Tuesday 1 January 2008

PRIMO POST DEL 2008

Ebbene si. Non ho resistito e ho deciso di aprire con il primo post dell'anno, proprio il primo giorno del 2008 行!
La mia mente vagava raminga alla ricerca di un argomento di cui parlare. Le vittime dei botti? Ce ne sono ogni anno. Mio commento: idioti! No Way
Parlare delle disgrazie nel mondo? Ma che facciamo? Ci roviniamo subito l'anno appena nato. Chi pensa negativo a Capodanno, pensa negativo tutto l'anno (basto io!)
E allora...non sapevo proprio di che cosa scrivere! Poi l'occhio mi è caduto su due libri: uno l'ho finito poco dopo Natale. L'altro proprio oggi. E ho deciso di parlarne.
Il primo si intitola "Shikò, una bambina di strada" di Renato Sesana, un padre missionario in Africa, uno di quegli uomini che ti fanno apprezzare alcuni lati (molto nascosti ahimé) della Chiesa, quella vera, che va in aiuto ai poveri e bisognosi.
La trama: Shikò è una bambina di strada. Una dei migliaia di street children che affollano Nairobi, capitale del Kenya. Una di quei bambini che i benpensanti chiamano "spazzatura". Portata via dalla madre dallo slum dove abitava, a soli quattro anni, ben presto questa non riesce più a prendersi cura di lei. Shikò finisce quindi in strada, ad elemosinare, rubacchiare, sniffare colla. Viene arrestata più volte, torturata dalla polizia con le scariche elettriche. Vede le sue migliori amiche finire in giri loschi, venire violentate, una addirittura avvelenata con il veleno per topi.
Ma a Shikò va bene. Viene aiutata da delle persone onorevoli e viene condotta alla casa di Anita, dove può studiare, mangiare tutti i giorni, avere un letto dove dormire. All'inizio e dura, ma presto Shikò riacquista il sorriso. E il suo vero nome: Malaika. Che in swahili significa "angelo".
Il mio voto: 9
Perchè questo voto: è un libro profondo e molto riflessivo. Senza patetismi, senza stupido vittimismo, narra di violenze inaudite alle quali sono sottoposti i bambini di strada. Non solo a Nairobi, ma nel resto del continente, i bambini di strada sono centinaia di migliaia. Vittime silenziose di un sistema capitalista asservito al dio denaro, che tutto distrugge e niente conserva, un sistema che ha letteralmente distrutto le colorite culture africane, creando una crisi d'identità in un popolo smarrito. Il degrado li spinge a rubare, a drogarsi. Spesso e volentieri sono vittime di violenze sessuali da parte dei poliziotti che li arrestano. Vengono venduti per sesso, obbligati a prostituirsi. Di tutto questo l'occidente per bene non sa nulla, annebbiato dal suo benessere e sempre in cerca di nuove pretese. L'unica pretesa, anzi desiderio, che hanno queste persone è poter sopravvivere e, magari, diventare adulti. Molti di loro non possono ottenere nemmeno questo. Muoiono giovanissimi, per colpa del flagello dell'Africa: l'AIDS. E nessuno ha accesso alle cure. E l'occidente se ne frega...
A chi è consigliato: a coloro che vogliono aprire gli occhi su quella parte del mondo che tutti vogliono dimenticare.
Il secondo libro è di un'autrice belga molto eccentrica e dotata: Amélie Nothomb. Il titolo è "Acide sulfurique".
La trama: un'emittente televisiva ha deciso di mandare in onda un nuovo reality show. Il suo titolo è "Concentration", ed è la fedele ricostruzione di un vero campo di concentramento nazista. I protagonisti di questo reality vengono presi a caso per strada, chiusi in vagoni piombati e rinchiusi in questo campo, dove vengono frustrati, affamati e infine selezionati per la morte. Tra i prigionieri c'è una giovane di rara bellezza, Pannonique, di cui si invaghirà una misteriosa e meschina kapò, Zdena. Ossessionata da questa ragazza, Zdena deciderà di proteggerla dalla selezione, dandole di nascosto della cioccolata. Quando poi il gioco si fa più duro, Zdena, colpita dalla moralità e dall'integrità di Pannonique, deciderà di porre fine a "Concentration" e di liberare tutti i prigionieri.
Il mio voto: 7-
Perchè questo voto: il tema affrontato è molto interessante: la morte in diretta. In un mondo ormai dominato dai reality show, il punto più basso potrebbe essere toccato proprio da un simile reality. L'avidità e il voyerismo degli spettatori, zombi inebetiti, schifa l'autrice, che in questo libro versa proprio l'acido solforico, come da titolo. Per contro, il libro si fa più lento, e il finale è un pò scontato. Insomma, la Nothomb, fenomeno letterario degli anni '90, comincia a perdere colpi.
A chi è consigliato: a tutti coloro che odiano i reality show.
E' tutto, per questo 1 gennaio.
See ya!




No comments: