...che è quasi finito. Ebben si, il racconto (troppo lungo) dal titolo "Un uomo senza importanza" sta giungendo al termine.
Questo capitolo, essendo molto lungo, ho deciso di dividerlo in due. Ma il risultato non cambia: ancora un paio di settimane e vi sarete tolti dalle balle Angelo e le sue sfighe!
Comunque basta chiacchiere. Ecco il capitolo.
MELISSA(prima parte)
È la prima settimana di aprile. Gli alberi da frutto sono stracolmi di fiori. Il venticello caldo che accompagna quelle giornate primaverili fa volare via i fiori, inondando il vicinato di una candida e profumata “neve”. La primavera ha allungato finalmente le giornate. E quando c’è il sole si può andare in giro senza giacca. Finalmente il tedio invernale è alle spalle. Ma Angelo vede invece nubi nere, sente soffiare un vento gelido e cattivo, il mondo è per lui ostile e inavvicinabile.
Dopo la gita scolastica si è dato malato. Questa è la sua seconda settimana di “malattia”. Le giornate le trascorre sempre nello stesso modo: seduto sul divano, con il telecomando in mano. Tutto il giorno davanti alla televisione. Si stacca solo per mangiare e per dormire. Quella schifosa scatola di bugie è l’unica sua ancora di salvezza, l’unica cosa che gli impedisce di impazzire. Sa benissimo che, se solo smettesse di farsi rintronare da quella scatola di bugie, si metterebbe a piangere, maledirebbe il mondo e se stesso.
Non ha il coraggio di uscire. Ovunque volge lo sguardo, vede il volto fresco e bellissimo di Margherita Reiner, unico suo rimpianto della vita.
Mentre guarda il solito programma di pettegolezzi pomeridiano, pensa che è meglio che lui non torni più a scuola. E che dirà alla preside? Come faranno a trovare un sostituto ad aprile? Non gliene frega niente! Lui non può più tornare a scuola. Non può continuare a insegnare in quella scuola, con Margherita sotto gli occhi. Non può affrontare il suo sguardo sapendo che lei è felicemente fidanzata, e non con lui. Il solo vedere il suo viso, le sue labbra che non ha mai baciato, il suo corpo che non ha mai accarezzato, è una lama bollente che si conficca nel suo cuore. Non ce la fa.
Nei momenti di sconforto assoluto, quando non c’è nessuno in casa, si mette a bestemmiare, ad insultare il creato, se stesso. Cerca di lodarsi, come faceva una volta. Cerca di dire che non è colpa sua. Si ripete che Margherita non è la donna adatta a lui perché non lo ama. Le da della stupida donna imbecille, della troia. Quante volte l’ha insultata, mentre le lacrime gli bagnavano il volto. Quante volte ha inveito contro Mike, il suo migliore amico, che avrebbe dovuto cedergli il passo, che avrebbe dovuto convincere quella donna a concedersi a lui. Poi la verità lo colpisce alla nuca, stordendolo. E lui si rende sempre più conto di essere solo un idiota.
Non si lava più, non si sbarba più, non si cambia più. Puzza come una cimice, ha una barba più ispida di un riccio e i suoi vestiti sono coperti di macchie di sugo e sudore. Non ha senso lavarsi se nessuno è interessato a te, pensa. E poi, ne è sicuro, nessuno verrà mai a fargli visita. È solo.
Bestemmia, come tutte le mattine. L’ha sognata ancora,
Non ha voglia di alzarsi. Si rigira nel letto fino alle dieci, poi si alza.
Va in cucina ma non fa colazione. Ha la nausea. Mangia solo uno spicchio d’aglio, che ingoia senza masticare. Va in bagno per far pipì. Si guarda allo specchio, dopo cinque giorni che non lo fa più. La barba è diventata lunga, ispida e incolta. Fino a poco tempo prima si sarebbe considerato figo e virile. Adesso si osserva e non pensa a niente.
- Magari domani mi faccio la barba!- dice sospirando.
Sa che non lo farà. Che senso ha?
È seduto sul divano a guardare
- Un vero amico aiuta un amico!-
- Sarebbe bello se fosse così!- dice Angelo.
Pipino se ne va, borbottando. Ormai non lo sopporta più. E nelle sue “crisi di male assoluto” gliene ha fatte talmente tante che ormai non prova più alcun sollievo.
Lo scampanellio continua. Non è Pipino. Lui fa sempre tre suoni intermittenti. Ma chi può essere?
Apre la porta e il cuore gli salta in gola, insieme allo spicchio d’aglio. Vorrebbe fregarsi gli occhi, darsi un forte pizzicotto, prendersi a cazzotti. Sto sognando, non c’è altra spiegazione. Ma invece è sveglissimo. E quella è proprio Margherita, in carne e ossa.
