Wednesday 31 October 2007

HALLOWEEN

Quando l'ispirazione scarseggia tendo ad essere ripetitiva. Ad ogni modo, oggi è il 31 ottobre. E come ogni anno Halloween è arrivato rapido e diretto come un fiume in piena.
Onestamente non ho niente contro Halloween. E' una festa di origine celtica (anche se non ricordo il nome celtico) nella quale si festeggia l'arrivo dell'inverno. Per maggiori informazioni sulla festa, basta leggere qui (l'articolo è in inglese). Quello che mi da fastidio è l'uso esageratamente commerciale che stanno facendo della festa. E questo uso commerciale non è assolutamente italiano, ma americano.
Il 31 ottobre veniva sempre, ogni anno, anche quando io ero piccola. Però nessuno si sognava di suonare al mio campanello tuonando "dolcetto o scherzetto", o di far scoppiare i mortaretti e i petardi, rischiando di danneggiare cose e persone. Inoltre, le feste a tema Halloween non esistevano. Adesso invece sembra sia scoppiata la mania di feste, scherzi, caramelle, gadgets, ecc...Un'americanizzazione che mi da francamente i nervi.
Già l'anno scorso avevo trattato questo argomento. Basta leggere qui.
Quello che mi disturba sono proprio i continui scampanellii, l'uso indiscriminato di questa festa per comperare dolciumi e balle varie, il casino che provoca per le strade della mia via. I bambini di oggi si fanno trascinare da feste che non gli appartengono senza nemmeno sapere la loro origine. E questo mi fa imbestialire.
Quando ero piccola io gli scherzi si facevano solo a Carnevale, ci si travestiva solo a Carnevale, e gli scherzi più pesanti erano una doccia di schiuma da barba o al massimo un uovo marchio che ti pioveva in testa. Adesso ci si mettono di mezzo i mortaretti...la cosa mi deprime (anche perchè sto drammaticamente invecchiando: rimembro già il passato come fa sempre mia nonna :-S).
Ad ogni modo, la cosa non mi turba: stasera non sarò a casa. E, comunque, ho sempre pronta la bottiglia di alcool etilico e l'accendino pronto! Photo Sharing and Video Hosting at Photobucket

See ya! Photo Sharing and Video Hosting at Photobucket




Tuesday 30 October 2007

NUOVE ISPIRAZIONI E RACCONTI


Ci sono momenti della vita in cui qualcosa nel cervello si accende. A volte è finalmente l'epifania del cervello che inizia misteriosamente a funzionare dopo anni e anni di "verginità". Altre volte sono delle fiammelle mentali, come le chiamo io, delle illuminazioni chiamate "ispirazione".
Erano almeno due anni che non avevo un'ispirazione decente. Dal dicembre del 2005, mese in cui terminai "un uomo senza importanza" non ho più avuto idee degne di essere chiamate tali. Avrò iniziato almeno una decina di "romanzi". Nessuno è mai giunto al termine. Alcuni addirittura si sono interrotti fin dal primo capitolo. Sentivo uno strano senso di angoscia dentro di me, e quando questo succede vuol dire che il "romanzo" non è adatto ad essere scritto.
Per quasi due anni mi sono dedicata esclusivamente ai racconti, quando avevo tempo, visto la mia smania di finire gli esami in anticipi (cosa che poi non mi ha permesso di laurearmi poi tanto in anticipo). Questi racconti prendevano spunto dalla realtà quotidiana, e si coloravano di una fine vena letteraria. Ho sempre odiato la licenza letteraria spinta, anche se come diceva il grande maestro Flaubert "prendi un particolare della vita quotidiana ed esageralo".
Ora, l'illuminazione. Un nuovo "romanzo" sta nascendo, nella speranza che possa vedere la fine. Ho deciso di puntare su un "genere", il giallo, anche se non so quanto rispetterà le regole del genere, visto che io detesto le regole. E non so nemmeno se uscirà bene oppure no. Non sono avvezza a scrivere gialli, ne scrissi uno solo circa sette/otto anni fa. Il titolo era "innocence" ed era una specie di ciofeca pseudo-letteraria dove luogo comune, giallo e paranormale si mischiavano in un mix a dir poco trash-esplosivo. Da allora non ho più tentato la "fortuna". Vediamo che accadrà.
Qualcuno mi ha chiesto come mai non finisco di pubblicare il racconto "un uomo senza importanza". Si vedrà se pubblicare il finale oppure no. :-p
Credo sia tutto.
See ya! :-D

P.S. la foto esprime al meglio il mio sogno proibito e la mia più insana ossessione: i libri. Se possedessi tutti quei libri, credo proprio che sarei la persona più felice della terra.

Monday 29 October 2007

LA TV GENERA ANSIA

Lo ammetto: io la televisione la guardo pochissimo. Di solito l'accendo quando ci sono dei programmi (pochi) che mi interessano e raramente guardo il tg3. Se mi voglio documentare, mi rivolgo alla rete, che è sicuramente molto più attendibile dei Tg, dove le notizie sono tutte gossip o comunque spesso e volentieri gonfiate.
Ed è proprio per questo che, sembra, la tv sia un nuovo mezzo che induce anzia e isteria. Non la tv in se stessa, ovvio, ma i programmi trasmessi. Basta leggere qui e anche qui per capire meglio.
In soldoni, quasi tutti i programmi, da reality show a tg, con il loro contenuto a volte a dir poco apocalittico, generano ansia, stress, depressione e pure aggressività negli spettatori. E non credo che questa sia un'esagerazione. Onestamente, quando al tg non senti parlare d'altro che di stupri, omicidi, terrorismo, stragi, il tutto condito con i particolari più crudi quasi obbedendo ad un oscuro sadismo, ad una persona è normale che batta forte il cuore o che comincino a girare leggermente i rognoni! Senza poi contare che il finto allarmismo, di cui si fregiano spesso e volentieri i tg, non fanno altro che creare paure esagerate e ingiustificate nella gente. Non è bello vivere nella paura, ci si rovina l'esistenza.
Ma...c'è ovviamente un mah! E se tutto questo fosse invece parte di una logica ben costruita, ovvero quella di mettere il più possibile paura alla gente al fine, per esempio, di vendere più farmaci o di stipulare più polizze di assicurazione? Ricordate la psicosi aviaria? Il caro "corriere della sera" titolò un giorno "influenza aviaria: 20.000 morti solo a Milano". Insomma, è ovvio che una persona che legge una cosa simile non solo viene colta da una crisi d'ansia ma anche da isteria non giustificata. E infatti quando ci fu questa notizia, fu impossibile trovare una confezione di antivirali o di vaccino antinfluenzale nel raggio di 100 chilometri!
L'allarmismo e l'isterismo di cui si fregia felicimente al televisone d'oggi potrebbe anche essere visto, nella mia umilissima opinione ovvio, come un segno inequivocabile di una rapida decadenza della nostra società, ormai tutta ripiegata sulla paura e sull'isterismo, e incapace di risolvere seriamente i problemi. Can che abbaia non morde. Mi domando cosa succederà quando la crisi petrolifera, fra circa 10-15 anni o forse prima, scoppierà in tutto il suo fragore. Forse avremo un gran numero di suicidi di massa! :-S
Credo sia tutto!
See ya :-S

Thursday 25 October 2007

POST TRANQUILLO

Oggi sono ancora intasata per via del raffreddore e soprattutto ho un maledetto mal di testa da sinusite che ad intermittenza si diverte a tormentarmi.
Non avendo quindi la benché minima voglia di incavolarmi per le notizie che leggo online o per i comportamenti devianti della nostra odierna società, propongo un test leggero leggero che ho trovato sul blog di Tintaglia, arancionissima amministratrice del forum che io frequento con sempre crescente entusiasmo e proprietaria di un blog molto carino (devo trattarla bene sennò mi banna :-p).
Comunque il test è il seguente:
1 - Prendi il libro che hai più vicino, vai a pagina 19, scrivi la linea 11:
la tragédie racinienne et la séduction que ce meme mythe ne...
2 - Se estendi il tuo braccio destro, cosa riesci a toccare?
La coperta del mio letto
3 - L'ultima cosa che hai visto in tv?
Dottor House, ieri sera su canale 5
4 - Senza guardare, che ora è?
le 13:20, forse
5 - Adesso guarda, che ora è?
Le 13:21, ci ho quasi azzeccato :-D
6 - Oltre al suono del computer, cosa riesci a sentire?
solo il rumore delle mie dita che schiacciano alla cieca la tastiera del computer
7 - Quanto tempo sei stato fuori di casa la volta che sei stato più tempo fuori?
due settimane
8 - Cosa stavi facendo prima di scrivere questo post?
Guardavo il forum, stavo pensando ad un pm da mandare ad un avventore e leggevo i blog dei contatti presenti tra i miei link
9 - Cosa indossi ora?
un paio di jeans e una felpa di una tuta
10 - Cos'hai sognato stanotte?
Non me lo ricordo...
11 - Quanto tempo hai riso l'ultima volta?
Non cronometro le volte in cui rido
12 - Cosa c'è sulle pareti della tua stanza?
un calendario, dei quadri orripilanti un grosso specchio ovale, il mio diploma di medie superiori
13 - Hai notato qualcosa di strano ultimamente?
I miei vicini non prendono più a testate il muro e non hanno dato fuoco a nessuna pianta!
14 - Cosa pensi di questo giochetto di domande?
Leggero leggero, ma simpatico
15 - L'ultimo film che hai visto?
El Alamein, la linea di fuoco: molto commovente
16 - Se diventassi milionario cosa compreresti?
Prima di tutto una casa in Irlanda, poi farei molta beneficenza...
17 - Qualcosa su di te...
Allora...mi sento sempre in colpa per cose che non ho fatto, ho un'anima dark, ho un carattere orribile e ho il raffreddore (ma solo ora)
18 - Se potessi dare una cosa al mondo, cosa daresti.
Il mondo ha tanto bisogno di acculturarsi...
19 - Ti piace cantare?
Onestamente non me lo sono mai domandata!
20 - Cosa pensi di Bush?
Good puppy, good puppy...credo sia abbastanza chiaro! :-D
21 - Hai una bambina, senza pensarci, come la chiami?
Mah...credo Sadako, come la bambina maledetta di "Ringu" (l'originale giapponese, non la ciofeca americana), ma anche come la piccola Sadako che nel 1955, anno della sua morte per leucemia provocata dalla bomba di Hiroshima, creò centinaia di gru origami nella speranza di sopravvivere.
22 - Invece è un bambino, come lo chiami?
James credo, come James Joyce, l'autore che ha cambiato la mia vita.
23 - Ti piacerebbe vivere in uno stato estero?
Mi piacerebbe molto vivere in Irlanda. Ma so che poi mi mancherebbe la cara repubblica delle Banane meglio conosciuta come Italia
24 - Cosa ti piacerebbe ti dicesse Dio arrivato in paradiso?
Non hai seguito i dogmi della chiesa cattolica: hai fatto bene!
25 - Chi vorresti che rispondesse a queste domande?
Mah, ci vuole una buona dose di delirio mentale per rispondere a queste domande :-D
See ya! :-D

Wednesday 24 October 2007

PANEM ET CIRCENSES

Il mondo in cui viviamo non è poi così strano. Ci lamentiamo dei media, e del fatto che su tg (ma è ancora il caso di chiamarli tg?) come tg4 o studio aperto in quasi un'ora di tg ci sia il 10% di notizie e il 90% gossip. E' normale signori miei!
"Panem et circenses": ecco cosa facevano i romani. Davano divertimento al popolo per far si che questo non si occupasse degli affari politici e interni dell'Impero. I nostri politici, che dominano i media, fanno lo stesso. Ci fanno vivere in un mondo dorato, ci rimbabiscono con la bella vita delle veline e delle attricette (nascondendoci ovviamente il loro marcio) per far si che noi ci sentiamo bene. E il popolo bove, sfinito da tette e culi, da veline dalla moralità di meretrici e da conduttori asserviti, si divertono e dimenticano. Ogni stato occidentale è così, chi più, chi meno. L'Italia è più di tutti (seconda, forse, solo agli USA).
Nel mondo esistono decine di guerre nascoste. In Sudan la situazione è ogni giorno peggiore. In Birmania continuano le violenze assurde. E noi ce ne freghiamo. La maggior parte della gente se ne frega. Noi stiamo bene. Noi non abbiamo più voglia di lottare. Forse, come dice qualcuno che conosco, ci vorrebbe un'altra guerra per svegliare le nostre coscienze, con annesse le conseguenze tra le più catastrofiche (perchè in una guerra nessuno è neutrale!). Ma io vorrei evitare le conseguenze estreme.
Siamo figli di una generazione dormiente. Ce ne freghiamo. Siamo egoisti e ottusi. Ma siamo felici. Siamo tutti felici. Abbiamo le mascelle che ci fanno male per il tanto ridere. Abbiamo a volte una vita miserrima ma siamo felici. Felici nella nostra ignoranza. E chi capisce, i pochi, pagano anche per gli altri. Il senso di impotenza che ne deriva ti fa venire voglia di richiudere gli occhi. Ma ormai non lo puoi più fare. E gli occhi ti fanno male, ma devi sopportare.
Delirio odierno dovuto al raffreddore! :-P
E per concludere in bellezza un bell'articolo: il decreto bulgaro di Prodi. Ancora qualche delucidazione sulla legge distruggi libertà sul web.
See ya!

Monday 22 October 2007

C'E' CHI DICE...

...che il suo gatto è tanto grosso da sembrare una gatta incinta. Forse non ha mai visto questo curioso esemplare di felino femmina, 14 anni di età per 9 kg di peso, che passa le giornate stravaccata ovunque le capiti. Ecco la foto segnaletica:
Ecco! Questo felinoide femmina sembra incinta di due gatti adulti! Che mi dite ora? :-D
Un altro post scemo, tanto per iniziare in "bellezza" la settimana!
See ya! :-D

Sunday 21 October 2007

LIBERA



Canzone di Donatella Milani, presentata a Sanremo 1984. Come molti artisti, a volte pure molto bravi, è sparita poco dopo, inghiottita dagli anni e dai cambiamenti. Ora fa la talent scout.
Questa canzone non è che sia niente di speciale. La classica canzone anni '80 senza grande pretese. Ma dal testo traspare una voglia di libertà che non si sente più nelle canzoni di oggi. Questo testo mi ha colpita molto. Eccolo:
Io, persa nella notte
cuore di drago
fumo sigarette
c'è luce di lampioni
scritti sui muri sogni americani
Io voglio un'altra pelle
il buio mi dà urgenza di stelle
è fredda la mia mano
cerco due ali e un cuore di aeroplano

Qui sul calendario ho scritto "via",
poco più in basso una poesia
coltello a scatto e ferrovia
questa vita è ancora mia, mia, mia...

Libera, amico cielo
libera, prendimi in volo
e via, via, via...
e ancora via, via, via...

Libera, vento di razza,
libera, freccia che spezza
e via, via, via...
e ancora via, via, via...

Ferro e fuoco io vivrò così
luna in tasca e poi i giorni
sono miei, dai, occhi aperti sul mondo
là su dove il cielo è profondo

Mai stata così sola
musica va, non fermarti in gola
no, grattacieli e rabbia
mondo che brucia se un amore scoppia
C'è nella nebbia scura
una città che non ha pianura
io vincerò la sera
sopra le foglie un vento, primavera

Qui, strade deserte, il vento va
senza vele resto qua
mi cercherò nel mondo ma
questa sera vado via, via, via...

