adesso vado là. Sai, è dall’altro ieri che…-
- No, mi dispiace, io non ci sto!-
- Eh vabbé, se non vuoi fa niente. Vado da solo-
Michael lo guarda stupito, senza sapere che dire. Angelo si sente bene.
- Senti, io vado e torno. Tu stai pure qui, ma attento agli “adescamenti”- E ride.
Michael lo guarda ciabattare con fare menefreghista fino alla ragazzina. Senza salutarla, inizia a discutere. Le allunga il cinquanta. Poi ritorna alla macchina.
- No, non nella mia macchina!-
- Tranquillo, ho il preservativo-
- Ho detto no!-
Angelo sbuffa. – E va bene, fuori-
Mike si raccomanda di andare lontano. Non ci tiene a fare il “voyeur” per forza. Ma Angelo si allontana di pochi metri, tanto da essere ancora sotto la sua visuale. Perché fa tutto ciò? A dire la verità, non lo sa nemmeno lui. In effetti non ha alcun senso comportarsi così. Sa benissimo che sta facendo qualcosa che al suo amico non piace. Che lo sta offendendo. Ma…in quel momento non capisce niente. Complice l’alcool e la disinvoltura che questo gli provoca. Complice un sentimento di gelosia nei confronti di Michael. Perché sotto sotto Angelo sa che lui è migliore. Che lui può piacere alla Reiner. E questo non lo vuole. Lei è sua. Ma in quel momento non si rende conto che sta sbagliando tutto.
Si stendono su un materasso lercio sotto un pino. Angelo si abbassa i pantaloni, mettendo in mostra un paio di chiappone pelosissime e leggermente cadenti.
Comincia la “performance”. Ansimi molesti e bestemmie sono di routine. Nel giro di due minuti è andato. Si rialza dal materasso senza nemmeno badare alla ragazza. Intanto cerca di riprendersi “dall’estasi”.
Tempo un minuto ed è di nuovo in macchina.
- Possiamo andare-
- Fai schifo!-
- E perché? Anche tu hai chiavato almeno una volta nella vita, no?-
- Ma non ti vergogni?-.
Angelo lo guarda con la solita espressione interrogativa.
Mike scuote la testa con energia. E che può dire? Non è il caso di sprecare fiato per una persona che non capisce. Lo sa che tipo è Angelo. Lo conosce da una vita. È sempre stato così. Anche se ultimamente è peggiorato. Povero Angelo, pensa. Si sta scavando la fossa da solo. Gli vuole bene, dopo tutto. È suo amico. Gli dispiace vederlo rovinarsi. Ma che può fare lui? Che cosa?
- Angelo, non pensi forse che a lei non piaccia fare quello che fa? È obbligata, e lo sai. Dovresti trattarla con più umanità-.
Angelo non risponde. Si è addormentato. “Dopo”, gli succede sempre.
Lo sveglia quando sono arrivati sotto casa. Lui sbadiglia, rutta, e poi finalmente si decide a scendere dalla macchina.
– Ci vediamo- e sorride come un beota.
Mike sospira.
- Ci vediamo-.

Tornato in camera sua Angelo ha l’impressione che qualcosa non vada come dovrebbe andare. Ha fatto sesso con la sua prostituta preferita. Ha scaricato così l’astio che provava per Michael. Non è soddisfatto. Ha fatto la figura del cretino. Ha mancato di rispetto al suo amico. E, in un certo senso, pure a Margherita.
Che effetto voleva ottenere con quel gesto? Voleva umiliare Mike? No, ha solo umiliato se stesso. Non aveva fatto la figura del figo, ma quella del frustrato maschilista e insensibile. Non è colpa mia, pensa per giustificarsi. Lei mi ha tentato. Io…ma a chi voglio darla a bere?
E se stessi sbagliando tutto?, pensa. E se tutto quello che sono adesso è il risultato di miei errori? E pensa al fatto che come ingegnere avrebbe già dovuto aver un buon lavoro, e non avere solo “interessanti prospettive per il futuro”. Alla soglia dei trent’anni, poi, avrebbe già dovuto avere una ragazza fissa. E se non ce l’ha, forse, non è dovuto al fatto che lui non voglia cercarsela.
Si ricorda di quella bella ragazza con cui stava a diciotto anni. Era durata sei mesi. Non lo avevano mai fatto, nonostante lui ci avesse provato più volte. Quella ragazza gli piaceva sul serio. Poi lei lo aveva mollato e lui ci era rimasto malissimo. Le aveva dato della troia, della cretina, ma non era servito a molto. Ripensandoci, forse era colpa sua. Se non si fosse comportato da imbecille, “facendo conoscenza” con sua madre in modo tanto volgare…forse…
Accende la televisione, per dimenticare. Ci sono i filmini sexy. L’eccitazione che lo prende gli fa dimenticare tutti i suoi pensieri.
Dopo un “maniglione” di un minuto e mezzo viene, rantolando di un piacere osceno. Si lascia andare sul letto, ridendo. È felice. Ha dimenticato i suoi problemi.

See ya!

2 comments:

Anonymous said...

Mmmm... sostanzialmente mi mantengo sul commento dell'altra volta.
L'eccessiva stereotipizzazione ad iperbole del protagonista è utile alla trama ed a far emergere gli errori della nostra società, ma a volte rischia di infastidire la lettura risultando quasi gratuita (nonostante si comprende che non lo sia).
Attendo di completare la lettura dell'intera opera prima di giudicare: di certo questo tuo scritto è il più diverso fra tutti quelli che ci hai proposto, diverso dalle ghost stories e diverso dai racconti a sfondo sociale.
Si intuisce un profondo disagio da parte tua nel giudizio per il male degli uomini, qui più che in altre storie.

Sono curioso di vedere come proseguirà.

duhangst said...

Interessante, anche se i due non so come facciano ad essere "amici"