Come accoglierla? Non si è lavato, non si è sbarbato, indossa una canottiera chiazzata e un paio di boxer che non cambia da quasi due settimane.
- Che ci fai qui?- domanda velocemente.
- Che domande! Manchi da scuola da due settimane: sono venuta a vedere che cos’hai!-
Si guardano per qualche secondo, senza aprire bocca.
– Beh, non mi fai entrare?-
- Ah, si, scusa! Entra pure-
Margherita entra. Angelo la fa accomodare sul divano. Le chiede se vuole qualcosa da bere. Lei gentilmente rifiuta.
– Sei a casa da solo?-
- Mia madre lavora, mia sorella pure, mio padre è in pensione. Va sempre in giro. Adesso è andato in campeggio-.
- Da solo?-
- Con dei suoi amici-
- Capisco-
Silenzio per un altro minuto. Fanno finta di guardare la televisione.
- Angelo, certo che hai una brutta cera: ma che hai?-
- Niente!-
- Come niente? -
- Non preoccuparti. Presto tornerò a scuola-
- Angelo, perché non mi dici la verità?-
- Quale verità?-
- Il vero motivo del fatto che non vieni più a scuola. So benissimo che non sei malato-
- Ma se poco fa hai detto che ho una brutta cera!-
- Beh, senza offesa, ma fai proprio schifo! La barba lunga, i vestiti sporchi…-
Ancora silenzio. Eh si, fa proprio schifo. E sicuramente avrà anche un alito di fogna e puzzerà come una capra marcia nel deserto del Sahara. Ma mica poteva prevedere che lei sarebbe venuta!
- Perché hai sprecato un giorno di scuola per venire a trovarmi? Torna a scuola, dai!-
- Oggi è mercoledì, il mio giorno libero: te ne sei dimenticato?-
- Beh, avrai tante altre cose da fare, no? Che ne so, sistemare la casa, fare la spesa. Non perdere tempo con me. Ti ringrazio per la visita, non era il caso-
Un silenzio di tomba. Margherita si tortura le mani, con gli occhi bassi. Angelo fa finta di guardare la televisione, ma le parole sono solo un fruscio incomprensibile che gli perfora i timpani. Vorrebbe correre in bagno a lavarsi un po’, magari solo le ascelle, e indossare dei vestiti puliti. Eppure non riesce ad alzare il sedere dalla poltrona.
- Angelo, è per me e Mike, vero?-
- Cosa?-
- E’ per il fatto che hai scoperto che io e Mike stiamo insieme. È per questo che non vieni più a scuola, vero?-
Silenzio. Angelo la fissa senza aprire bocca. Le sue labbra sono nascoste dalla fitta e ispida peluria.
- So che è così! L’ho capito il giorno che siamo tornati da Amsterdam. Che stupida sono stata! Avrei dovuto dirtelo subito, invece di tacere. Eppure avevo capito tutto, delle tue intenzioni. Non riesco proprio a capire perché abbia taciuto. Forse…forse per paura!-
- Da quanto tempo state insieme?-
- Da novembre- risponde lei, mordendosi il labbro.
Che cretino, pensa Angelo. Non è colpa sua, sono io che avrei dovuto accorgermene.
- Angelo, lo so che tu sei, come dire, “affezionato” a me. Ma non sei il mio tipo-
- Puoi dirmi almeno perché?-
- Come dire…non è facile da spiegare. Sei un bravo ragazzo, sei simpatico a modo tuo. Ammiro la tua voglia di migliorare, anche se non sopporto il fatto che lo faccia solo per piacere alla gente. Angelo, insomma, inutile cincischiare: tu non avresti mai potuto darmi quello che io voglio da un uomo! Sei troppo…immaturo!-
- Ma…perché? Perché mi dici questo? Tu…tu avresti potuto aiutarmi a cambiare!-
- A cambiare? Scusa sai, ma dubito che tu possa cambiare!-.
- Grazie della fiducia!-
- Oh, non capire male adesso! Insomma…tu non puoi cambiare perché è il tuo carattere. Tu sei fatto così!-
- Margherita…io ti voglio bene! Possibile che tu non lo capisca? Perché mi ferisci a questo modo?-
- Lo so che mi vuoi bene. E anche io, in un certo modo. Ma non nel modo in cui lo intendi tu!-
In quel momento avrebbe solo voglia di afferrarla per le spalle e premere le sue labbra coperte di barba sulle sue. Vorrebbe imporle il suo amore, la sua mascolinità. Ma sa che si macchierebbe di un qualcosa che non potrebbe perdonarsi.
- Dimmi almeno che cosa ti piace in Mike-.