Libera, amico cielo
libera, prendimi in volo
e via, via, via...
e ancora via, via, via...

Libera, vento di razza
libera, freccia che spezza
e via, via, via...
e ancora via, via, via...

Ferro e fuoco io vivrò così
luna in tasca e poi i giorni
sono miei, dai, occhi aperti sul mondo
là su dove il cielo è profondo

Via, via, via...
e ancora via, via, via...

Libera, libera
Via, via, via...
e ancora via, via, via...
Mi scuso per la scarsa qualità di questo post, ma non avevo grandi idee... :-p
See ya!

Saturday 20 October 2007

LEVI-PRODI: UNA LEGGE ANTI-GRILLO?

La notizia è fresca fresca di giornata. Per avere una panoramica più ampia riporterò qui i link dei due articoli apparsi su il corriere della sera repubblicaIn poche parole è chiaro: per quanto cerchino di rassicurarci, è ovvio che stanno cercando di mettere un bavaglio anche ai blog sul web. E tutto è iniziato dopo il V-Day.
Beppe Grillo non solo ha mostrato che il paese si è letteralmente rotto le palle di politici che vivono nel loro piccolo mondo antico e se ne fregano altamente di noi, ma ha anche rotto seriamente "i maroni alla direzione", come direbbe Luca Nervi. I politici, prima sicuri di contare su un popolo bove, si sono resi conto che gli Italiani tanto popolo bove non sono, o almeno non tutti. E hanno sentito il loro cadreghino tremare. E ora, ovviamente, stanno cercando di arginare i danni.
La legge Levi-Prodi è sicuramente una legge "ad personam" nei confronti della figura di Grillo. Perchè ormai lui ha fatto sentire una voce di un'Italia esasperata. Poco importa se poi ci cadono dentro anche migliaia di blog innocenti. Del resto "la guerre est la guerre".
Naturalmente però rimarranno beatamente "inculati", anche perchè il blog di Beppe, anche in caso del passaggio della legge, non chiuderà ma si trasferirà, secondo le sue parole, "in uno stato democratico". Cosa che, probabilmente, potrebbe fare pure questo blog, sul quale potrei anche cominciare a scrivere in inglese e in francese, giusto per renderlo più internazionale.
E non è nemmeno escluso che, se le cose continuino così, mi faccia una piccola esperienza lavorativa in Italia e poi non prenda armi e bagagli e mi trasferisca fisicamente in uno stato democratico. Un'idea balzana: del resto "impossible is nothing". Non mi piace arrendermi! :-p
See ya!

Friday 19 October 2007

A MAFALDINA

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Poche righe per ricordare Mafaldina. Era una micina. E' morta ieri.
Non l'ho mai conosciuta, ma era la micina di un'avventrice del forum che frequento con entusiasmo da più di due mesi ormai.
Forse quancuno potrebbe trovare questo post stupido e insignificante. Scrivere delle belle parole per un gatto, per giunta mai conosciuto. Ma alla fine pure le merita di essere ricordata, anche se ha vissuto poco. Perchè la natura è stata un pò crudele con lei, facendola nascere con dei gravi problemi fisici, che sono stati alla base della sua morte prematura.
A detta di chi l'ha conosciuta, era adorabile. Incantava solo a guardarla. Tutti sapevano che non sarebbe vissuta a lungo, ma nessuno era pronto a una morte tanto rapida.
Almeno è morta felice. Con una famiglia che l'ha amata fino alla fine.
Farewell Mafaldina. Ti ricorderanno tutti quelli che ti hanno conosciuto.... :-(

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See ya :-((

OGGI IL GIORNALE DICE CHE...

Oggi non ho particolare ispirazione, ma una grande incacchiatura per una notizia letta sul giornale (e che riporterò qui) e un blog decisamente stupido che mi porta a domandare perchè certa gente scrive blog quando farebbe meglio a coltivare patate! :-)
Ad ogni modo, oggi voglio qui segnalare tre notizie, di cui due già lo so passeranno inosservate e una che farà incacchiare altra gente.
La prima è questa. Tutti se la ricordano la mamma assassina di Cogne. Ecco, sembra che abbiano deciso di lasciarla in carcere perchè "incapace di prendersi cura dei propri figli": in poche parole, si sono finalmente resi conto che la colpevole è lei. Forse.
La seconda farà rizzare il pelo a molti bloggers, ed è questa. In soldoni, questa nuova legge che potrebbe essere emanata dal governo sulla burocratizzazione dei siti a scopo "editoriale" sul web, potrebbe pure colpire i blog, anche perchè non è ancora chiaro il loro statuto. Ovviamente, questo imporrebbe pure un controllo di tutto ciò che viene pubblicato sul web, con la conseguente fine della libertà di espressione in rete. Se questa legge dovesse passare, prima mi trasferisco su un server straniero, poi trasferisco me stessa altrove. Ormai stiamo superando tutti i limiti e la mia pazienza non è infinita!
Terza notizia, che non commento ma che lascio ai lettori il giudizio: questa. Questa non viene da un quotidiano ( i quotidiani non pubblicherebbero mai una cosa simile, almeno quelli italiani) ma da un sito che rischia di essere addirittura chiuso, con la nuova legge (Oddio, questi sono troppo furbi per farsi beccare, quindi sicuramente riuscirò ancora a leggerli). E' una divertente e purtroppo triste riflessione sul mercato editoriale italiano. In soldoni, spiega perfettamente come mai certi autori incapaci diventino autori di best sellers e altri con grandi doti rimangano nell'ombra. Sono nauseata!
Credo che per oggi sia tutto...
See ya :-|

Wednesday 17 October 2007

UN DEFICIENTE A STOCCOLMA


Guardate bene quest'uomo. A prima vista può sembrare un'innocente vecchietto, sorridente. Invece è forse il più grande deficiente sulla faccia della terra. Non a caso è americano. Oddio, essendo americano lo si può comprendere. Quello che non comprendo è come abbiano fatto a dargli il premio Nobel. Ok, ha fatto molte cose importanti per la scienza. Ma adesso è meglio mandarlo a riposarsi in un ospizio.
Che cosa ha fatto questo signore, che è stato uno dei due biologi americani a mostrarci la struttura del DNA? Ma niente! Ha solo affermato quello che gli Americani andavano millantando da sempre, ovvero che i neri sono meno intelligenti dei bianchi. Sembrerebbe dimostrato scientificamente. Naturalmente l'accusa di razzismo non gliela tolta nessuno.
Per sapere di più sulla sua ultima trovata, leggete qui. Lui quindi spiega, grazie a questa sua teoria, che tutte le politiche sociali attuate in Africa siano sbagliate perchè ci basiamo sull'assunto che i neri (o i negri) siano intelligenti come noi bianchi. Ecco, per lui non è vero!
Conclusione: questo signore in poche parole sta non solo giustificando il cosiddetto "fardello dell'uomo bianco" che ha spinto al colonialismo più brutale ed estremo dell'Ottocento, ma anche al fatto che stiamo buttando via il nostro tempo e il nostro denaro, perchè tanto i "negri" sono stupidi, non capiscono che le guerre non si fanno, hanno addirittura una libido superiore alla nostra (comunicato per il giudice tedesco che ha previsto uno sconto di pena al sardo stupratore "per motivi etnici e culturali": se ti capita un nero stupratore, assolvilo: poverino, è un povero negro stupido, non capisce che lo stupro è sbagliato), e che sul lavoro rendono meno proprio perchè sono "meno" intelligenti.
Adesso non so quante persone lo seguiranno. Ma questa sua affermazione potrebbe avere dei riscontri. L'uomo che anche disse che una donna ha diritto di abortire se si scoprisse che il figlio è un potenziale gay. Come se l'omosessualità dipendesse dai geni! E meno male che è un biologo! No, credo sia un principio di Alzheimer!
Io ho sempre creduto nell'ugualianza intellettuale di ogni individuo, indifferentemente dal sesso e dal colore della pelle. Ognuno ha una visione del mondo diversa, e sicuramente gli africani hanno una visione del mondo diversa dalla nostra, ma non per questo sono inferiori. Questo dal basso della mia ignoranza.
E questo è tutto!
See ya >:-@

Tuesday 16 October 2007

1 DICEMBRE 2007: B-DAY/BAMBOCCIONI DAY


Ecco, come al solito le cose serie le scrivo sempre dopo quelle facete. Invece di postare quel racconto del cavolo...vabbé, adesso rimedio.
Qualche tempo fa il nostro caro "dipendente" Padoa-Schioppa definì i giovani ancora in casa con i genitori come "bamboccioni" da mandare fuori di casa. E ha previsto un incentivo sugli affitti. Ecco la mia risposta, e sicuramente la risposta di molti giovani come me: ma vaffanculo!
Come al solito i nostri politici vivono nel loro paese dei balocchi e non hanno la benchè minima idea di qualche sia la realtà italiana.
Ci sono milioni di giovani in Italia che sono precari, con lavori a volte stagionali, con stipendi da fame. A Milano, nelle periferie anche malfamate, un monolocale in affitto può costare anche 500 euro al mese. Allora, facciamo due conti: come fa un giovane precario con uno stipedio tra gli 800 e i 1000 euro al mese a permettersi di pagare un affitto di 500 euro mensili? Come può un precario comprarsi una casa se le banche non gli concedono i mutui? Ora come ora, in un Italia allo scatafascio, il giovane è obbligato a fare il "bamboccione".
Ovvio che ai giovani italiani questa cosa non è andata giù. Ed ecco l'organizzazione del "B-Day", in cui i giovani protesteranno contro le loro condizioni in Italia e contro il ministro Padoa-Chioppa, che forse dovrebbe masticare chewing gum invece di dire fesserie.
Alcuni blog sono nati contro certe parole e certe stupide iniziative: se volete documentarvi potete farlo qui, qui, e anche qui.
Inoltre, per chi lo volesse, qui può iscriversi al B-Day e anche acquistare la maglietta che, come si dice sul sito, verrà poi inviata al ministro Padoa-Chioppa come "gradito" regalo di Natale con su scritto anche "mamma, me la lavi?".
Credo che questo sia tutto. Anzi no, se volete, qui c'è pure l'articolo comparso su "Il Corriere della Sera" di oggi. Adesso è veramente tutto.
See ya! :-(

ANCORA UN PO DI PAZIENZA...

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...che è quasi finito. Ebben si, il racconto (troppo lungo) dal titolo "Un uomo senza importanza" sta giungendo al termine.
Questo capitolo, essendo molto lungo, ho deciso di dividerlo in due. Ma il risultato non cambia: ancora un paio di settimane e vi sarete tolti dalle balle Angelo e le sue sfighe! Photo Sharing and Video Hosting at Photobucket
Comunque basta chiacchiere. Ecco il capitolo.

MELISSA(prima parte)

È la prima settimana di aprile. Gli alberi da frutto sono stracolmi di fiori. Il venticello caldo che accompagna quelle giornate primaverili fa volare via i fiori, inondando il vicinato di una candida e profumata “neve”. La primavera ha allungato finalmente le giornate. E quando c’è il sole si può andare in giro senza giacca. Finalmente il tedio invernale è alle spalle. Ma Angelo vede invece nubi nere, sente soffiare un vento gelido e cattivo, il mondo è per lui ostile e inavvicinabile.
Dopo la gita scolastica si è dato malato. Questa è la sua seconda settimana di “malattia”. Le giornate le trascorre sempre nello stesso modo: seduto sul divano, con il telecomando in mano. Tutto il giorno davanti alla televisione. Si stacca solo per mangiare e per dormire. Quella schifosa scatola di bugie è l’unica sua ancora di salvezza, l’unica cosa che gli impedisce di impazzire. Sa benissimo che, se solo smettesse di farsi rintronare da quella scatola di bugie, si metterebbe a piangere, maledirebbe il mondo e se stesso.
Non ha il coraggio di uscire. Ovunque volge lo sguardo, vede il volto fresco e bellissimo di Margherita Reiner, unico suo rimpianto della vita.
Mentre guarda il solito programma di pettegolezzi pomeridiano, pensa che è meglio che lui non torni più a scuola. E che dirà alla preside? Come faranno a trovare un sostituto ad aprile? Non gliene frega niente! Lui non può più tornare a scuola. Non può continuare a insegnare in quella scuola, con Margherita sotto gli occhi. Non può affrontare il suo sguardo sapendo che lei è felicemente fidanzata, e non con lui. Il solo vedere il suo viso, le sue labbra che non ha mai baciato, il suo corpo che non ha mai accarezzato, è una lama bollente che si conficca nel suo cuore. Non ce la fa.
Nei momenti di sconforto assoluto, quando non c’è nessuno in casa, si mette a bestemmiare, ad insultare il creato, se stesso. Cerca di lodarsi, come faceva una volta. Cerca di dire che non è colpa sua. Si ripete che Margherita non è la donna adatta a lui perché non lo ama. Le da della stupida donna imbecille, della troia. Quante volte l’ha insultata, mentre le lacrime gli bagnavano il volto. Quante volte ha inveito contro Mike, il suo migliore amico, che avrebbe dovuto cedergli il passo, che avrebbe dovuto convincere quella donna a concedersi a lui. Poi la verità lo colpisce alla nuca, stordendolo. E lui si rende sempre più conto di essere solo un idiota.
Non si lava più, non si sbarba più, non si cambia più. Puzza come una cimice, ha una barba più ispida di un riccio e i suoi vestiti sono coperti di macchie di sugo e sudore. Non ha senso lavarsi se nessuno è interessato a te, pensa. E poi, ne è sicuro, nessuno verrà mai a fargli visita. È solo.

