C'era una volta un periodo in cui odiavo il mio nome. Lo trovavo banale e scontato, inutile e pesante. Avrei voluto chiamarmi in mille modi: Daniela, Samantha, Sara, Valentina, Vittoria. Ma non Monica. Monica era un nome che mi pesava come il mondo per Atlante.
Durante la crisi adolescenziale il mio nome divenne ancora più oneroso. Perchè avevo scoperto che significava "solitaria", e lo "accusavo" di rendermi sola. E perchè per me, all'epoca, Monica significava fallimento, umiliazione, inutilità. Mi suscitava un'odio profondo.
Collaboravo con il giornalino della scuola (l'unica della mia classe) e pubblicavo una volta al mese i miei racconti. Ho cominciato a firmarmi come Aimee L. Morgan. Dove lo avevo pescato? Ancora oggi me lo chiedo.
I racconti avevano successo (tranne nella mia classe, dove il giornalino si fermava sulla cattedra e finiva direttamente nel cestino senza passare dal via), e forse qualcuno si chiedeva chi fosse quella misteriosa ragazza che si firmava con un nome straniero e scriveva quei racconti di fantasmi. Aimee mi portava fortuna e ho deciso di tenerlo, sicura che Monica mi avrebbe portato sicura sventura.
In 3 superiore divenni Virginia Lyons. Anche qui le scelte che mi portarono a questo nome de plume sono avvolte nelle tenebre più profonde. Le storie avevano sempre successo ed io mi sentivo bene solo quando avevo quel nome addosso. Solo quando prendevo la penna ed entravo nelle mie storie, dove io contavo qualcosa. Fuori dal mio mondo ero semplicemente Monica, ed ero una nullità.
Prima di approdare all'università fui Christal Minogue. Minogue è un cognome di origine irlandese (nota la mia passione per l'Irlanda) ma Christal non so proprio da dove sbuchi. Fu l'ultimo sprazzo di diprezzo per il mio nome.
Ora sono semplicemente Monica e mi sento bene. Ora sono me stessa solo quando pronuncio il mio nome. Monica. Lo scrivo. Lo pronuncio. E sento dentro di me un calore indescrivibile.
Io sono Monica e ne sono contenta. Sono me stessa. E' un nome banale, comune all'estremo. Ma è il mio. Sono io.
Confessione libera di una mente malata.
See ya!
Durante la crisi adolescenziale il mio nome divenne ancora più oneroso. Perchè avevo scoperto che significava "solitaria", e lo "accusavo" di rendermi sola. E perchè per me, all'epoca, Monica significava fallimento, umiliazione, inutilità. Mi suscitava un'odio profondo.
Collaboravo con il giornalino della scuola (l'unica della mia classe) e pubblicavo una volta al mese i miei racconti. Ho cominciato a firmarmi come Aimee L. Morgan. Dove lo avevo pescato? Ancora oggi me lo chiedo.
I racconti avevano successo (tranne nella mia classe, dove il giornalino si fermava sulla cattedra e finiva direttamente nel cestino senza passare dal via), e forse qualcuno si chiedeva chi fosse quella misteriosa ragazza che si firmava con un nome straniero e scriveva quei racconti di fantasmi. Aimee mi portava fortuna e ho deciso di tenerlo, sicura che Monica mi avrebbe portato sicura sventura.
In 3 superiore divenni Virginia Lyons. Anche qui le scelte che mi portarono a questo nome de plume sono avvolte nelle tenebre più profonde. Le storie avevano sempre successo ed io mi sentivo bene solo quando avevo quel nome addosso. Solo quando prendevo la penna ed entravo nelle mie storie, dove io contavo qualcosa. Fuori dal mio mondo ero semplicemente Monica, ed ero una nullità.
Prima di approdare all'università fui Christal Minogue. Minogue è un cognome di origine irlandese (nota la mia passione per l'Irlanda) ma Christal non so proprio da dove sbuchi. Fu l'ultimo sprazzo di diprezzo per il mio nome.
Ora sono semplicemente Monica e mi sento bene. Ora sono me stessa solo quando pronuncio il mio nome. Monica. Lo scrivo. Lo pronuncio. E sento dentro di me un calore indescrivibile.
Io sono Monica e ne sono contenta. Sono me stessa. E' un nome banale, comune all'estremo. Ma è il mio. Sono io.
Confessione libera di una mente malata.
See ya!
2 comments:
Quel che non capivi allora è che Monica era l'anima dietro Aimee, Virginia e Christal, così come ora è l'anima dietro Inis.
Quei nomi non erano nulla senza il cuore e la mente di Monica, quel cuore e quella mente che ora fanno sì che in tanti, me incluso, apprezzino te per quel che sei...
Ciao Monica, bentornata tra noi :)
Già, anch'io odiavo il significato intrinseco del mio, pardon nostro, nome perché non mi rispecchiava per niente: io, che non amo la solitudine, che odio rimanere sola, solo l'idea mi terrorizza, mi mette angoscia, io non saprei mai vivere da sola... però amo il mio nome come nient'altro.
E, pensando ai probabili nomi che mi volevano mettere prima di scegliere quello definitivo (Mara, brrr), me lo fa amare ancor più!!!
Post a Comment