- Cosa mi piace di Mike? Non è facile da dire! Diciamo che lui è stato il primo con cui ho potuto avere un dialogo libero, e non precluso da stupide barriere sessuali. Con te non sarebbe mai potuto succedere. Non per cattiveria, Angelo. Tu sei un bravo ragazzo. Alla tua maniera, a volte sei anche simpatico. Ma non sei assolutamente in grado di vedere una donna come un tuo simile. Tu invece…basi il rapporto uomo/donna su un altro piano. Uno che è diverso da te fisicamente, non può essere considerato un pari, nemmeno mentalmente-.
Angelo si alza dal divano e fa per andarsene. Ha un giavellotto rovente piantato nel cuore. Non vuole che Margherita si accorga del tremendo dolore che prova in quel momento. Forse ha ragione. Ma…come…come potrebbe cambiare? Perché non ci sono libri su cui istruirsi? Perché tutto deve essere sempre così difficile?
- Mike ha detto che vuole venirti a trovare, uno di questi giorni. Ti prego, non lo trattare male. Ha sempre agito in buona fede. L’unico errore commesso, è lo stesso mio. Te lo ripeto, mi pento. E si pente pure lui!-.
- Dì a Mike che lo aspetto a braccia aperte-
Almeno so, pensa Angelo, che Mike è una persona che non si prenderà gioco del mio dolore.
In quel momento si rende conto che Michael Scalzi, lo scheletrino, il biondino anemico, è l’unico vero amico che abbia mai avuto. Può forse non essere felice per lui?
- Forse è meglio che tu vada ora!-
- Se…se vuoi. Tutto bene?-
- Tutto benissimo! Ma vai adesso. Non perdere tempo con me!-
- Sono venuta volentieri-
Esce dalla porta e si ferma sul pianerottolo.
– Ciao-.
- Ciao!-
Si stringono freddamente la mano. Lui però non resiste e l’afferra. La bacia sulle labbra, con foga, con rabbia.
Quando incontra gli occhi costernati di Margherita, non riesce a reggere al dolore.
Le sbatte la porta in faccia. Corre in camera sua e si getta sul letto.
Piange senza freni, come un bambino.
Fa il suo ingresso a scuola con quel ferro vecchio che sputacchia e scricchiola. Parcheggia il catorcio vicino ad una Mercedes bianca (è la macchina di quel viscido del Semeranza) e sgamba all’ingresso. Si è tagliato la barba ma il pizzetto è più incolto che mai.
Entra in classe, neanche a farlo apposta è
- Prof, ma che ci fai qui?- domanda lo Smilzi, con fare spaccone. – Qualcuno ha detto che ti eri rifugiato in un eremo in montagna, dove ti eri fatto monaco benedettino! Strano, non hai nemmeno la tonsura!-
Ride. Angelo lo fulmina con occhi di fuoco, non solo smorzando la sua risata ma pure quella nascente degli altri studenti.
- Siamo rimasti molto indietro con i programma. Bisogna rimettersi alla pari. E poi dovrò cominciare con le verifiche e le interrogazioni del secondo quadrimestre. Ci sarà da lavorare sodo. Avete di quei votacci da recuperare! Lo sapete che se non recuperate le insufficienze gravi verrete bocciati, vero?-
Apre il libro e comincia a “spiegare”. Il pernacchione dello Smilzi lo raggiunge come una raffica di mitra.
- Luca Smilzi, visto che non vuoi seguire la lezione, fuori dalla classe-
- Subito prof!-
Luca si alza e si avvia trotterellando verso la porta.
- Fammi un favore Smilzi: non entrare più in classe quando ci sono io! Tanto, visto i voti che hai nelle altre materie, quest’anno te lo sei giocato!-
- A dire la verità, ho tutte sufficienze più che abbondanti. Tranne in mate che ho tre. Ma stai tranquillo, mi dà ripetizioni un grande, uno che non è come te: lo conosci Michael Scalzi, vero?-
- Mike sarà anche bravo, ma tu ormai l’anno te lo sei giocato. E adesso fuori!-
- Peccato che tu sia tornato! Ci divertivamo moltissimo senza di te. Ci faceva ripetizione Michael Scalzi il sabato e il Semeranza negli altri giorni. Quante risate! Poi il Semeranza ha fatto un disegno di te, vestito da arabo, con su scritto “sono un terrorista” e l’attacco chimico con le scoregge. Un vero divertimento perché…-
Angelo si sente avvampare come un vulcano pronto ad esplodere. Non sa ancora come faccia a resistere alla tentazione di spaccargli la faccia. Forse il fatto che non solo perderebbe il posto, ma non potrebbe più insegnare e rischierebbe pure una denuncia, se non il carcere.
- Vai immediatamente fuori da questa classe!-
Lo afferra per un braccio e lo spinge fuori.
- Hey, piano bello! Lo sai che posso denunciarti per maltrattamenti?-
- Vai fuori! Cristo!-
- Ah, bestemmi anche? Bell’esempio!-
- Fuori di qui!- urla furibondo.
È rosso in viso, ha gli occhi fuori dalle orbite, goccioline di bava sul pizzetto. Sembra una maschera infernale, tanto che lo Smilzi impallidisce, per la prima volta.
- Senta prof, si calmi, ok? Stavo solo scherzando! Niente…di…personale…adesso esco!-
Schizza fuori dall’aula, sbattendo la porta.
– Niente scherzi, va bene? Adesso si fa sul serio! Ed evitare di seguire lo Smilzi, almeno che non vogliate essere bocciati! Perché io farò di tutto per farvi bocciare, se solo oserete ancora ridere alle battute di quel cretino, chiaro?-
Si siede alla cattedra.
– De Luca, dimmi dove eravamo rimasti la volta scorsa!-
– Non me lo ricordo!-
- Tre!-
- Ma prof…-
- Due!-
- Ascolti prof, non è un’interrogazione e…-
- De Luca, fuori dalla classe!-
- Prof., se lei ce l’ha con il mondo non vedo perché dobbiamo andarci di mezzo anche noi-.
- Brutta stronza, o esci immediatamente da questa classe o ti ci sbatto fuori a calci in culo! Fuori, cretina che non sei altro!-
La ragazza salta per la paura e corre fuori, con la testa bassa.
- Non ho mai visto un comportamento tanto indecente. Lo farò presente alla preside!-
Angelo non riesce più a controllarsi. Apre la porta e la spintona con tanta forza da farla cadere a terra.
Richiude la porta, la sbatte tanto forte da far cadere l’attaccapanni.
L’intera classe sprofonda in un silenzio irreale. Si sentono i singhiozzi sommessi della povera ragazza sbattuta fuori di classe ingiustamente.
Angelo si siede. Apre il libro e inizia a “spiegare”. Nessuno ha il coraggio di replicare.
Si rende conto che l’unico modo per sentirsi bene è essere crudele con gli studenti.
Senza volerlo, è diventato come gli insegnanti che ha sempre odiato.
Sente che sta per iniziare a piangere, quindi caccia indietro quei pensieri.
I suoi piani vengono guastati. Trova Margherita e Mike in aula professori. È lunedì, non è il giorno di fisica. È ovvio che Mike è venuto solo per vedere la sua “Meggy”.
Sono seduti in un angolo, accanto al computer. Chiacchierano amichevolmente. Sembrerebbero normalissimi colleghi, se non si tenessero per mano. Questo non fa altro che lanciare una sciabolata nel cuore già sanguinante di Angelo.
- Ciao ragazzi!- dice Angelo.
Non sarebbe giusto rimanere in disparte. Non vuole che loro si accorgano di quanto stia soffrendo. Alla fine, sono stati onesti. Dovrebbe almeno dimostrare un pizzico di felicità nei loro confronti.
- Ciao Angelo-
Margherita sembra un po’ imbarazzata. Mike invece non mostra nessun segno di fastidio né di imbarazzo.
– Finalmente sei tornato a scuola. Tutto bene?-
- Già, sto meglio. Grazie anche alle vostre visite. Mi avete fatto sentire meno solo-
- Siamo tuoi amici! È stato un piacere per noi. Non ci devi ringraziare.-
Angelo si sforza di sorridere.
- Magari qualche volta potremmo uscire insieme, non pensi Angelo?-
- No, sarei solo un terzo incomodo!-
- Non sei mai un terzo incomodo!-
Angelo sorride ancora. Se dovessero invitarmi, pensa, troverò una scusa per non uscire con loro.
Li guarda insieme, felici, e sente un tuffo doloroso al cuore. E’ come se il “feroce” Saladino lo stesse tagliuzzando lentamente. In realtà la colpa è di una brutta e arruffata signora, brutta come un gatto rognoso e bagnato: gelosia. È geloso di quell’allegro quadretto composto da una giovane coppia che si vuole bene. Un quadretto nel quale lui non è ammesso. La gelosia gli sussurra nelle orecchie parole di fuoco. Lui cerca di non ascoltarla. Lui non può comportarsi così. Lui deve cambiare. Per lui. Ma soprattutto per Margherita. In fondo al suo cuore, spera ancora che lei lasci Mike per mettersi con lui.
- Vi saluto. Devo fare tante cose-
- Sono così urgenti? Perché non rimani qui a parlare un po’ con noi?-
- Mi dispiace, ma proprio non posso!-
In effetti una cosa urgente la deve fare: deve andare di corpo. Ma soprattutto deve sfuggire alle Erinni che gli urlano nella testa parole immorali.
Corre alla macchina. È sempre parcheggiata accanto alla bella Mercedes del Semeranza. Infila la chiave nella serratura, non gira. La forza. Alla fine la portiera si apre. Sale in macchina, e questa scricchiola. Cerca di metterla in moto, ma non parte. Fa girare inutilmente il motorino d’avviamento per qualche minuto, poi il motore parte, tossendo.
La macchina scricchiola e sputacchia, ma alla fine si muove.
Mentre fa manovra per uscire dal parcheggio, con le chiavi di casa riga amorevolmente la portiera lucida della Mercedes del Semeranza. Una piccola vendetta per come lo ha ridicolizzato davanti agli studenti.
Nel fare manovra, urta di proposito la portiera posteriore della Mercedes, lasciandogli un bozzo abbastanza profondo.
Angelo se ne va, con la sua macchina sputacchiante, con un sorriso di soddisfazione tirato sul viso.
Non vedere più Margherita. Si rende conto che lui riesce a sopravvivere solo se la vede. Solo quando incontra i suoi occhi, che hanno sempre un sorriso per lui. Quando sente la sua voce, che non ha mai dispensato parole scortesi, nonostante se le fosse meritate. Come fa a stare lontano da lei? Come potrebbe vivere bene? Forse è masochismo. Forse è addirittura qualcosa di peggio. Ma Angelo può stare bene solo quando la vede. Anche sapendo che lei è felice con un altro, che non potrà mai provare niente per lui e che, forse, nel suo intimo lo disprezza pure.
È drogato di lei.
È ovvio poi che la frustrazione accumulata debba essere sfogata in qualche modo.
Con sua sorella non è mai stato gentile. L’ha sempre trattata come essere inferiore. Perché femmina e perché ammirata da tutti. La sua “perfetta sorellina” gentile e chiesarola. In quel periodo di frustrazione cocente la tratta peggio del solito. La insulta per niente. Trova sempre un modo per urlarle dietro parole di fuoco. Ha anche incominciato a picchiarla. All’inizio schiaffetti. Poi sberloni. Infine pure calci. Il fatto che lei non reagisca, che si faccia colpire come un pallone da calcio lo rende più furioso.
Ma arriva il momento in cui ci si stanca di fare il “buon cristiano”.
Ed eccolo che torna a casa più infuriato del solito. Non trova il piatto fumante in tavola. E di chi è la colpa, se non di sua sorella che non ha fatto il “suo dovere” di serva?
Corre in cucina e l’afferra per un braccio.
- Mi fai male!-
- Stronza! Dov’è il pranzo?-.
Perché tanta ira? Semplice. Nell’uscire dalla scuola li ha visti. Mike e Margherita. Accanto all’Alfa Giulia. Si parlavano come al solito. E sarebbe stato tutto uguale se non li avesse visti baciarsi. I suoi capezzoli (grossi come susine mature!) si sono induriti all’idea che avrebbe potuto esserci lui al posto di Mike. Si è ritrovato la bocca piena di bava. Eccitazione estrema. Ha distolto lo sguardo. L’eccitazione si è trasformata in frustrazione. Che ha scaricato tutta su sua sorella.
Senza pensarci su, Angelo le da uno schiaffo. Deve pagare per la sua frustrazione. Deve farlo sfogare. Non importa come.
- Brutto bastardo! – urla. – Questa volta te la faccio pagare!-
Lui prepara la mano destra, pronta per sferrarle uno schiaffo. Si ferma. C’è qualcosa negli occhi di sua sorella che lo fa desistere. Che cosa? La paura che suo padre lo sbatta fuori di casa per non farlo più rientrare? Per un po’ è riuscito ad arginare la cosa. La minacciava di dire al padre che aveva fatto un danno con la macchina. Ma…il danno era stato scoperto, suo padre non si era arrabbiato e…che cosa sarebbe successo adesso?
- Vedrai mio caro, le pagherai tutte insieme!-
Poi, per scherno, gli strappa qualche pelo di barba del pizzetto. Gli fa un male del diavolo.
- Ma vaffanculo!- urla.
Che cosa potrebbe mai fargli sua sorella? E se lo dicesse a suo padre? Lui ha sempre avuto una particolare preferenza per sua sorella. Se sapesse una cosa simile, lo sbatterebbe fuori di casa!
- Senti…scusami!-
- Troppo tardi!-
Le corre dietro per tutto il giorno. Cerca di scusarsi in ogni modo. Lei è irremovibile. Angelo comincia ad avere veramente paura.
La sera stessa, mentre sta per uscire, il ragazzo di sua sorella lo concia per le feste. Lui cerca di difendersi, chiudendosi a riccio. Non serve a niente.
- Sei un vigliacco, ecco cosa sei!-
Ecco la vendetta di sua sorella. Farlo picchiare dal quel “rastone” e “comunistone” del suo ragazzo. L’umiliazione che prova in quel momento è tale che non riesce quasi nemmeno a respirare.
Sale su quel catorcio della sua macchina e va sulla statale. Si carica in macchina la prima prostituta minorenne che trova. La porta in un angolo appartato e “consuma” con lei un amplesso rapido e violento. La picchia, la insulta. Sta superando ogni limite umano ma ormai è inarrestabile.
La paga gettandole i soldi in faccia. Quando incontra il suo sguardo, Angelo ha un tuffo al cuore. In un attimo, ritorna in sé.
Se la squaglia senza nemmeno voltarsi.
Ritorna alla “tana”. E che potrebbe fare d’altro? Si sente malissimo. Aveva promesso a se stesso di non fare più una cosa simile. Ha fatto addirittura di peggio. Ha picchiato una povera ragazzina sfruttata. Ha dimostrato per l’ennesima volta a se stesso di non essere capace di cambiare. E per finire ha pure rotto il suo catorcio di macchina. In un sorpasso azzardato, nello schivare una macchina, è finito in un fosso. Riparare la macchina gli costerebbe di più del suo effettivo valore.
Scende dal catorcio ormai morto e si guarda in giro. E’ sera tardi e nessuno si fermerebbe mai per dargli un passaggio. Si gratta i peli del petto e sospira:
– Ma si può essere più sfigati di così?-
Ride. Lo fa soprattutto per non mettersi a piangere come un bambino.
Firma con mani tremanti l’assegno. Il concessionario glielo strappa dalle mani, con una luce di libidine estrema negli occhi color topo. Ha fatto un ottimo acquisto, dice il viscido. Angelo non ha nemmeno la forza di parlare.
Mentre è in classe (la sua preferita,
Lo Smilzi gli dice una parolaccia, seguita dal solito pernacchione. Angelo non reagisce. Come posso recuperare i soldi?, pensa.
All’improvviso “apriti cielo”. Perché non ci ha pensato prima? Darà ripetizioni. Il buonumore ribussa alla sua porta. Si volta, caccia Smilzi dalla classe e riprende la lezione.
L’intervallo lo usa per redigere il testo descrittivo. Scrive: “ingegnere elettrico impartisce ripetizioni di matematica, scienze e fisica. Prezzo stracciato: € 20 all’ora”. Si, pensa, venti euro sono più che giusti. Quando andavo alle superiori chiedevo diecimila delle vecchie lire. Ma adesso sono laureato. Anzi, sono un ingegnere.
Scrive il suo numero di telefono cellulare e appende il foglio sia nella sua scuola che in quelle del circondario. Adesso non deve fare altro che attendere. È sicuro che chiameranno in tantissimi.
Arriva a scuola in tenuta da “Acapulco beach”: camicia aperta sul davanti a mostrare il “pelo”, pantaloni di tela marroncini, infradito da turista tedesco.
Entra in classe, getta la valigetta sulla cattedra e apre il libro per iniziare la “lezione”.
- Ciao fallus impudicus!- dice uno studente.
Quella non è
Angelo lo “invita” ad uscire dalla classe e inizia la sua misera lezione.
All’intervallo sente il cellulare che vibra allegramente nei suoi pantaloni. Chi può chiamarlo a quell’ora? Possibile che sia uno studente che vuole ripetizioni? Ad una settimana dal suo annuncio, nessuno aveva chiamato. Angelo si è già rassegnato a non dare mai ripetizioni a nessuno.
- Ehi terün- attacca il Semeranza – lo sai che i cellulari devono essere spenti a scuola?-
Angelo si alza dalla sua sedia, si gratta lentamente il pizzetto-foresta amazzonica e poi dice:
- Semeranza, ma vaffanculo!-
Finalmente lo ha detto!
- Pronto?-
Cerca di tenere un tono professionale: in fondo, è un ingegnere!
È una ragazza. Ha una voce sottile come il cinguettio di un passero. Si chiama Melissa. Frequenta ragioneria, quell’istituto brutto e grigio che si trova a pochi passi dalla sua scuola.
- Ho l’insufficienza in mate- dice - e vorrei recuperarla per non prendermi il debito. Mi può aiutare, signor ingegnere?
- Vieni da me questo pomeriggio, verso le cinque- conclude lui.
Melissa dice che non mancherà. Infatti abita proprio nel suo palazzo. Strano, pensa, non l’ho mai vista. O forse l’ha vista ma non se lo ricorda. Impossibile. Le ragazze lui le nota subito, anche le racchie. Non riesce proprio a capacitarsi della mancanza.
Riaggancia e ritorna in aula professori. Margherita sta chiacchierando con il Semeranza. Angelo si siede al suo posto e si accende una sigaretta. Lui lo nota, ma non dice niente. Angelo sorride. Non vede l’ora che vengano le cinque.