Un mattino come tanti si sveglia e guarda fuori dalla finestra. Piove.
Bestemmia, come tutte le mattine. L’ha sognata ancora, la Reiner. L’ha sognata che stava insieme a lui, che lo amava, che lo adorava. Poi il sogno si era infranto, quel dannato sole era ricomparso. Bestemmia con veemenza, maledicendo il giorno.
Non ha voglia di alzarsi. Si rigira nel letto fino alle dieci, poi si alza.
Va in cucina ma non fa colazione. Ha la nausea. Mangia solo uno spicchio d’aglio, che ingoia senza masticare. Va in bagno per far pipì. Si guarda allo specchio, dopo cinque giorni che non lo fa più. La barba è diventata lunga, ispida e incolta. Fino a poco tempo prima si sarebbe considerato figo e virile. Adesso si osserva e non pensa a niente.
- Magari domani mi faccio la barba!- dice sospirando.
Sa che non lo farà. Che senso ha?
È seduto sul divano a guardare la TV quando suona il campanello. Sbuffa. Se è Pipino non apro, pensa. Da quando è “malato”, viene a fargli visita quasi una volta al giorno. Ma non certo per “consolarlo”. Gli parla sempre del suo “lavoro”. Che va male. Che i clienti non pagano. E cerca sempre di rifilargli qualche stupidata, che lui prontamente rifiuta. E allora lui se ne va arrabbiato.
- Un vero amico aiuta un amico!-
- Sarebbe bello se fosse così!- dice Angelo.
Pipino se ne va, borbottando. Ormai non lo sopporta più. E nelle sue “crisi di male assoluto” gliene ha fatte talmente tante che ormai non prova più alcun sollievo.
Lo scampanellio continua. Non è Pipino. Lui fa sempre tre suoni intermittenti. Ma chi può essere?
Apre la porta e il cuore gli salta in gola, insieme allo spicchio d’aglio. Vorrebbe fregarsi gli occhi, darsi un forte pizzicotto, prendersi a cazzotti. Sto sognando, non c’è altra spiegazione. Ma invece è sveglissimo. E quella è proprio Margherita, in carne e ossa.
Come accoglierla? Non si è lavato, non si è sbarbato, indossa una canottiera chiazzata e un paio di boxer che non cambia da quasi due settimane.
- Che ci fai qui?- domanda velocemente.
- Che domande! Manchi da scuola da due settimane: sono venuta a vedere che cos’hai!-
Si guardano per qualche secondo, senza aprire bocca.
– Beh, non mi fai entrare?-
- Ah, si, scusa! Entra pure-
Margherita entra. Angelo la fa accomodare sul divano. Le chiede se vuole qualcosa da bere. Lei gentilmente rifiuta.
– Sei a casa da solo?-
- Mia madre lavora, mia sorella pure, mio padre è in pensione. Va sempre in giro. Adesso è andato in campeggio-.
- Da solo?-
- Con dei suoi amici-
- Capisco-
Silenzio per un altro minuto. Fanno finta di guardare la televisione.
- Angelo, certo che hai una brutta cera: ma che hai?-
- Niente!-
- Come niente? -
- Non preoccuparti. Presto tornerò a scuola-
- Angelo, perché non mi dici la verità?-
- Quale verità?-
- Il vero motivo del fatto che non vieni più a scuola. So benissimo che non sei malato-
- Ma se poco fa hai detto che ho una brutta cera!-
- Beh, senza offesa, ma fai proprio schifo! La barba lunga, i vestiti sporchi…-
Ancora silenzio. Eh si, fa proprio schifo. E sicuramente avrà anche un alito di fogna e puzzerà come una capra marcia nel deserto del Sahara. Ma mica poteva prevedere che lei sarebbe venuta!
- Perché hai sprecato un giorno di scuola per venire a trovarmi? Torna a scuola, dai!-
- Oggi è mercoledì, il mio giorno libero: te ne sei dimenticato?-
- Beh, avrai tante altre cose da fare, no? Che ne so, sistemare la casa, fare la spesa. Non perdere tempo con me. Ti ringrazio per la visita, non era il caso-
Un silenzio di tomba. Margherita si tortura le mani, con gli occhi bassi. Angelo fa finta di guardare la televisione, ma le parole sono solo un fruscio incomprensibile che gli perfora i timpani. Vorrebbe correre in bagno a lavarsi un po’, magari solo le ascelle, e indossare dei vestiti puliti. Eppure non riesce ad alzare il sedere dalla poltrona.
- Angelo, è per me e Mike, vero?-
- Cosa?-
- E’ per il fatto che hai scoperto che io e Mike stiamo insieme. È per questo che non vieni più a scuola, vero?-
Silenzio. Angelo la fissa senza aprire bocca. Le sue labbra sono nascoste dalla fitta e ispida peluria.
- So che è così! L’ho capito il giorno che siamo tornati da Amsterdam. Che stupida sono stata! Avrei dovuto dirtelo subito, invece di tacere. Eppure avevo capito tutto, delle tue intenzioni. Non riesco proprio a capire perché abbia taciuto. Forse…forse per paura!-
- Da quanto tempo state insieme?-
- Da novembre- risponde lei, mordendosi il labbro.
Che cretino, pensa Angelo. Non è colpa sua, sono io che avrei dovuto accorgermene.
- Angelo, lo so che tu sei, come dire, “affezionato” a me. Ma non sei il mio tipo-
- Puoi dirmi almeno perché?-
- Come dire…non è facile da spiegare. Sei un bravo ragazzo, sei simpatico a modo tuo. Ammiro la tua voglia di migliorare, anche se non sopporto il fatto che lo faccia solo per piacere alla gente. Angelo, insomma, inutile cincischiare: tu non avresti mai potuto darmi quello che io voglio da un uomo! Sei troppo…immaturo!-
- Ma…perché? Perché mi dici questo? Tu…tu avresti potuto aiutarmi a cambiare!-
- A cambiare? Scusa sai, ma dubito che tu possa cambiare!-.
- Grazie della fiducia!-
- Oh, non capire male adesso! Insomma…tu non puoi cambiare perché è il tuo carattere. Tu sei fatto così!-
- Margherita…io ti voglio bene! Possibile che tu non lo capisca? Perché mi ferisci a questo modo?-
- Lo so che mi vuoi bene. E anche io, in un certo modo. Ma non nel modo in cui lo intendi tu!-
In quel momento avrebbe solo voglia di afferrarla per le spalle e premere le sue labbra coperte di barba sulle sue. Vorrebbe imporle il suo amore, la sua mascolinità. Ma sa che si macchierebbe di un qualcosa che non potrebbe perdonarsi.
- Dimmi almeno che cosa ti piace in Mike-.
- Cosa mi piace di Mike? Non è facile da dire! Diciamo che lui è stato il primo con cui ho potuto avere un dialogo libero, e non precluso da stupide barriere sessuali. Con te non sarebbe mai potuto succedere. Non per cattiveria, Angelo. Tu sei un bravo ragazzo. Alla tua maniera, a volte sei anche simpatico. Ma non sei assolutamente in grado di vedere una donna come un tuo simile. Tu invece…basi il rapporto uomo/donna su un altro piano. Uno che è diverso da te fisicamente, non può essere considerato un pari, nemmeno mentalmente-.
Angelo si alza dal divano e fa per andarsene. Ha un giavellotto rovente piantato nel cuore. Non vuole che Margherita si accorga del tremendo dolore che prova in quel momento. Forse ha ragione. Ma…come…come potrebbe cambiare? Perché non ci sono libri su cui istruirsi? Perché tutto deve essere sempre così difficile?
- Mike ha detto che vuole venirti a trovare, uno di questi giorni. Ti prego, non lo trattare male. Ha sempre agito in buona fede. L’unico errore commesso, è lo stesso mio. Te lo ripeto, mi pento. E si pente pure lui!-.
- Dì a Mike che lo aspetto a braccia aperte-
Almeno so, pensa Angelo, che Mike è una persona che non si prenderà gioco del mio dolore.
In quel momento si rende conto che Michael Scalzi, lo scheletrino, il biondino anemico, è l’unico vero amico che abbia mai avuto. Può forse non essere felice per lui?
- Forse è meglio che tu vada ora!-
- Se…se vuoi. Tutto bene?-
- Tutto benissimo! Ma vai adesso. Non perdere tempo con me!-
- Sono venuta volentieri-
Esce dalla porta e si ferma sul pianerottolo.
– Ciao-.
- Ciao!-
Si stringono freddamente la mano. Lui però non resiste e l’afferra. La bacia sulle labbra, con foga, con rabbia.
Quando incontra gli occhi costernati di Margherita, non riesce a reggere al dolore.
Le sbatte la porta in faccia. Corre in camera sua e si getta sul letto.
Piange senza freni, come un bambino.

Due settimane dopo la visita di Margherita ritorna a scuola. Ha comprato una Panda “d’occasione”: 500 euro per un vecchio catorcio arrugginito pronto per la demolizione. Ha fatto quasi 200.000 Km, beve olio e tante altre cose ancora. Ma Angelo lo ha comprato da un amico di suo padre, che gli ha fatto pure un prezzo di “favore”. Non potrebbe essere più contento di così. Una “bella” macchina ad un prezzo modico.
Fa il suo ingresso a scuola con quel ferro vecchio che sputacchia e scricchiola. Parcheggia il catorcio vicino ad una Mercedes bianca (è la macchina di quel viscido del Semeranza) e sgamba all’ingresso. Si è tagliato la barba ma il pizzetto è più incolto che mai.
Entra in classe, neanche a farlo apposta è la II F. Enorme lo stupore degli studenti nel vederlo arrivare. Ormai nessuno più pensava che lui fosse tornato.
- Prof, ma che ci fai qui?- domanda lo Smilzi, con fare spaccone. – Qualcuno ha detto che ti eri rifugiato in un eremo in montagna, dove ti eri fatto monaco benedettino! Strano, non hai nemmeno la tonsura!-
Ride. Angelo lo fulmina con occhi di fuoco, non solo smorzando la sua risata ma pure quella nascente degli altri studenti.
- Siamo rimasti molto indietro con i programma. Bisogna rimettersi alla pari. E poi dovrò cominciare con le verifiche e le interrogazioni del secondo quadrimestre. Ci sarà da lavorare sodo. Avete di quei votacci da recuperare! Lo sapete che se non recuperate le insufficienze gravi verrete bocciati, vero?-
Apre il libro e comincia a “spiegare”. Il pernacchione dello Smilzi lo raggiunge come una raffica di mitra.
- Luca Smilzi, visto che non vuoi seguire la lezione, fuori dalla classe-
- Subito prof!-
Luca si alza e si avvia trotterellando verso la porta.
- Fammi un favore Smilzi: non entrare più in classe quando ci sono io! Tanto, visto i voti che hai nelle altre materie, quest’anno te lo sei giocato!-
- A dire la verità, ho tutte sufficienze più che abbondanti. Tranne in mate che ho tre. Ma stai tranquillo, mi dà ripetizioni un grande, uno che non è come te: lo conosci Michael Scalzi, vero?-
- Mike sarà anche bravo, ma tu ormai l’anno te lo sei giocato. E adesso fuori!-
- Peccato che tu sia tornato! Ci divertivamo moltissimo senza di te. Ci faceva ripetizione Michael Scalzi il sabato e il Semeranza negli altri giorni. Quante risate! Poi il Semeranza ha fatto un disegno di te, vestito da arabo, con su scritto “sono un terrorista” e l’attacco chimico con le scoregge. Un vero divertimento perché…-
Angelo si sente avvampare come un vulcano pronto ad esplodere. Non sa ancora come faccia a resistere alla tentazione di spaccargli la faccia. Forse il fatto che non solo perderebbe il posto, ma non potrebbe più insegnare e rischierebbe pure una denuncia, se non il carcere.
- Vai immediatamente fuori da questa classe!-
Lo afferra per un braccio e lo spinge fuori.
- Hey, piano bello! Lo sai che posso denunciarti per maltrattamenti?-
- Vai fuori! Cristo!-
- Ah, bestemmi anche? Bell’esempio!-
- Fuori di qui!- urla furibondo.
È rosso in viso, ha gli occhi fuori dalle orbite, goccioline di bava sul pizzetto. Sembra una maschera infernale, tanto che lo Smilzi impallidisce, per la prima volta.
- Senta prof, si calmi, ok? Stavo solo scherzando! Niente…di…personale…adesso esco!-
Schizza fuori dall’aula, sbattendo la porta.
– Niente scherzi, va bene? Adesso si fa sul serio! Ed evitare di seguire lo Smilzi, almeno che non vogliate essere bocciati! Perché io farò di tutto per farvi bocciare, se solo oserete ancora ridere alle battute di quel cretino, chiaro?-
Si siede alla cattedra.
– De Luca, dimmi dove eravamo rimasti la volta scorsa!-
La De Luca si alza. Giocherella con le unghie lunghe e smaltate.
– Non me lo ricordo!-
- Tre!-
- Ma prof…-
- Due!-
- Ascolti prof, non è un’interrogazione e…-
- De Luca, fuori dalla classe!-
- Prof., se lei ce l’ha con il mondo non vedo perché dobbiamo andarci di mezzo anche noi-.
- Brutta stronza, o esci immediatamente da questa classe o ti ci sbatto fuori a calci in culo! Fuori, cretina che non sei altro!-
La ragazza salta per la paura e corre fuori, con la testa bassa.
- Non ho mai visto un comportamento tanto indecente. Lo farò presente alla preside!-
Angelo non riesce più a controllarsi. Apre la porta e la spintona con tanta forza da farla cadere a terra.
Richiude la porta, la sbatte tanto forte da far cadere l’attaccapanni.
L’intera classe sprofonda in un silenzio irreale. Si sentono i singhiozzi sommessi della povera ragazza sbattuta fuori di classe ingiustamente.
Angelo si siede. Apre il libro e inizia a “spiegare”. Nessuno ha il coraggio di replicare.
Si rende conto che l’unico modo per sentirsi bene è essere crudele con gli studenti.
Senza volerlo, è diventato come gli insegnanti che ha sempre odiato.

Arriva in aula professori all’inizio della sesta ora. I suoi piani sono semplici: sedersi tranquillo, magari fumarsi una sigaretta a dispetto della legge anti-fumo, inventare nuovi modi per torturare gli studenti. Sente una vampata di felicità quando pensa a come torturerà gli studenti! Si, pensa, divertitevi. Andate in discoteca, uscite con gli amici, flirtate con i coetanei. Siate felici, stupidi! È geloso della loro spensieratezza e felicità. Della loro innocenza e visione del mondo. Vorrebbe togliere i sorrisi da quei visi. Santo cielo quanto vorrebbe! Se solo provassero per un secondo quello che prova lui in quel momento. Il dolore, la rabbia, la frustrazione di essere stato rifiutato. L’idea di non essere adatto alla donna verso la quale si prova amore. L’incapacità di trovare il modo di cambiare. Quanto sarebbe felice se potesse cambiare con uno schiocco di dita, e piacere finalmente a Margherita.
Sente che sta per iniziare a piangere, quindi caccia indietro quei pensieri.
I suoi piani vengono guastati. Trova Margherita e Mike in aula professori. È lunedì, non è il giorno di fisica. È ovvio che Mike è venuto solo per vedere la sua “Meggy”.
Sono seduti in un angolo, accanto al computer. Chiacchierano amichevolmente. Sembrerebbero normalissimi colleghi, se non si tenessero per mano. Questo non fa altro che lanciare una sciabolata nel cuore già sanguinante di Angelo.
- Ciao ragazzi!- dice Angelo.
Non sarebbe giusto rimanere in disparte. Non vuole che loro si accorgano di quanto stia soffrendo. Alla fine, sono stati onesti. Dovrebbe almeno dimostrare un pizzico di felicità nei loro confronti.
- Ciao Angelo-
Margherita sembra un po’ imbarazzata. Mike invece non mostra nessun segno di fastidio né di imbarazzo.
– Finalmente sei tornato a scuola. Tutto bene?-
- Già, sto meglio. Grazie anche alle vostre visite. Mi avete fatto sentire meno solo-
- Siamo tuoi amici! È stato un piacere per noi. Non ci devi ringraziare.-
Angelo si sforza di sorridere.
- Magari qualche volta potremmo uscire insieme, non pensi Angelo?-
- No, sarei solo un terzo incomodo!-
- Non sei mai un terzo incomodo!-
Angelo sorride ancora. Se dovessero invitarmi, pensa, troverò una scusa per non uscire con loro.
Li guarda insieme, felici, e sente un tuffo doloroso al cuore. E’ come se il “feroce” Saladino lo stesse tagliuzzando lentamente. In realtà la colpa è di una brutta e arruffata signora, brutta come un gatto rognoso e bagnato: gelosia. È geloso di quell’allegro quadretto composto da una giovane coppia che si vuole bene. Un quadretto nel quale lui non è ammesso. La gelosia gli sussurra nelle orecchie parole di fuoco. Lui cerca di non ascoltarla. Lui non può comportarsi così. Lui deve cambiare. Per lui. Ma soprattutto per Margherita. In fondo al suo cuore, spera ancora che lei lasci Mike per mettersi con lui.
- Vi saluto. Devo fare tante cose-
- Sono così urgenti? Perché non rimani qui a parlare un po’ con noi?-
- Mi dispiace, ma proprio non posso!-
In effetti una cosa urgente la deve fare: deve andare di corpo. Ma soprattutto deve sfuggire alle Erinni che gli urlano nella testa parole immorali.
Corre alla macchina. È sempre parcheggiata accanto alla bella Mercedes del Semeranza. Infila la chiave nella serratura, non gira. La forza. Alla fine la portiera si apre. Sale in macchina, e questa scricchiola. Cerca di metterla in moto, ma non parte. Fa girare inutilmente il motorino d’avviamento per qualche minuto, poi il motore parte, tossendo.
La macchina scricchiola e sputacchia, ma alla fine si muove.
Mentre fa manovra per uscire dal parcheggio, con le chiavi di casa riga amorevolmente la portiera lucida della Mercedes del Semeranza. Una piccola vendetta per come lo ha ridicolizzato davanti agli studenti.
Nel fare manovra, urta di proposito la portiera posteriore della Mercedes, lasciandogli un bozzo abbastanza profondo.
Angelo se ne va, con la sua macchina sputacchiante, con un sorriso di soddisfazione tirato sul viso.

Tra bagarre con lo Smilzi, votacci e sgridate inutili, arriva maggio. Ormai pochi giorni mancano alla fine della scuola. E Angelo a volte è felice, perché finalmente non vedrà più quel brutto muso di Smilzi e quegli studenti spacconi. Ed è anche triste, perché sa che Margherita gli mancherà. Anzi, potrebbe non vederla più. È molto probabile che non la veda più. Verrà sicuramente trasferita in un’altra scuola. Come farà Angelo senza di lei?
Non vedere più Margherita. Si rende conto che lui riesce a sopravvivere solo se la vede. Solo quando incontra i suoi occhi, che hanno sempre un sorriso per lui. Quando sente la sua voce, che non ha mai dispensato parole scortesi, nonostante se le fosse meritate. Come fa a stare lontano da lei? Come potrebbe vivere bene? Forse è masochismo. Forse è addirittura qualcosa di peggio. Ma Angelo può stare bene solo quando la vede. Anche sapendo che lei è felice con un altro, che non potrà mai provare niente per lui e che, forse, nel suo intimo lo disprezza pure.
È drogato di lei.
È ovvio poi che la frustrazione accumulata debba essere sfogata in qualche modo.
Con sua sorella non è mai stato gentile. L’ha sempre trattata come essere inferiore. Perché femmina e perché ammirata da tutti. La sua “perfetta sorellina” gentile e chiesarola. In quel periodo di frustrazione cocente la tratta peggio del solito. La insulta per niente. Trova sempre un modo per urlarle dietro parole di fuoco. Ha anche incominciato a picchiarla. All’inizio schiaffetti. Poi sberloni. Infine pure calci. Il fatto che lei non reagisca, che si faccia colpire come un pallone da calcio lo rende più furioso.
Ma arriva il momento in cui ci si stanca di fare il “buon cristiano”.
Ed eccolo che torna a casa più infuriato del solito. Non trova il piatto fumante in tavola. E di chi è la colpa, se non di sua sorella che non ha fatto il “suo dovere” di serva?
Corre in cucina e l’afferra per un braccio.
- Mi fai male!-
- Stronza! Dov’è il pranzo?-.
Perché tanta ira? Semplice. Nell’uscire dalla scuola li ha visti. Mike e Margherita. Accanto all’Alfa Giulia. Si parlavano come al solito. E sarebbe stato tutto uguale se non li avesse visti baciarsi. I suoi capezzoli (grossi come susine mature!) si sono induriti all’idea che avrebbe potuto esserci lui al posto di Mike. Si è ritrovato la bocca piena di bava. Eccitazione estrema. Ha distolto lo sguardo. L’eccitazione si è trasformata in frustrazione. Che ha scaricato tutta su sua sorella.
Senza pensarci su, Angelo le da uno schiaffo. Deve pagare per la sua frustrazione. Deve farlo sfogare. Non importa come.
- Brutto bastardo! – urla. – Questa volta te la faccio pagare!-
Lui prepara la mano destra, pronta per sferrarle uno schiaffo. Si ferma. C’è qualcosa negli occhi di sua sorella che lo fa desistere. Che cosa? La paura che suo padre lo sbatta fuori di casa per non farlo più rientrare? Per un po’ è riuscito ad arginare la cosa. La minacciava di dire al padre che aveva fatto un danno con la macchina. Ma…il danno era stato scoperto, suo padre non si era arrabbiato e…che cosa sarebbe successo adesso?
- Vedrai mio caro, le pagherai tutte insieme!-
Poi, per scherno, gli strappa qualche pelo di barba del pizzetto. Gli fa un male del diavolo.
- Ma vaffanculo!- urla.
Che cosa potrebbe mai fargli sua sorella? E se lo dicesse a suo padre? Lui ha sempre avuto una particolare preferenza per sua sorella. Se sapesse una cosa simile, lo sbatterebbe fuori di casa!
- Senti…scusami!-
- Troppo tardi!-
Le corre dietro per tutto il giorno. Cerca di scusarsi in ogni modo. Lei è irremovibile. Angelo comincia ad avere veramente paura.
La sera stessa, mentre sta per uscire, il ragazzo di sua sorella lo concia per le feste. Lui cerca di difendersi, chiudendosi a riccio. Non serve a niente.
- Sei un vigliacco, ecco cosa sei!-
Ecco la vendetta di sua sorella. Farlo picchiare dal quel “rastone” e “comunistone” del suo ragazzo. L’umiliazione che prova in quel momento è tale che non riesce quasi nemmeno a respirare.
Sale su quel catorcio della sua macchina e va sulla statale. Si carica in macchina la prima prostituta minorenne che trova. La porta in un angolo appartato e “consuma” con lei un amplesso rapido e violento. La picchia, la insulta. Sta superando ogni limite umano ma ormai è inarrestabile.
La paga gettandole i soldi in faccia. Quando incontra il suo sguardo, Angelo ha un tuffo al cuore. In un attimo, ritorna in sé.
Se la squaglia senza nemmeno voltarsi.
Ritorna alla “tana”. E che potrebbe fare d’altro? Si sente malissimo. Aveva promesso a se stesso di non fare più una cosa simile. Ha fatto addirittura di peggio. Ha picchiato una povera ragazzina sfruttata. Ha dimostrato per l’ennesima volta a se stesso di non essere capace di cambiare. E per finire ha pure rotto il suo catorcio di macchina. In un sorpasso azzardato, nello schivare una macchina, è finito in un fosso. Riparare la macchina gli costerebbe di più del suo effettivo valore.
Scende dal catorcio ormai morto e si guarda in giro. E’ sera tardi e nessuno si fermerebbe mai per dargli un passaggio. Si gratta i peli del petto e sospira:
– Ma si può essere più sfigati di così?-
Ride. Lo fa soprattutto per non mettersi a piangere come un bambino.

Alla fine è costretto a fare il “grande passo”. Gira decine di concessionari e la trova: una macchina di seconda mano. Un prezzo “stracciato”, dice il concessionario, con una luce laida negli occhi. E quanto è?, domanda Angelo. Cinquemila euro. Per poco non gli prende un infarto. Cinquemila euro! Santo cielo, dieci milioni delle vecchie lire! Gli occhi gli escono dalle orbite. È talmente sconvolto che non riesce nemmeno ad avere una delle sue solite crisi di “male assoluto”.
Firma con mani tremanti l’assegno. Il concessionario glielo strappa dalle mani, con una luce di libidine estrema negli occhi color topo. Ha fatto un ottimo acquisto, dice il viscido. Angelo non ha nemmeno la forza di parlare.
Mentre è in classe (la sua preferita, la II F) pensa al suo acquisto. È talmente soprappensiero che sbaglia pure a copiare dal libro. Cinquemila euro, pensa. Il mio stipendio è di mille euro al mese. Cinquecento se ne vanno in spese indispensabili. E ho ripulito il mio conto in banca. Di questo passo non riuscirò mai ad ammortizzare la cifra.
Lo Smilzi gli dice una parolaccia, seguita dal solito pernacchione. Angelo non reagisce. Come posso recuperare i soldi?, pensa.
All’improvviso “apriti cielo”. Perché non ci ha pensato prima? Darà ripetizioni. Il buonumore ribussa alla sua porta. Si volta, caccia Smilzi dalla classe e riprende la lezione.
L’intervallo lo usa per redigere il testo descrittivo. Scrive: “ingegnere elettrico impartisce ripetizioni di matematica, scienze e fisica. Prezzo stracciato: € 20 all’ora”. Si, pensa, venti euro sono più che giusti. Quando andavo alle superiori chiedevo diecimila delle vecchie lire. Ma adesso sono laureato. Anzi, sono un ingegnere.
Scrive il suo numero di telefono cellulare e appende il foglio sia nella sua scuola che in quelle del circondario. Adesso non deve fare altro che attendere. È sicuro che chiameranno in tantissimi.

È un giovedì mattina e sembra di essere in piena estate. Classica giornata da passare in spiaggia, piuttosto che chiusi a scuola. Angelo, già alle otto, ha la camicia attaccata alla pelle sudata.
Arriva a scuola in tenuta da “Acapulco beach”: camicia aperta sul davanti a mostrare il “pelo”, pantaloni di tela marroncini, infradito da turista tedesco.
Entra in classe, getta la valigetta sulla cattedra e apre il libro per iniziare la “lezione”.
- Ciao fallus impudicus!- dice uno studente.
Quella non è la II F. E quello non è lo Smilzi. Ma l’espressione ha ormai fatto il giro della scuola.
Angelo lo “invita” ad uscire dalla classe e inizia la sua misera lezione.
All’intervallo sente il cellulare che vibra allegramente nei suoi pantaloni. Chi può chiamarlo a quell’ora? Possibile che sia uno studente che vuole ripetizioni? Ad una settimana dal suo annuncio, nessuno aveva chiamato. Angelo si è già rassegnato a non dare mai ripetizioni a nessuno.
- Ehi terün- attacca il Semeranza – lo sai che i cellulari devono essere spenti a scuola?-
Angelo si alza dalla sua sedia, si gratta lentamente il pizzetto-foresta amazzonica e poi dice:
- Semeranza, ma vaffanculo!-
Finalmente lo ha detto!
- Pronto?-
Cerca di tenere un tono professionale: in fondo, è un ingegnere!
È una ragazza. Ha una voce sottile come il cinguettio di un passero. Si chiama Melissa. Frequenta ragioneria, quell’istituto brutto e grigio che si trova a pochi passi dalla sua scuola.
- Ho l’insufficienza in mate- dice - e vorrei recuperarla per non prendermi il debito. Mi può aiutare, signor ingegnere?
- Vieni da me questo pomeriggio, verso le cinque- conclude lui.
Melissa dice che non mancherà. Infatti abita proprio nel suo palazzo. Strano, pensa, non l’ho mai vista. O forse l’ha vista ma non se lo ricorda. Impossibile. Le ragazze lui le nota subito, anche le racchie. Non riesce proprio a capacitarsi della mancanza.
Riaggancia e ritorna in aula professori. Margherita sta chiacchierando con il Semeranza. Angelo si siede al suo posto e si accende una sigaretta. Lui lo nota, ma non dice niente. Angelo sorride. Non vede l’ora che vengano le cinque.

Il suono del campanello lo coglie seduto sul divano, tutto “infighettato”: camicia bianca aperta sul davanti tanto da mettere in bella mostra i suoi peli del petto, pantaloni eleganti, ciabatte infradito (eh, fa troppo caldo per le scarpe!). Si è anche lavato, per evitare di fare brutta figura. Una ragazza in casa sua: e quando mai gli ricapita?
Dlin, dlon. Il campanello. Eccola! Apre la porta e gli sembra di essere andato in “trip utopico”. Ma è vera o una visione? Forse mi sono addormentato e sto sognando, pensa. Perché è veramente un qualcosa di meraviglioso, un capolavoro, uscita di peso da un dipinto di un maestro rinascimentale.
Melissa è una ragazza alta, magra ma non troppo, con lunghi capelli neri. Ha la pelle chiara come il latte e un corpo che sembra scolpito nel marmo. Praticamente perfetto. Agli occhi di Angelo Melissa è il sogno più bello. Una bellezza simile l’ha vista solo nelle slave. E in qualche ragazza con Pipino, nel famoso locale dove si è sbronzato. Una bellezza messa ancora più in rilievo da una minigonna cortissima e da una maglietta nera aderente.
Angelo sente che i suoi capezzoli-susina si stanno indurendo. Melissa, sotto la maglietta, non porta il reggiseno. Ha un seno decisamente prosperoso. Ohhh, ha le tettone!, pensa puerilmente.
- Salve ingegnere!-
- Ciao! Entra pure!-.
La fa accomodare sul tavolo del soggiorno. Lei non guarda in giro. Tiene gli occhi fissi sul suo libro di matematica. Lui invece non sa dove guardare.
- Allora, vogliamo cominciare?-
- Non ho un’insufficienza grave- dice lei – ma vorrei recuperarla, per non prendermi il debito: è sempre una scocciatura recuperarlo!-
Lei gli pone il suo programma. E naturalmente Angelo non ci capisce niente. La guarda. Pensa ai venti euro all’ora. Pensa a lei e alle sue tette. Non può farsi scappare nessuno dei due.
Guarda ancora il programma. Non avrebbe senso mettersi a leggere il libro. Melissa non ha l’aria di essere tanto imbecille.
- Non aveva detto che volevamo cominciare?- dice lei. – Perché non cominciamo?-
- Certo, arrivo subito-.
Corre in camera dei suoi con il programma in mano. Con mani tremanti, digita il numero di cellulare di Michael. Spera solo non sia troppo occupato per aiutarlo. Ma qui si tratta di vita o di morte.
- Pronto?- la voce di Mike è leggermente scocciata.
- Sono io, Angelo. Hai da fare?-
- Veramente starei lavorando-.
- Senti, solo una cosa e poi ti lascio, ok?-
- Va bene, dimmi-.
- Mi potresti spiegare…-
Sta mezz’ora al telefono. Fa perdere un’infinità di tempo a Mike ma alla fine ce la fa. La lezione per quel giorno è assicurata.
Va di nuovo in salotto. Melissa lo guarda, interrogativa. Angelo la guarda e va in “trip utopico”. I suoi pensieri sfiorano il porno. Scuote la testa per dimenticare.
- Signor ingegnere, va tutto bene?-
Come si sente bene: gli da del lei e lo chiama pure ingegnere! Un tono tanto remissivo e rispettoso non lo aveva mai sentito nemmeno nella le più rispettoso dei suoi studenti.
- Allora, cominciamo?- dice in tono serio. – E, a proposito: dammi pure del tu!-

Grazie a Michael Angelo riesce a dare ripetizioni a Melissa. Poco prima che lei arrivi, gli telefona. Lui gli dice passo per passo quello che deve fare. Angelo, da bravo computer, ripete a memoria. È bravissimo.
Le ore passano veloci in sua compagnia. Lei è timida, ma simpatica. Parla volentieri, ma non esagera mai. E soprattutto sembra estasiata ogni volta che lo sente parlare, con quel tono professionale e “intelligente”. Tra le doti di Melissa è quella che preferisce di più.
Mentre Melissa scrive le equazioni, Angelo la osserva sempre con estrema attenzione. E pensa. Studentessa delle superiori. Giovane. Una gran figa. Tette stupende. Istruzione inferiore alla mia. Buona dose di immaturità dovuta ai suoi sedici anni. Non avrebbe nulla da ridire sul mio modo di fare. Potrei “plasmarla” come voglio. Le piace! Può provarci. Forse qualcosa potrebbe saltar fuori.
Quando la ragione riprende il sopravvento Angelo si rende conto che è una follia. È troppo giovane. E poi devo cambiare. Per me. Per Margherita. Voglio che lei mi apprezzi. Così, a malincuore, cerca solo di concentrarsi sulla lezione.
Un giorno caldo e afoso di fine maggio, un giorno in cui la voglia di studiare è nulla, Angelo se ne sta accanto a Melissa. Sta sudando. E non solo per il caldo. Quel giorno Melissa è particolarmente attraente. Sembra abbia il vizio di non indossare il reggiseno, nemmeno sotto le magliette più scollate. Indossa una maglietta bianca molto attillata, che mette bene in evidenza il suo seno grosso e sodo. Istintivamente, si tocca in mezzo alle gambe. Impallidisce. Ma porca puttana, pensa, proprio adesso dovevo eccitarmi così?
La cosa peggiora quando lei, inavvertitamente, apre le gambe. Angelo nota che sotto porta un paio di mutandine nere di pizzo. Trasparenti. La tensione arriva alle stelle. Santo cielo, pensa, se solo l’avessi incontrata prima di Margherita! Non avrei sofferto come un cane. Perché Melissa, così giovane e ingenua, non avrebbe mai avuto niente da ridire sul suo comportamento. Lo avrebbe accettato, senza riserve. Lui sarebbe stato felice. E poi lui lo sa che alle ragazze giovani piacciono gli uomini maturi. E sicuramente lui è l’uomo più maturo che lei conosca.
Pensa a quanto la vita sarebbe bella per lui, se Melissa fosse la sua ragazza. Del resto ha sedici anni. Non è più reato avere rapporti sessuali con una sedicenne. Può funzionare. Decide di provarci seriamente.
- Cosa fai nei week-end?- attacca Angelo, all’improvviso. Sul suo viso si tira il suo sorriso beota da “combattimento”.
- Vado in discoteca. Faccio la ragazza-immagine in un locale qui vicino. Forse lo conosci-
Gli dice il nome. La conosce. È una discoteca dove i più grandi hanno diciassette anni. Si balla, si bevono bibite e a volte alcolici, si fumano sigarette ed erba. È il luogo ideale per scoprire i “giochi proibiti”. E Melissa, li ha mai scoperti certi giochi? Si arrovella in cervello nel cercare di capire se lei è ancora vergine oppure no. No, pensa Angelo, è troppo bella per essere ancora vergine. Ma potrebbe anche esserlo, alla fine. La guarda. Ma dal corpo e dai movimenti non si può certo capire se una ragazza lo ha già fatto oppure no!
Viene poi colto da gelosia. L’idea che un altro ragazzo l’abbia toccata. La devo toccare solo io, pensa arrabbiato. Solo io e nessun altro. È mia!
Si riprende subito: è pazzo forse? Melissa ha sedici anni e lui ne ha trenta. Lei è una ragazzina e lui è adulto. Ha la sua vita. E anche se non è più reato, non può certo fare una cosa del genere. Lui non deve proprio intromettersi. Scuote la testa, nel tentativo di cacciare via i suoi pensieri che non sono assolutamente adatti alla sua posizione di professore.
- Perché mi hai fatto questa domanda?- dice lei, alzando gli occhi dal quaderno.
Angelo deglutisce. Il sorriso rimane al suo posto. - Così, giusto per sapere. Una ragazza carina come te non può certo rimanere chiusa in casa, nei fine settimana-.
Lei sorride.
- Sai Melissa, sei una persona molto simpatica. Di solito le ragazze della mia età tendono ad evitarmi-
- Ah si?-
- Già-
- Ti sei mai chiesto perché?-
- Forse perché non piaccio. Sai, amo molto essere me stesso. Alle donne mature questo lato degli uomini non piace. In fondo, loro preferiscono apparire più che essere-
- Non credo sia giusto pensare che tutte le persone siano così, non pensi?-
- Boh, chi lo sa! Forse solo io le ho trovate tutte così. Tu invece sei così diversa!-
- Non direi!-
- Si che lo sei. Sei simpatica. Sei semplice-.
Lei sorride ancora.
– Non ho sentito parlare bene di te. Mi hanno detto che sei un idiota. Mi sto ricredendo. Anzi, sei pure carino!-
- Oh grazie! Invece tu più che carina, sei bellissima!-.
Silenzio. Angelo sorride. Non si rende conto che ci sta provando pesantemente con una minorenne. Ma come fa resistere a quegli occhi da cerbiatta e a quell’espressione innocente?
- Perché non vieni a prendermi domenica sera?-
Il cuore gli balza in gola.
- Cosa? Beh, non lo so-.
- Eh dai! Se sono con te posso stare tranquilla che nessuno venga ad infastidirmi-.
Angelo non sa che rispondere. Quindi risponde di si.
Finita la lezione la accompagna alla porta. Lei sorride e gli dà un bacio. Nelle vicinanze dell’angolo esterno della bocca. A domenica, gli dice. Angelo la guarda allontanarsi.
Corre in camera sua e si “fa” da solo. È da tanto tempo che non si “fa” più così. Urla come una bestia e bestemmia in modo schifosamente blasfemo. Fa la “fontanella” e poi si calma. Non posso, pensa. Assolutamente. Devo finirla qui.
Domenica non andrò a prenderla, pensa. E da lunedì non le darò più nemmeno ripetizioni. Devo togliermela dalla testa. Non posso assolutamente cadere così in basso. Devo cambiare. Per Margherita, ma soprattutto per me.
Si siede sul divano, accende la televisione. Pensa. Una ragazza seria, magari sua coetanea, che lo ami. Una bella casa. Una famiglia. Che bellezza! Seduto davanti a quella stupida scatola di stronzate, si chiede se certe cose lui le avrà mai.

See ya... :-|

Monday 15 October 2007

UNA CYBERNONNA

Ogni giorno leggo le notizie sul "Corriere della Sera" e su "La Repubblica". Le leggo distrattamente, a volte incazzandomi, altre volte facendo finta di niente. Eppure oggi mi è caduto l'occhio su questo articolo che mi ha lasciata letteralmente basita.
La signora Nedda ha 86 anni, due in più di mia nonna. Eppure ha un blog. Per sfuggire alla vita chiusa di una donna anziana, ha deciso di aprirsi sul mondo, e ne ha scelto uno che non è assolutamente "confortevole" per una donna della sua età: il web.
Ha deciso di aprire un blog, di conoscere gente nuova, di tramandare ai giovani le sue esperienze. La cosa mi ha veramente impressionata.
Ammiro questa donna, perchè ha avuto la forza di imparare ad usare un mezzo che per lei è assolutamente estraneo, il pc, e il coraggio di gettarsi in un mondo che è una giungla anche per i giovani, il web.
Ha dimostrato che non tutti gli anziani preferiscono stare chiusi in casa a parlare di quando erano giovani o andare al circolo a bere mezzo litro di vino giocando a carte gridando "tira giù il caric!". Ha dimostrato che tutti possono imparare, anche a 86. Ha portato un'ondata di aria fresca che io non conoscevo.
L'ho aggiunta tra i miei link e credo che visiterò spesso il suo blog. Spero che continui ancora a scrivere, per tutti noi.
See ya!

Sunday 14 October 2007

CENA MILANESE DEL 13 OTTOBRE: IMPRESSIONI DEL GIORNO DOPO

Ok lo ammetto. Mi tremavano le gambe ed avevo una paura blu di fare una figura barbina. Non è stato così.
L'accoglienza è stata calorosa e devo ammettere che non mi divertivo tanto da tanti anni, credo dall'ultima cena che feci con i miei ex compagni delle elementari e medie nell'ormai lontano 2000.
Per me è difficile, inoltre, riuscire ad ambientarmi quando c'è tanta gente. Di solito mi sento intimidita, non parlo, osservo e i miei movimenti sono goffi. Raramente, nelle grandi cene, qualcuno mi rivolge la parola o mi guarda. Questa volta non è stato così.
Eravamo 26 e parlare tutti insieme era praticamente impossibile. Infatti purtroppo non si è potuto parlare di tutto con tutti, perchè si era in tanti. Ma comunque nessuno ha disdegnato attenzioni. Quando era possibile ci si alzava dal tavolo e si andava a dialogare con i commensali che stavano più avanti 0 indietro.
Tutto era meraviglioso e mi sono sentita subito a mio agio. Spero si rifaccia.
Era la prima volta, dopo anni, che mi sentivo così bene insieme a tanta gente. E devo ringraziare tutti, ma soprattutto coloro che mi hanno fatto scoprire quel forum, che ora non cito perchè la persona interessata sa a chi mi sto riferendo ;-)
Credo che sia tutto
See ya :-D

P.S. a chi interessa: oggi ho contato i miei libri presenti in camera mia. Premettiamo che i libri sono ovunque, pure sotto il letto e che, se non cominciavo a portarne un pò nella casa nuova, forse avrei dovuto uscire dalla stanza. Allora...facendo il conto i "superstiti" sono 150, più o meno. Se poi contiamo i più di 200 presenti nella mia taverna e attorno al centinaio che ho portato via si arriva a...più di 400! :-S Se penso che molti li ho presi in biblioteca, devo ammettere che ho perso il conto dei libri che ho letto durante la mia vita! :-S

Saturday 13 October 2007

13 OTTOBRE: CENA MILANESE

Forse non tutti lo sanno, ma io faccio parte di un forum. Questo forum, nato da un gruppo di ragazzi stufi del vecchio che frequentavano, ne hanno creato uno nuovo, a numero chiuso per evitare giustamente flame troll. E' grazie ovviamente ad Ombre se io ora faccio parte di quella grande famiglia (di pazzi? :-o).
Ad ogni modo stasera c'è una cena tra 25 degli oltre sessanta forumisti presenti nel forum. E ovviamente, pur avendo giurato a me stessa di essere tranquilla, mi tremano le gambe. Già lo so: spiaccicherò qualche frase spezzata, magari balbettata, e ci farò la figura della tapina! Maledetta timidezza! :-S
Ad ogni modo, è un evento a cui non avevo mai partecipato e ne sono felice. Le uniche cene in grande stile fatte sono quelle con i miei ex compagni di classe delle elementari/medie, che il destino ha voluto far prendere altre strade ed ora sono sei anni che non li sento più. Ma questi non sono compagni di classe, sono persone meravigliose, simpatiche, che mi hanno accolta tra di loro in modo fantastico! E di questo li ringrazio.
E ringrazio anche questo blog, stupido e insignificante, che mi ha fatto conoscere Ombre e poi altri blogger molto simpatici.
Credo sia tutto, per oggi.
See ya :-) (dopo la cena, se sopravvivo! :-D).

P.S. spero che l'immagine scelta non sia un tristo presagio per il futuro :-S

Friday 12 October 2007

RELAX

Non avevo molte idee, ultimamente. E se devo essere onesta, nemmeno oggi. Quindi ecco a voi una foto che vi farà rizzare tutti i peli del corpo:
Ecco qualcuno che sa come rilassarsi, alla facciazza nostra! (bastarda!!!)
See ya!

Wednesday 10 October 2007

ANCORA CHIAVI DI RICERCA

Devo ringraziare Max per avermi illuminato sulla differenza tra chiavi di ricerca e "referrers". Oddio, lo sapevo, ma erroneamente ho utilizzato il termine "referrer" come sinonimo di "chiave di ricerca". Mea culpa! :-p
Ad ogni modo, le chiavi di ricerca, ovvero le parole digitate in un qualsiasi motore di ricerca al fine di ricerca un qualsiasi sito, si fanno ogni giorno più comiche. E, soprattutto, più inquietanti!
Al primo posto, abbiamo "Lady Diana imbalsamata": ben venti visite sono state fatte con questa chiave di ricerca e derivate. Ho parlato una volta di Lady Diana qui, eppure ancora molta gente sisita il mio blog per quel post. Vabbé.
Poi abbiamo le suddette chiavi:
- due tette così: così come? Specificare. Comunque blog sbagliato.
- la figlia di Ernesto: Che Guevara?
- brucia pretura Saronno: incendio doloso di un paio di settimane fe di cui però non ho parlato. Come cavolo ci è arrivato qui?
- ci sono più cose in cielo e terra, orazio che nella tua filosofia: a ridagli con Shakespeare! E' la terza volta che capita sul mio blog con questa frase!
- come un medico può vedere la deflorazione: guardando in mezzo alle gambe! Ma scusa, cosa c'entra con il mio blog?
- cose eccitanti da fare arrapare: non sono qui!
- foto di einstein e marilin morrow: inglese in libertà!
- i culi piu gonfi e grossi di maschi attori,: come ho sempre detto, i gusti...
- michela andreozzi tette: questo/questa è già la quarta volta in due mesi che mi capita sul blog con questa chiave. Dico solo una cosa: Michela Andreozzi può interessarmi per tutto ciò che fa tranne che per le sue tette!
- pelliccia di lupin: ommamma! Hanno spellato Lupin!
- possibile che nessuno sa dove sono gli indirizzi di troie: beh, io di certo non lo so!
- reato guardare webcam sedici anni: italiano in libertà!
- scoregge di femminile e maschio video: a parte l'italiano in libertà, i gusti sono sempre gusti! :-S
- video di tette al vento: a ridagli!
Concludendo: non sono ancora riuscita a svelare l'arcano, ovvero come gente di questo tipo sia approdata sul mio blog :-S Le vie del web sono infinite!
Mi scuso con il pubblico per questo blog scemo!
See ya :-|




Tuesday 9 October 2007

SEMBRA STRANO EPPURE...