Dlin, dlon. Il campanello. Eccola! Apre la porta e gli sembra di essere andato in “trip utopico”. Ma è vera o una visione? Forse mi sono addormentato e sto sognando, pensa. Perché è veramente un qualcosa di meraviglioso, un capolavoro, uscita di peso da un dipinto di un maestro rinascimentale.
Melissa è una ragazza alta, magra ma non troppo, con lunghi capelli neri. Ha la pelle chiara come il latte e un corpo che sembra scolpito nel marmo. Praticamente perfetto. Agli occhi di Angelo Melissa è il sogno più bello. Una bellezza simile l’ha vista solo nelle slave. E in qualche ragazza con Pipino, nel famoso locale dove si è sbronzato. Una bellezza messa ancora più in rilievo da una minigonna cortissima e da una maglietta nera aderente.
Angelo sente che i suoi capezzoli-susina si stanno indurendo. Melissa, sotto la maglietta, non porta il reggiseno. Ha un seno decisamente prosperoso. Ohhh, ha le tettone!, pensa puerilmente.
- Salve ingegnere!-
- Ciao! Entra pure!-.
La fa accomodare sul tavolo del soggiorno. Lei non guarda in giro. Tiene gli occhi fissi sul suo libro di matematica. Lui invece non sa dove guardare.
- Allora, vogliamo cominciare?-
- Non ho un’insufficienza grave- dice lei – ma vorrei recuperarla, per non prendermi il debito: è sempre una scocciatura recuperarlo!-
Lei gli pone il suo programma. E naturalmente Angelo non ci capisce niente. La guarda. Pensa ai venti euro all’ora. Pensa a lei e alle sue tette. Non può farsi scappare nessuno dei due.
Guarda ancora il programma. Non avrebbe senso mettersi a leggere il libro. Melissa non ha l’aria di essere tanto imbecille.
- Non aveva detto che volevamo cominciare?- dice lei. – Perché non cominciamo?-
- Certo, arrivo subito-.
Corre in camera dei suoi con il programma in mano. Con mani tremanti, digita il numero di cellulare di Michael. Spera solo non sia troppo occupato per aiutarlo. Ma qui si tratta di vita o di morte.
- Pronto?- la voce di Mike è leggermente scocciata.
- Sono io, Angelo. Hai da fare?-
- Veramente starei lavorando-.
- Senti, solo una cosa e poi ti lascio, ok?-
- Va bene, dimmi-.
- Mi potresti spiegare…-
Sta mezz’ora al telefono. Fa perdere un’infinità di tempo a Mike ma alla fine ce la fa. La lezione per quel giorno è assicurata.
Va di nuovo in salotto. Melissa lo guarda, interrogativa. Angelo la guarda e va in “trip utopico”. I suoi pensieri sfiorano il porno. Scuote la testa per dimenticare.
- Signor ingegnere, va tutto bene?-
Come si sente bene: gli da del lei e lo chiama pure ingegnere! Un tono tanto remissivo e rispettoso non lo aveva mai sentito nemmeno nella le più rispettoso dei suoi studenti.
- Allora, cominciamo?- dice in tono serio. – E, a proposito: dammi pure del tu!-
Le ore passano veloci in sua compagnia. Lei è timida, ma simpatica. Parla volentieri, ma non esagera mai. E soprattutto sembra estasiata ogni volta che lo sente parlare, con quel tono professionale e “intelligente”. Tra le doti di Melissa è quella che preferisce di più.
Mentre Melissa scrive le equazioni, Angelo la osserva sempre con estrema attenzione. E pensa. Studentessa delle superiori. Giovane. Una gran figa. Tette stupende. Istruzione inferiore alla mia. Buona dose di immaturità dovuta ai suoi sedici anni. Non avrebbe nulla da ridire sul mio modo di fare. Potrei “plasmarla” come voglio. Le piace! Può provarci. Forse qualcosa potrebbe saltar fuori.
Quando la ragione riprende il sopravvento Angelo si rende conto che è una follia. È troppo giovane. E poi devo cambiare. Per me. Per Margherita. Voglio che lei mi apprezzi. Così, a malincuore, cerca solo di concentrarsi sulla lezione.
Un giorno caldo e afoso di fine maggio, un giorno in cui la voglia di studiare è nulla, Angelo se ne sta accanto a Melissa. Sta sudando. E non solo per il caldo. Quel giorno Melissa è particolarmente attraente. Sembra abbia il vizio di non indossare il reggiseno, nemmeno sotto le magliette più scollate. Indossa una maglietta bianca molto attillata, che mette bene in evidenza il suo seno grosso e sodo. Istintivamente, si tocca in mezzo alle gambe. Impallidisce. Ma porca puttana, pensa, proprio adesso dovevo eccitarmi così?