Photo Sharing and Video Hosting at Photobucket

...questo blog mi ha dato molto. Questa paginetta sul web, conosciuta da pochissime persone, questo piccolo fantasmino in un mondo immenso popolato da strane creature, mi ha aiutata.
Ma cominiciamo dal principio. Torniamo indietro di qualche anno. E soprattutto specifichiamo bene chi sia la sottoscritta.
Ecco, io sono introversa. Ovvio che ormai se ne sono accorti tutti. E pure un pò timida. Purtroppo però l'errore comune degli "estroversi" e dei "non timidi" è quello di considerare una persona come me un'asociale, e magari pure un pò misantropa. Forse è per questo che si tende a isolare l'introverso.
In realtò l'introverso ha una gran voglia di vita sociale e di conoscere gene nuova. Ma per sua natura non ama stare con tutti, insomma non è una pentola per tutti i coperchi. Cerca gente che lo stimoli, che lo faccia sentire a suo agio. E' un grande ascoltatore e quando parla è in grando di sostenre quasi ogni discussione.
Io sono sempre stata così. Epppure la vita non è mai stata molto clemente con me.
Quando ero adolescente non avevo amici. Ero sempre sola, chiusa in camera mia, a guardare fuori e a sperare in un miracolo. Avevo una gran voglia di socialità, di amici, di vita. Ero disposta a stare con chiunque, piuttosto che stare sola. Anche con chi non mi faceva sentire totalmente a mio agio.
Mi sono avvicinata disperatamente a persone che non solo mi consideravano meno di una pezza da piedi sporca di sterco di cane, ma che mi sfruttava pure. Quanti favori ho fatto a persone che non se lo meritavano, sperando in cambio la loro amicizia! Niente. Sempre sola.
Mi sono chiusa totalmente in me stessa. Ho creato uno spesso muro quasi impenetrabile. Ho deciso di non parlare più con nessuno, e di chiudermi nei miei sogni. Mi sono messa a scrivere. Inventavo storie in cui io ero la protagonista e avevo molti amici leali e sinceri. Questo mi faceva sentire meno sola.
In poche parole mi lasciavo sopravvivere.
Poi è avvenuto il miracolo. Ho conosciuto il mio ragazzo e finalmente non ero più sola. Però non avevo ancora amici.
Lui mi ha spronata. Mi sono fatta forza. E, pian piano, ho trovato qualcuno. Pochissimi.
Per anni sono andata avanti così. Tra la vita e la non vita. Poi ho conosciuto un ragazzo in chat, molto simpatico. Certo, come tutti ha i suoi difetti, eppure mi ha fatto scoprire in mondo che ancora non conoscevo appieno: il web.
Aprì un blog nel maggio dell'anno scorso. Scrissi qualche post sul suo blog. Poi mi convinse ad aprirne uno tutto mio. All'inizio ero titubante. Insomma, cosa scrivere su un blog? Ma soprattutto quanto scrivere? Scrivere un post al giorno, uno alla settimana? E soprattutto, avrei avuto visitatori?
I visitatori furono l'ultimo dei miei pensieri. Aprii questo blog e iniziai a scrivere. Post semplici, volutamente stupidi a volte. Eppure cominiciai a farmi strada in questo labirinto.
Ho conosciuto altri blogger. E tramite questi blogger, altri blogger ancora.
Fu tramite il blog di Mony76 e soprattutto tramite un bannerino, che conobbi Ombre. Devo essere onesta: all'inizio pensavo ci provasse. Poi lo conobbi meglio e capii che non era così. Conoscerlo fu forse una delle più grandi fortune della mia vita, fino ad adesso. Infatti mi spalancò le porte del Diogene e dell'Helicon. E li conobbi altra gente, altri blogger.
Adesso posso dire di avere più amici. E, forse, gente che mi apprezza e mi rispetta per quello che sono e non per quello che devo loro dare. Ed io sono felice di dare loro qualcosa, e lo faccio di mia spontanea volontà.
Concludendo, questo blog mi ha dato molto e, chiuderlo, significherebbe rovinare tutto ciò che esso mi ha dato.
I momenti di crisi vengono per tutti. E a me vengono spesso. Ma questo blog credo che non lo chiuderò mai, perchè è molto importante per me.
Credo che sia tutto. Ah, un'ultima immagine, dedicata a tutti coloro che visitano questo blog e che, ogni tanto, lasciano commenti:
Photo Sharing and Video Hosting at Photobucket
Grazie di cuore!
See ya :-)

Sunday 7 October 2007

MANCANZA DI ISPIRAZIONE

ImageChef.com - Custom comment codes for MySpace, Hi5, Friendster and more

Ebbene si. Sicuramente non gliene fregherà un ciufolo a nessuno, ma per un pò non scriverò su questa ciofeca di blog.
Diciamo che la mancanza di ispirazione potrebbe finire domani, come potrebbe finire tra una settimana, o forse tra un mese, o forse potrebbe non tornare mai (ma, questa per ora è un'ipotesi ancora al vaglio!).
Ad ogni modo, preferisco non scrivere niente piuttosto che riempire il blog di stupidate. Tutto ultimamente mi sembra scontato e banale. Tutto ciò che faccio mi sembra stupido. Del resto, pubblicare su un blog, a puntate, i capitolo di un "romanzo" che probabilmente nessuno leggerà mai mi sembra una totale perdita di tempo e una cattiva pubblicità per il blog.
Forse nemmeno io so esattamente cosa voglio per questo blog. Quando lo aprii, un anno fa, lo feci solo su consiglio di un amico e anche all'epoca lo riempivo di una serie di cavolate che io forse consideravo divertenti, ma che erano decisamente stupide.
Con il tempo ho preso confidenza con questo spazio, e ho cominciato a pubblicare di tutto, da notizie serie, a cavolate, a poesie e racconti. Sembrava tornato a nuova vita. Fino ad oggi.
Non mi pare il caso di continuare a pubblicare queste stupidaggini. E soprattutto anche gli articoli seri sono poco corredati da miei pensieri personali. E che non sono capace di approfondire, tutto qui! Mi limito a dire l'essenziale. Non come certi blog dove l'approfondimento intelligente è lodato.
Non sono nemmeno capace di disegnare vignette sarcastiche e divertenti.
Insomma, per ora questo blog non vedrà nuovi aggiornamenti. Non so dire per quanto. Ipotesi lontana, poco realizzabile, ovvero la chiusura definitiva del blog. Del resto, anche se questo cessase di esistere, non credo che qualcuno ne sentirebbe la mancanza! :-p Ma questa è un'ipotesi assai lontana.
Per ora è tutto
See ya :-|

Friday 5 October 2007

NON AVREI VOLUTO MA...

...visto che non ho niente di meglio da proporre, sputtaniamoci allegramente per l'ennesima volta e pubblichiamo il sesto capitolo di "un uomo senza importanza".
Onestamente ci ho pensato su un pò prima di pubblicare ancora capitoli. Non so, mi sembra un qualcosa di estremamente banale e poi mi sembrava di auto-celebrarmi, cosa che ho sempre detestato. Ho visto che alcune persone apprezzano quello che scrivo, alla fine.
Comunque, basta chiacchiere ed ecco il post:

LA GITA SCOLASTICA

Per Angelo le vacanze di Natale non sono trascorse benissimo. Soprattutto dopo la mega-sbronza di cui era stata testimone anche la Reiner. Qualcosa aveva cominciato a lanciare segnali d’allarme. Non si sentiva più se stesso. Prima, quando si guardava allo specchio, vedeva un ingegnere che non aveva ottenuto quello che voleva, ma che sperava ancora perché era comunque capace. Ora vedeva solo uno sfigato totale. La situazione era precipitata quando aveva visto negli occhi della Reiner una luce diversa. Era una luce opaca, tiepida, anzi diciamo fredda e distaccata: commiserazione. Provava pietà per lui. Angelo si era sentito malissimo. Una donna non poteva provare pietà per lui. Una donna non lo avrebbe mai rispettato ed amato, se lo considerava un perdente. Santo cielo, come si sentiva umiliato!
Durante le vacanze di Natale Angelo aveva quindi deciso di fare qualcosa. Un qualcosa non sempre moralmente corretto, ma che sapeva lo avrebbe fatto sentire meglio.
Aveva passato alcune notti con donne tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni. Erano state notti infuocate e indimenticabili. Aveva fatto cose che non avrebbe mai pensato di fare. Eppure non era bastato. Insomma, prima si sentiva “figo” per molto meno. Adesso invece…si sentiva solo un deficiente, un maschilista, un frustrato.
Allora si sedeva sul suo letto, guardava il mondo che stava fuori dalla finestra e pensava. Si, sto sbagliando. Non sono mica perfetto! Ma cosa stava sbagliando?
Aveva pensato molto di più di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita. Aveva addirittura chiesto consiglio a sua sorella. Lui, che chiedeva consiglio ad una donna. E per giunta a sua sorella, che considerava meno delle formiche sul terrazzo. Ma lei non conosceva i fatti e non aveva potuto aiutarlo. Lo aveva liquidato con una risposta sommaria priva di valore. Allora aveva passato notti insonni nel tentativo di cercare il fallo. Ma aveva solo trovato, per pochissime volte, il fallo che aveva in mezzo alle gambe. Anche quell’attività gli sembrava inutile e indigesta. Un’attività da perdente cronico.

La notte di Capodanno si sentiva particolarmente giù di morale. Forse perché tutti i suoi amici erano in vacanza (e naturalmente non lo avevano invitato), i suoi genitori erano andati ad un veglione “per vecchi”, sua sorella era in montagna con il suo “boyfriend” e lui era a casa da solo. Era talmente solo che aveva deciso di fare una cosa che si era ripromesso di non fare più, dopo l’umiliazione subita con Omphale: andare a puttane.
Capodanno viene una volta sola, aveva detto ad alta voce. Meglio mandare l’avarizia in vacanza. Aveva quindi prelevato 150 euro dal suo “salvadanaio” e si era preparato a passare una notte indimenticabile.
Era andato sulla solita statale. Aveva saputo da Patrizio che erano arrivate delle ragazze nuove. Delle nigeriane molto giovani e molto belle. Dopo la cantonata presa con Omphale non credeva più a quello che lui gli diceva. Ma quando si era trovato davanti quelle bellissime ragazze, con una pelle che sembrava ebano e i denti bianchissimi, la sua stima per Patrizio era rinata. Aveva cominciato ad emettere sibili serpici osceni e provocatori.
Aveva cominciato a dire volgarità senza limiti. Per un attimo si era dimenticato la Reiner, le sue sfortune, i suoi difetti. Si era sentito vivo e vegeto un’altra volta.
40 euro l’una. Un prezzo ottimo. Decise di “prenotarne” quattro e di passare con loro un intermezzo di follia.
Le aveva caricate in macchina ed erano andati in un posto appartato. Aveva fatto una specie di “ammucchiata” con tre di loro, che aveva avuto una durata record: trenta minuti. Le aveva penetrate tutte con violenza, emettendo fonemi osceni e inarticolati, senza curarsi della loro immobilità e dei loro tremiti di paura e di dolore.
Tutte, tranne una. La quarta, una ragazzina magrolina e con gli occhi tristi, era rimasta fuori. Non voleva partecipare al gioco. Angelo non se l’era sentita di insistere.
Le tre nigeriane, tutte minorenni, si erano rivestite subito e se ne erano andate, con la testa bassa. Angelo aveva pagato anche la quarta, e non aveva intenzione di lasciarsela scappare.
- Ehi tu, cosa, monta in macchina!- aveva urlato sprezzante. La sua stima in quel momento era ritornata e si sentiva l’uomo più virile del mondo. – Ho pagato anche per te e non ho intenzione di perderci i soldi-.
Si era aspettato che lei, docile, entrasse in macchina, si spogliasse e facesse come le altre: un corpo di ebano immobile tremante di dolore.
Niente di tutto ciò.
La ragazza si era voltata e l’aveva guardato con due occhi di fuoco. Angelo si era sentito pietrificato. Mai in vita sua aveva visto tanto disprezzo negli occhi di una donna.
- Eh già, ha pagato anche per il quarto oggettino e non vuoi certo perderlo!-
Angelo era rimasto a bocca aperta. Per due motivi: era la prima volta che sentiva una prostituta parlare italiano così bene. Secondo, quella frase. Era profonda, degna di un essere pensante. In quel momento un’enorme vergogna era calata su di lui come un manto di cemento armato: non aveva mai considerato le prostitute come esseri pensanti. Erano bastati pochi secondi e quella frase per sentirsi frullato dentro. Si era sentito colpevole di qualcosa che nemmeno lui conosceva.
Si era rivestito ed aveva convito la ragazza a salire in macchina. Lei si era seduta a gambe incrociate, con gli occhi fuori dal finestrino. Angelo l’aveva osservata ed aveva notato che era di una bellezza rara per una ragazza così giovane. Eppure, se solo pochi secondi prima era pronto a giocarci come si fa con un giocattolo nuovo di zecca, adesso aveva addirittura paura ad aprire bocca.
- Dove hai imparato a parlare così bene?-
- Andavo in una scuola gestita da suore italiane. Ero una ragazza rispettabile io!-
- Poi che è successo?-
- I miei genitori mi avevano detto che non dovevo fidarmi di quell’uomo. Ma io lo amavo così tanto. Sono fuggita con lui qui, pensando in una vita migliore. Ecco la mia vita migliore!-
- Non sapevo!- aveva detto.
E che poteva dire d’altro?
Avevano parlato di tutto e di niente per qualche minuto. Non era una persona che amava parlare, lei. E lui non sapeva proprio che dire.
L’aveva fatta scendere dalla macchina e le aveva messo in borsa venti euro in più. Voleva fare un’azione buona.
Lei li aveva presi e glieli aveva gettati in faccia.
- Non voglio la tua carità!-
Insieme ai venti euro gli aveva anche ridato gli altri. Li aveva gettati a terra. Erano caduti in una pozzanghera e si erano sporcati tutti. Angelo non aveva avuto il coraggio di toccarli. Sapeva che se li avesse toccati, quelli avrebbero potuto bruciargli l’anima.

Lo aveva lasciato in malo modo, lasciandolo preda di dubbi atroci.
Era tornato a casa. Nel frattempo era scoccata la mezzanotte. I fuochi rimbombavano da tutti le parti.
Si sentiva strano. Un vuoto dentro che non aveva mai provato. Si sentiva addirittura peggio di prima. Aveva voglia di piangere, di urlare. Di fermare la macchina, lasciarla lì, e correre. Lontano, dove nessuno lo avrebbe mai più trovato. Nessuno avrebbe mai più dovuto guardarlo in faccia. Suo padre, sua madre, sua sorella, la Reiner, sarebbero stati meglio senza la sua brutta faccia davanti agli occhi. Che se ne fa il mondo di uno come me?, aveva pensato. E molti pensieri tristi avevano cominciato a galoppare nel suo cervello. Una lacrima gli aveva bagnato il viso. Erano almeno vent’anni che non piangeva più.

- Io faccio schifo e non valgo niente. – aveva detto a denti stretti.

Tornato a casa si era gettato sul letto e si era ripetuto per non si sa quanto tempo tutti gli appellativi più insultanti e osceni che conosceva.
Aveva passato l’ennesima notte insonne. Pensa, e pensa, e ripensa. Alla fine aveva deciso di aiutarla. Era ora di farla finita con questo suo modo egoistico di comportarsi. E poi, se l’avesse aiutata, avrebbe potuto raccontarlo alla Reiner. E lei sarebbe stata orgogliosa di lui. Ecco che cosa stava cercando! Si, aiutare quella prostituta nera lo avrebbe finalmente riabilitato.
Il giorno dopo si era ripresentato allo stesso posto. L’aveva cercata con lo sguardo, senza trovarla. Aveva visto una delle tre con cui aveva avuto l’incontro il giorno prima e l’aveva interrogata. Lei si era messa a piangere e gli aveva raccontato di come i suoi “padroni” l’avessero picchiata a sangue perché non aveva portato a casa abbastanza soldi.
- Tanto male – aveva detto la ragazza, piangendo. – forse non lavora più. Forse muore!-
Angelo aveva ascoltato il racconto, e si era sentito mancare la terra sotto i piedi. Per la prima volta in vita sua aveva provato una strana e sgradevole sensazione. Non sapeva dare una spiegazione a quello che provava, ne un nome. Era come se fosse stato sepolto vivo, senz’aria e nonostante ciò non riuscisse a morire. Era una sensazione bruttissima, e Angelo avrebbe dato volentieri anche la sua anima, pur di non soffrire più in quel modo.
Se avesse accettato i miei soldi forse adesso starebbe bene, aveva pensato. Poi si era reso conto che non sarebbero certo stati venti euro a fare la differenza.
Era tornato a casa a testa bassa. Senza dire una parola a nessuno, si era chiuso in camera sua ed aveva fatto un giuramento: mai più prostitute. Se poi ti “innamori” di una, aveva pensato cercando di trattenere le lacrime, soffri troppo.
Il giorno dopo aveva incontrato una sua ex amante. Erano andati a prendersi un caffé e poi si erano “accoppiati” a casa sua. Avevano provato tutte le posizioni. Alla fine era sfinito, ma si sentiva meglio. Aveva dimenticato la prostituta nigeriana dagli occhi di fuoco, i suoi problemi, i suoi difetti. Si sentiva di nuovo “figo”.
Tornato a casa, era ancora il solito Angelo.

Gennaio è il mese delle pagelle: lo sanno tutti. E’ un mese faticoso, pesante, pieno di terrore. Gli studenti sarebbero pronti a fare qualsiasi cosa pur di ottenere dei voti che piacciano ai genitori. Del resto, non è piacevole non uscire con gli amici per settimane intere!
Quando Angelo andava a scuola, il periodo della pagella era un incubo. Le sue non erano schede di valutazione, erano schedine. La pagella peggiore l’aveva presa in terza liceo. Quando l’aveva vista, suo padre aveva riso. Poi aveva detto: “se la gioco al totocalcio faccio sicuramente tredici!”. Non c’era certo da essere orgogliosi. Ma Angelo aveva all’epoca sedici anni. Era giovane, sempre eccitato, felice del mondo che lo circondava. L’amore era quello a cui puntava. Un amore fisico, totale, appagante su tutti i fronti. Della scuola non gliene fregava niente. Adesso, a trent’anni, darebbe qualsiasi cosa per tornare come allora, pur di riassaporare quel piacere sublime che la libertà adolescenziale gli aveva dato.
È l’insegnante della prima ora che distribuisce i “pesanti fardelli”. Angelo, quel giovedì, ha la prima ora nella sua classe “preferita”: la II F.
Prima di entrare in classe ricontrolla le schede: non ha mai dato tanti tre come quell’anno. Si frega le mani, perché già assapora la sua “superiorità” su quelle pulci. Il 99% delle insufficienze in matematica: è un record! Ha dato solo tre voti positivi: al Meneghini, che effettivamente è un genio. E poi non lo ha mai insultato. Alla Franceschini la “rognosa”, secchiona in tutto. E alla De Luca. Lei in matematica non è mai stata brava. Ma un giorno si era presentata a casa sua, tutta sorridente, con una mini da mozzare il fiato e gli aveva messo sul tavolo qualche banconota da 500 euro. Una mazzetta. Lui non aveva rifiutato. Era sbagliato, ovvio. Se lo avesse saputo la Reiner! Che cosa avrebbe pensato di lui? Che era un venduto. Le avrebbe fatto schifo. La sola idea lo terrorizzava.
A malincuore si era sbarazzato dei soldi. Aveva finanziato un’associazione umanitaria (come si chiamava? Mah, pensa Angelo, sono tutte uguali) sostenuta anche dalla Reiner. Poi si era pavoneggiato davanti ai suoi occhi. Lei aveva sorriso e aveva detto: “Un’azione nobile. Ti avevo mal giudicato!”. Angelo si era sentito in paradiso.
Entra in classe e stranamente c’è un silenzio sepolcrale. Lo Smilzi non lo accoglie con il solito pernacchione. La De Luca sorride.
- Ecco le vostre pagelle- dice con calma.
In classe nessuno ha il coraggio di emettere un fiato.
Distribuisce la pagelle. I volti sono tirati. Alcuni scuotono la testa, altri sospirano, altri ancora sembra vogliano mettersi a piangere. Molti non usciranno per parecchi fine settimana, e Angelo non può che essere contento.

- Prof., io tre non me lo meritavo!- dice una studentessa. – Ho sempre studiato!-
- Se permetti, decido io cosa ti meriti. E sul fatto che tu abbia sempre studiato, beh, ho dei seri dubbi-
Quella non apre più bocca.
Finita la distribuzione Angelo apre il libro di matematica e comincia a leggerlo. Comincia la “spiegazione”.
- Noi abbiamo voti così bassi perché tu non spieghi niente!- lamenta lo Smilzi.
- Visto che sei tanto intelligente, vieni qui tu a spiegare. Forza!-
Lo Smilzi tace. Angelo sorride.
Poco dopo entra la preside per fare il solito discorso. Si congratula per i bei voti in altre materie e ammonisce la classe a studiare di più la matematica.
- Non è comunque una materia da sottovalutare, anche se non è di indirizzo- dice.
Angelo la osserva mentre parla. Lui non l’ascolta nemmeno. Potrebbe parlare del destino dell’istruzione nei prossimi vent’anni come dei risultati di calcio dell’ultimo anno. Angelo pensa ad altro. Alla Reiner, a come umiliare gli studenti, a tante cose. Ma del discorso della preside non gliene potrebbe importare un fico secco. Tanto, pensa, è rivolto agli studenti. Io sono il professore e in questa storia non c’entro.
Quando la preside finisce di parlare, Luca Smilzi si alza in piedi.
- Signora preside, se lei permette, vorrei dire due cose-
- Seduto tu!- urla Angelo, alzandosi di scatto dalla sedia.
- Professore lo faccia parlare.- dice la preside. – Il libero arbitrio non è valido solo per gli insegnanti-.
- Io non ho mai amato studiare. Preferivo andare in giro con il motorino a sgommare, a farmi le canne e a divertirmi con gli amici. Sono stato bocciato due volte, ho lavorato come muratore e ho visto quanto era faticoso. Ho capito che l’istruzione è molto importante e ho studiato tanto quest’anno. Ma se lei nota bene, quasi tutta la classe ha l’insufficienza grave in matematica. Forse non è colpa nostra ma di un professore che non spiega-.

Angelo diventa rosso.- Smilzi, tu…-
La preside alza la mano per zittirlo. - E’ vero?-
- Certo che è vero. Guardi gli esempi scritti alla lavagna: sono identici a quelli del libro-.
La preside non può fare a meno di constatare che lui ha ragione. Sospira.
– Va bene, vi lascio continuare la vostra lezione.-
Se ne va, guardando Angelo con aria sconsolata.
Lui però non si sente demoralizzato. E pensa che in fondo lui è ingegnere e l’insegnamento
non fa per lui. Il suo futuro è un altro. Che non gli rompano le scatole!

Il depliant è colorato e ammiccante. Mostra una Amsterdam bellissima, luminosa, che invoglia la visita. Quelle immagini impresse dalla pellicola fotografica si materializzano davanti agli occhi di Angelo, che comincia sognare ad occhi aperti: Amsterdam. L’Olanda. La libertà che in Italia nessuno si sogna. Luoghi dove fumare erba. Ma soprattutto sesso a volontà! Non ha nemmeno la forza di andare in "trip utopico": farà l’accompagnatore alla gita scolastica.
Ha fatto carte false, ma alla fine ce l’ha fatta. Ha scavalcato il Galli e il Semeranza, diventando l’accompagnatore della sua classe “preferita”: la II F. Sarà finalmente accanto alla Reiner. Per cinque giorni, lontano da libri e dalle scocciature scolastiche. Finalmente potrà aprirsi totalmente, confessare quello che prova per lei e dare prova di intelligenza.
La sua mente galoppa. Si immagina un bel letto caldo dalle atmosfere orientali, Margherita sdraiata accanto a lui, nuda, mentre gli accarezza dolcemente il petto “virile”, sussurrandogli nelle orecchie parole infuocate. Poi lui, orgoglioso, mostrerà a lei il turgore del suo membro, e lei ne rimarrà estasiata.
La bolla di sogno esplode sempre quando suona la campanella, e lui deve avviarsi in classe.
Passa tutto il mese di febbraio a pensare alla gita e a parlarne in classe. Il programma non va avanti, gli studenti non si lamentano. Lo Smilzi non lo accoglie più con in soliti pernacchioni, ma con un “Ehilà, prof. Angelo!”.
È il periodo più bello della sua vita. Si sente finalmente bene. Non pensa più a quanto faccia schifo il suo lavoro e allo Scalzi, che ormai vede sempre meno. Pensa solo alla gita, all’Olanda, ad Amsterdam, alla Reiner. Sente che adesso ce la farà. Ha passato tutto il mese ad “istruirsi”.
Non potrà ignorarlo questa volta. E non potrà dirgli di no quando finalmente si aprirà a lei. Si è pure imparato le parole a memoria, che ha letto su un libro d’amore di sua sorella. Quelle parole così sdolcinate, già lo sa, la faranno sciogliere.
Il giorno prima della partenza è nervosissimo. Si fa un paio di volte la doccia, continua a lavarsi le parti intime, a pettinarsi e provare nuove “acconciature”. Prepara con accuratezza maniacale i vestiti da indossare. Sceglie tutti abiti un po’ troppo leggeri per la stagione, visto che è la fine marzo e fa ancora un freddo cane. Ma sono abiti che mettono in evidenza il suo fisico statuario. Oddio, sta mettendo su un po’ di pancetta, ma non è niente di grave. Dovrà solo controllarsi di più e strafogarsi di meno.
Alle undici di sera la valigia è finalmente pronta: camicie che mettono in evidenza il “pelo” pettorale, pantaloni eleganti, scarpe di pelle, giacche casual, ecc. Da una controllata al pizzetto: con la forbice spunta quei due o tre pilucchi più lunghi. Poi si siede sul letto e pensa alla Reiner. Il suo cuore si mette a battere all’impazzata e la sua mente galoppa verso nuovi lidi. Certi pensieri poco puliti lo fanno sibilare. Potrebbe farsi da “solo” guardando film porno, bestemmiando e imprecando contro le “donnine”. Vi rinuncia. Deve dormire bene perché si deve alzare presto, il giorno dopo.
Dorme male tutta la notte. Fa sogni strani. Colori contorti, suoni freddi, immagini stonate. Si sveglia parecchie volte. Ha le palpitazioni. Suda copiosamente. Inizia a puzzare come una cernia ammuffita. Corre in bagno e si da una lavata veloce. Poi ritorna a letto e tenta disperatamente di dormire.
Non ci riesce. Si alza e guarda fuori dalla finestra. È ancora notte fonda. Sembra che il tempo si sia fermato, proprio adesso, che non vede l’ora che sia mattino. Quando invece deve andare a scuola, gli sembra invece che il tempo si metta a correre il doppio del normale. Il tempo passa troppo lentamente quando sai che il giorno dopo sarà speciale, pensa sospirando.
Guarda fuori dalla finestra. Quell’oscurità lo fa rabbrividire. Eppure non ha mai avuto paura del buio. Però…i rami rinsecchiti della quercia di fronte alla sua stanza gli paiono mani scheletriche pronte a rompere la finestra e ad afferrarlo per la gola.
Rabbrividisce di terrore.
- è colpa dell’agitazione – dice sottovoce.
Torna a letto. Sono le due e mezza. Si gira e rigira tra le lenzuola spiegazzate. Non riesce a prendere sonno.
Si addormenta finalmente, di un sonno pesante e senza incubi, verso le cinque del mattino.
Alle sei suona la sveglia. Angelo scatta in piedi. Si gratta la testa, il pizzetto e il petto, si veste di corsa, si da una lavata ai denti.

Alle sei e un quarto è già per strada. Si accorge che non ha indossato il calzino sinistro. Lo nota perché sente un leggero freschino al piede.
Sale di nuovo in camera, si mette il calzino, e si precipita di nuovo in strada. Mike dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Lui è l’accompagnatore della III D. Margherita accompagna invece la IV F. Il fatto che anche Mike faccia l’accompagnatore lo indispone non poco, ma alla fine sa che ce la farà. Michael, con quei suoi modi da signorina, non potrà intralciarlo ancora. Non glielo permetterà.
Sono le sei e mezza e non si vede ancora niente. Poi sente il rombo di una macchina. Sembra che stia correndo un po’ troppo per quella straducola. Inchioda brutalmente davanti al suo cancello. Ma non è Mike. Non è un’Alfa Giulia quella. È una Ford, come dice lui, “tamarrata”. Doppio tubo di scarico e spoiler enorme sul lunotto posteriore. Ridendo, rientra nel suo cortile. Nel frattempo si chiede come una persona possa andare in giro con una macchina conciata in quel modo. E alle sei del mattino per giunta!
- Ehi Angelo, siamo qui!-
- Ciao Angelo!-
La voce di Margherita. Vuoi vedere che la macchina “tamarrata” è sua? E vuoi vedere che c’è lei al volante?
Eh si, c’è proprio lei al volante. Bella e sorridente come al solito. Ma guida una macchina. E questo esce dagli schemi.
Non sa se salire in macchina o farsi i dieci chilometri che lo separano dalla scuola tutti a piedi. E che non si fida di una donna al volante. Si sa, “donna al volante…” Ma se non salisse la offenderebbe. E questo non se lo può permettere.
Sale sul sedile posteriore. Si sente un po’ a disagio.
Spera solo che lei non vada a sbattere contro un palo mentre cerca di mettersi il rossetto.
Ma Margherita non usa il rossetto. E alla fine non guida nemmeno male. Forse ha una guida troppo da rally. Tira le marce, frena un po’ troppo bruscamente, fa le curve al limite della tenuta di strada, ecc. Angelo sente che sta per vomitare l’impepata di cozze che ha indecentemente trangugiato la sera prima.
- Stai attenta! Non sei un pilota di formula uno!-
- Sta tranquillo, so quello che faccio!-
- Io non ho paura, ma penso che Angelo non stia molto bene!-
In effetti non è difficile notare il colorito verdognolo di Angelo.
Margherita si ferma bruscamente e si volta verso di lui.
- Tutto bene?-
- Certo…non…non preoccuparti!-
Involontariamente gli scappa un rutto al sapore di impepata di cozze.
- Lo so, la guida di Margherita è un po’ troppo sportiva a volte. Io ci sono abituato, ma tu non sembri molto avvezzo a certi modi di guidare.-
In effetti Angelo non è abituato a vedere una donna guidare, e così per giunta. Però, invece di dire “per favore Mike guida tu che è meglio”, dice:
- Margherita guida molto bene invece. Anzi, penso che sia una delle poche donne che sa guidare!-
Margherita ride.
- Ti ringrazio!-
Mike lo guarda come per dire “so benissimo che non lo pensi, ma lo dici per farti bello ai suoi occhi”.
Margherita sorride. La vede sorridere attraverso lo specchietto retrovisore. Un sorrisetto beffardo. Ma Angelo vede solo quello che vuole vedere. E quella risata gli pare accondiscendente e piena di ammirazione. Sente di avere la dolce coppa della vittoria tra le sue mani.
Arrivano davanti al cancello della scuola. Margherita parcheggia la macchina nel parcheggio dei professori ed entrambi scendono. Mike si offre di prenderle le valigie ma lei dice, seccata:
- Ce la faccio, grazie!-
- Volevo solo aiutarti!-
- Sai benissimo che non ne ho bisogno!-
Mike sospira.
- E’ una ragazza formidabile, lo sai Angelo?-
- Certo! Due tette così non sono facili da vedere!-
- Angelo, a dire il vero io mi riferivo ad altro!-
- Ah al culo! Si anche quello è formidabile!-
Con Mike, un uomo e soprattutto suo migliore amico, si sente libero di lasciarsi andare.
- Quando me la farei!-
- Ti ho detto che tu non sei il suo tipo!-
- E tu? Lo sei?-
Mike non risponde.
- Cerca di essere un po’ profondo per una volta. Guarda oltre l’aspetto fisico!-
- Preferisco le tette e il culo. Almeno quelli li posso toccare. Oh, non che non mi dispiaccia la fica, ovvio!-
Ride.
- Lo sai cosa mi piace di te Angelo? Il fatto che mostri apertamente i tuoi difetti e te ne freghi di quello che la gente potrebbe pensare!-
- Io mi mostro per come sono per conquistare il più bel fiore del giardino!-
-Cosa? Angelo, che hai in mente?-
- Io? Niente!-
E intanto immagina le sue braccia “possenti” stringere prepotentemente il corpo minuto
della Reiner.
Scuote la testa. Deve togliersi certi pensieri dalla testa.