La cosa peggiora quando lei, inavvertitamente, apre le gambe. Angelo nota che sotto porta un paio di mutandine nere di pizzo. Trasparenti. La tensione arriva alle stelle. Santo cielo, pensa, se solo l’avessi incontrata prima di Margherita! Non avrei sofferto come un cane. Perché Melissa, così giovane e ingenua, non avrebbe mai avuto niente da ridire sul suo comportamento. Lo avrebbe accettato, senza riserve. Lui sarebbe stato felice. E poi lui lo sa che alle ragazze giovani piacciono gli uomini maturi. E sicuramente lui è l’uomo più maturo che lei conosca.
Pensa a quanto la vita sarebbe bella per lui, se Melissa fosse la sua ragazza. Del resto ha sedici anni. Non è più reato avere rapporti sessuali con una sedicenne. Può funzionare. Decide di provarci seriamente.
- Cosa fai nei week-end?- attacca Angelo, all’improvviso. Sul suo viso si tira il suo sorriso beota da “combattimento”.
- Vado in discoteca. Faccio la ragazza-immagine in un locale qui vicino. Forse lo conosci-
Gli dice il nome. La conosce. È una discoteca dove i più grandi hanno diciassette anni. Si balla, si bevono bibite e a volte alcolici, si fumano sigarette ed erba. È il luogo ideale per scoprire i “giochi proibiti”. E Melissa, li ha mai scoperti certi giochi? Si arrovella in cervello nel cercare di capire se lei è ancora vergine oppure no. No, pensa Angelo, è troppo bella per essere ancora vergine. Ma potrebbe anche esserlo, alla fine. La guarda. Ma dal corpo e dai movimenti non si può certo capire se una ragazza lo ha già fatto oppure no!
Viene poi colto da gelosia. L’idea che un altro ragazzo l’abbia toccata. La devo toccare solo io, pensa arrabbiato. Solo io e nessun altro. È mia!
Si riprende subito: è pazzo forse? Melissa ha sedici anni e lui ne ha trenta. Lei è una ragazzina e lui è adulto. Ha la sua vita. E anche se non è più reato, non può certo fare una cosa del genere. Lui non deve proprio intromettersi. Scuote la testa, nel tentativo di cacciare via i suoi pensieri che non sono assolutamente adatti alla sua posizione di professore.
- Perché mi hai fatto questa domanda?- dice lei, alzando gli occhi dal quaderno.
Angelo deglutisce. Il sorriso rimane al suo posto. - Così, giusto per sapere. Una ragazza carina come te non può certo rimanere chiusa in casa, nei fine settimana-.
Lei sorride.
- Sai Melissa, sei una persona molto simpatica. Di solito le ragazze della mia età tendono ad evitarmi-
- Ah si?-
- Già-
- Ti sei mai chiesto perché?-
- Forse perché non piaccio. Sai, amo molto essere me stesso. Alle donne mature questo lato degli uomini non piace. In fondo, loro preferiscono apparire più che essere-
- Non credo sia giusto pensare che tutte le persone siano così, non pensi?-
- Boh, chi lo sa! Forse solo io le ho trovate tutte così. Tu invece sei così diversa!-
- Non direi!-
- Si che lo sei. Sei simpatica. Sei semplice-.
Lei sorride ancora.
– Non ho sentito parlare bene di te. Mi hanno detto che sei un idiota. Mi sto ricredendo. Anzi, sei pure carino!-
- Oh grazie! Invece tu più che carina, sei bellissima!-.
Silenzio. Angelo sorride. Non si rende conto che ci sta provando pesantemente con una minorenne. Ma come fa resistere a quegli occhi da cerbiatta e a quell’espressione innocente?
- Perché non vieni a prendermi domenica sera?-
Il cuore gli balza in gola.
- Cosa? Beh, non lo so-.
- Eh dai! Se sono con te posso stare tranquilla che nessuno venga ad infastidirmi-.
Angelo non sa che rispondere. Quindi risponde di si.
Finita la lezione la accompagna alla porta. Lei sorride e gli dà un bacio. Nelle vicinanze dell’angolo esterno della bocca. A domenica, gli dice. Angelo la guarda allontanarsi.
Corre in camera sua e si “fa” da solo. È da tanto tempo che non si “fa” più così. Urla come una bestia e bestemmia in modo schifosamente blasfemo. Fa la “fontanella” e poi si calma. Non posso, pensa. Assolutamente. Devo finirla qui.
Domenica non andrò a prenderla, pensa. E da lunedì non le darò più nemmeno ripetizioni. Devo togliermela dalla testa. Non posso assolutamente cadere così in basso. Devo cambiare. Per Margherita, ma soprattutto per me.
Si siede sul divano, accende la televisione. Pensa. Una ragazza seria, magari sua coetanea, che lo ami. Una bella casa. Una famiglia. Che bellezza! Seduto davanti a quella stupida scatola di stronzate, si chiede se certe cose lui le avrà mai.
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