Non è stato un viaggio molto faticoso per Angelo. Forse perché ha dormito per tutto il tempo.
È stato un lungo sonno interrotto da brevi intermezzi di semi-veglia. Angelo apriva gli occhi e si guardava in giro. Sentiva solo risate argentine di ragazze, voci maschili che parlavano di calcio e di veline. Al suo fianco c’erano Margherita e Mike. Parlavano tranquillamente. Ma Angelo, in coma per il sonno, non capiva molto. Si passava la lingua sulle labbra, facendosi il solletico con i peli del pizzetto. Notava che aveva la bava alla bocca, se la asciugava e si riaddormentava.
Faceva sogni stranissimi. E tutti avevano una protagonista fissa: la Reiner.
Nel primo confuso e frammentario sogno, l’aveva vista tutta vestita di bianco. Un vestito trasparente che metteva in evidenza un corpo così bello come non ne aveva mai visti. Si trovava in piedi, vicino ad una strana costruzione nerastra che sembrava un altare. Sorrideva beata, recitando poesie d’amore. Poesie d’amore? Angelo non ha mai letto poesie d’amore! Infatti le poesie “d’amore”
dicevano cose del tipo “oh grande uomo virile, spaccamela”, oppure “tu, o mio padrone, prendimi! Sono la tua…”. Angelo si scaldava come un vulcano in eruzione.
In un altro aveva immaginato di essere un cavaliere medioevale che doveva salvare la donzella. Per raggiungere la stanza della principessa aveva affrontato un drago che assomigliava tantissimo al Semeranza. Parlava anche come lui. È stato dopo l’ennesimo “terün!” che Angelo gli ha mozzato il cranio.
Era poi salito nella camera della principessa (Margherita ovviamente!) e lei gli aveva offerto il suo “frutto”. Dopo tutte le posizioni lei aveva esclamato: “Scopi come un dio!”. E Angelo si era visto in posizione “eroica”, come in uno dei romanzi d’amore di terza scelta che si era studiato a memoria.
L’ultimo sogno è stato inquietante. Margherita era la bella addormentata e lui doveva baciarla. Si stava preparando, leccandosi le labbra e pensando al “dopo”, quando aveva notato che qualcun altro era chino su di lei. Lei si era svegliata e gli aveva sorriso. Poi si erano voltati entrambi e aveva visto il volto di Michael.
- Io avrei dovuto salvarti!- aveva detto lui. La sua voce era un’eco profonda e assordante.
Margherita lo aveva guardato con i suoi occhi azzurri che erano diventati una lastra di ghiaccio.
- Farmi salvare da te? Prima di tutto, io non mi faccio salvare da nessuno! Figuriamoci poi da te! Sei un ingegnere fallito, un pessimo insegnante, un incapace. Non me ne faccio niente di uno come te!-
A quelle parole tutto il sogno si era accartocciato su se stesso. Angelo aveva cominciato a svolazzare in mezzo al nulla più assoluto. Poi era caduto. Aveva urlato disperatamente il nome di Margherita, ma il nulla aveva assorbito la sua voce. Intanto aveva sentito un crack provenire dall’interno del suo corpo: il suo cuore si era spezzato.
Si sveglia di colpo e vede che è sera. Sono arrivati ad Amsterdam. I ragazzi sono scesi tutti, adesso stanno scendendo i professori. Nessuno lo ha svegliato.
Scende dall’autobus, ancora sconvolto dall’ultimo sogno fatto. Si gratta la testa, il pizzetto, il sedere. Intontito per il sonno, non capisce niente. Solo che deve prendere il suo bagaglio.
Mentre si fa strada sgomitando vede Margherita che cerca disperatamente di recuperare la sua valigia. Mike non è nei paraggi. Mica può lasciare una donzella in difficoltà!
- Permetti? Ti aiuto!-
- Ti ringrazio, ma non è pesante!-
- Ma va, lascia fare a me! Tu sarai stanca per il viaggio. Io ho dormito tutto il tempo! E poi, bisogna essere gentili con i colleghi, no?-
Margherita sorride. – Veramente, non…-
- Faccio io! Sono freschissimo!-
A dire la verità non è proprio fresco come un bocciolo di rosa a maggio. Dodici ore passate seduto hanno fatto il loro effetto. Le natiche sembrano due forme di pecorino e la schiena “cigola” come un pezzo d’acciaio arrugginito. E poi deve fare “servizio completo”. La vescica potrebbe esplodere se non la svuota entro pochi secondi. E la pressione ventrale è tale che fa fatica a trattenere la spinta. Ma per Margherita è disposto a fare tutto. E poi dove andrebbe a svuotare? Sa benissimo come sono fatti i nordici: rischierebbe di finire in galera per una pisciata.
- Guarda che portare una valigia non è una cosa tanto stancante!-
- Ti ho detto che faccio io! Io sono più forte. E poi visto che Mike non ti aiuta qualcuno dovrà pur farlo no?-
- Che vuoi dire con questo?-
- Io? Niente!-
- Mike è impegnato a parlare con la guida. Parla solo inglese. Per risparmiare nemmeno una guida in italiano ci hanno trovato! Ho lasciato volentieri il posto a lui-
- Bene, lascialo parlare! Sai, a volte penso che quel ragazzo se la tiri un po’ troppo-
- Che vuoi dire?-
- Beh, che si da troppe arie. In fondo è solo uno sfigato senza donna-.
Margherita lo guarda con gli occhi gelidi e le mani sui fianchi. È contrariata.
- Ne sei proprio sicuro?-
Angelo sente la faccia diventare paonazza.
- Dai, stavo scherzando!-
- Se lo dici tu! Non mi piace molto il tuo humour!-
Alla fine la convince a cedergli la sua valigia. Si sputa sulle mani, preparandosi a sollevare una specie di “blocco di cemento armato”, quando si accorge che è leggera come una piuma di passero. Ma le donne non portano sempre una valanga di roba con sé? Che razza di donna è questa?, pensa. La cosa è ancor più sconcertante quando si accorge che la sua valigia è più pesante. Piuma contro cemento armato.
Il trolley della Reiner volteggia leggera sull’asfalto, mentre quello di Angelo striscia faticosamente. Se fosse di metallo farebbe le scintille. Forse non avrei dovuto portare tutte quelle camicie e quelle scarpe, pensa imbarazzato.
Si trascina fino all’hotel con quel macigno nella mano destra. La Reiner parla tranquillamente con la Pizzi. Non lo degna di uno sguardo. Angelo assume ancora la sua “espressione da combattimento”, nonostante sembra più un prigioniero sfiancato che non un valoroso guerriero. Del resto, pensa, sto faticando per una giusta causa.

Il loro hotel è grazioso, illuminato come un albero di natale e pulito. Una grande hall con poltroncine in finta pelle nera. Un bel tappeto che sembra persiano. Il pavimento lucido come uno specchio. Due ascensori sul lato sinistro. E poi le scale, per chi le volesse usare. Ma se Angelo provasse a prenderle potrebbero esserci danni collaterali.
Ma quanto ci mettono ad assegnare le stanze? Ma porca puttana, pensa Angelo, ma perché i ragazzi sono così difficili quando si tratta di scegliere i compagni di stanza?
E pensano, e ripensano, e questo si, e quell’altro no. La fronte di Angelo si imperla di sudori freddi. Trattiene a fatica una scoreggia, che alla fine esplode, inondando il viso di quello che sta dietro di lui. Rosso come un pomodoro si allontana, facendo finta di niente.
L’assegnazione delle stanze diventa sempre più una tortura per lui. Adesso gli pare addirittura di avere la vista annebbiata. Se non si decidono entro poco sente che potrebbe succedere l’irreparabile. Per la prima volta dopo un tempo immemore, Angelo si affida al Padreterno perchè ponga fine a quell’orrendo supplizio. E intanto cerca con lo sguardo una toilette, dove possa almeno andare a svuotare la vescica. Ma vede solo la porta del ristorante, quella del bar e una che reca la scritta in inglese “personnel only”. Si domanda bestemmiando come diavolo facciano gli olandesi quando devono andare al cesso.
È finita! Dopo trenta interminabili minuti! Allora dio esiste, pensa esultando.
Si precipita di corsa in ascensore. Con lui Mike, suo compagno di stanza, la Reiner e alcuni studenti della II F. Angelo è rosso, sudato, sembra agonizzare. L’odore del suo sudore cipollato ha invaso il piccolo abitacolo.
- Ehi ragazzi, attenzione al fallus impudicus!- tuona lo Smilzi.
Ma non poteva rimanere a casa quello lì?
Dovrebbe incavolarsi, o almeno mandare Luca a quel paese. Ma è ridotto talmente male che non ha nemmeno la forza di sollevare un dito.
Non appena le porte dell’ascensore si aprono, si fionda all’esterno. Dimentica la sua valigia in ascensore. Mike è obbligato a svolgere “l’ingrato compito”.
- Ehi, guarda che non sono il tuo domestico personale!-

Ma Angelo non lo ascolta. Il suo obiettivo è un altro: trovare quel dannato numero 203, il numero della loro stanza. Con la vista annebbiata, corre con le gambe aperte e il sedere stretto: ormai è arrivato al limite.
Finalmente il numero 203 gli appare come un miracolo di Lourdes. Prende la sua tessera magnetica e la infila nella fessura. La porta non si apre. Gli cadono le braccia, sconsolato. In quell’istante si rende conto come poteva sentirsi Napoleone dopo la sconfitta di Waterloo.
- Ma porca di quella puttana, non possono fare serrature normali?-
Mike, trattenendo a stento una risata, prende la sua tessera magnetica.
- Permetti?-
Pronuncia quella parola con una tale nota di sarcasmo nella voce che Angelo lo strangolerebbe.
La porta si apre. Lui si fionda in camera e si chiude in bagno. La sensazione che prova è migliore di quella che gli dona l’orgasmo.
- Uaaaaaaaaaaaah!- urla.
Esce dal bagno dopo aver dato “fiato al trombone” per un’abbondante quarto d’ora. Il suo viso è rilassato e non suda più.
- Ahhhhhhhhhh, ci voleva!-
Mike non si trattiene più e scoppia in una straordinaria risata. Si sente
imbarazzato come se fosse stato beccato a compiere chissà quale atroce peccato. Meno male che la Reiner non c’era, altrimenti…
Ripresosi dallo shock, può finalmente capire dove si trova. È una stanza spaziosa, con un letto matrimoniale nel centro, un armadio sulla destra e due grosse finestre che danno su una viuzza a senso unico. Il tutto ha una tonalità azzurro pastello. Sull’angolo di destra, accanto al letto, nota “lo scrigno”, ovvero il frigo-bar. Snack, bibite, alcolici: il sogno di Angelo.
Fissa quel piccolo scrigno con una luce sardonica negli occhi neri.
– E io mi pappo tutto!-
- Prima di dare il via al baccanale, controlla i prezzi. Vedrai che ti passerà la voglia di festeggiare!-
Angelo osserva il foglietto plastificato dove spiccano, a caratteri dorati, i prezzi. Per poco non sviene! 2 euro per una lattina di coca cola? 15 per una bottiglietta di whisky?
- Ma porca troia, pensano forse che siamo tutti ricchi?-
- I prezzi negli alberghi sono sempre così alti. Mi ricordo che una volta, a Parigi…ma cosa fai?-
Lo vede aprire una bottiglietta di gin e tracannarsela voluttuosamente. Dopo aver emesso un flebile rutto di soddisfazione, va in bagno e la riempie con l’acqua.
- Così non se ne accorgerà nessuno!-
Mike non replica. Si limita a guardarlo con un’espressione di commiserazione mista a divertimento dipinta sul volto.
La cena è un buffet con ogni tipo di piatto internazionale. Angelo prende un po’ di tutto. Avvicina il naso al cibo e annusa. Se sente che la pietanza contiene molto aglio, si riempie il piatto. Prende un bel bicchierone di birra gelata e si siede al tavolo dei professori, accanto alla Reiner.
Margherita ha il piatto semi-vuoto. A dire la verità, il suo piatto contiene una quantità di cibo normale. È il piatto di Angelo che è esageramene pieno.
- Siamo a dieta, vero?-
Margherita lo guarda in faccia. Poi guarda il suo piatto. Ride.
- E tu? Sei sicuro di riuscire a mangiare tutta quella roba?-
- Eheheh…io non sto li a lesinare con il cibo come fanno le donne! Io me ne infischio e mangio!-
Fregandosene della risposta acida della Reiner, osserva le sue “vivande”. Si lecca le labbra. Prende il contenitore del peperoncino in polvere e spolvera il tutto. A lui i cibi piacciono speziati. Depone il contenitore solo quando vede che le libagioni sono coperte da un sottile strato di polvere rossa.

Di fronte a quel ben di dio, sente la sua anima maialesca grufolare selvaggiamente dentro di se. No! Contegno dannazione! Si è forse dimenticato che si trova al tavolo dei professori, con la Pizzi che chiacchiera a tutto spiano e la Reiner di fronte a lui, che lo osserva?
Si mette in bocca una forchettata e diventa tutto rosso. “Inferno di lava caliente!” Comincia a sudare.
Mangia con “dignitosa” sciattezza, grufolando in sordina e cercando di tenere la bocca chiusa. Il peperoncino assomiglia a lava bollente nelle sue fauci.
La Pizzi lo guarda con disgusto.
Dopo dieci minuti di scialbo tentativo di essere educato, finalmente termina il suo “magma”. Cerca a stento di trattenere un rutto, ma questo esplode nella sua laringe. Ciò che emette è un suono gutturale sinistro che fa ridere Mike e Margherita e rabbrividire la Pizzi.
Dopo cena si siedono sulle comode poltroncine della hall. Cominciano a parlare del più e del meno. Del programma del giorno dopo, dei monumenti che visiteranno, ecc. Angelo naturalmente si intromette, parlando quasi fosse una guida.
- Ma guardate, questo posto…- e inizia a ripetere a memoria, parola per parola, virgola per virgola, quello che ha letto sul depliant. E visto che i due non sono scemi, se la ridono di gusto.
Per fortuna l’intermezzo post-cena finisce quasi subito. Angelo, soddisfatto, propone: - Andiamo a fare un giro? Amsterdam vive anche di notte!-
Mentre dice questo pensa ad una meta sognata ed agognata per mesi: il quartiere a luci rosse.
- Sono stanca- dice Margherita. – Vado in camera mia. Ci vediamo domani!-
Rimasti soli, Angelo fa l’occhiolino a Mike. – Dai andiamo a divertirci. Conosco un quartiere che…-
- Lo conosco anch’io. Ci sono pure andato quando avevo diciotto anni ed ero in gita con la scuola. Ma adesso sono stanco. Tu vai pure se vuoi. Quando rientri non fare casino o ti prendo a scarpate!-

In strada ripensa alla frase di Mike. Dunque anche lui ha assaporato il gusto dolce e speziato del “frutto proibito”. E chi lo avrebbe mai detto? Un microbo come lui. Angelo ride. Di sicuro la sua prima volta, pensa. Un ragazzino adolescente e brufoloso, tremante di fronte ad una procace prostituta molto navigata. Chissà che figura poverino!
Ripensa alla sua prima volta. Che diavolo scatenato che era stato! Aveva quasi diciotto anni e lei era una sensuale quarantenne, con una quinta di reggiseno: la madre della sua prima ragazza. Ancora non capisce come mai quella donna avesse scelto proprio lui, giovane e inesperto, come amante. Si erano “rotolati” nel letto per due ore. Era stato superlativo! Veniva in continuazione, urlava, bestemmiava. Lei invece gli chiedeva di insultarla, di picchiarla. L’aveva riempita di schiaffi! Cose dell’altro mondo! Poi la sua ragazza era venuto a saperlo e lo aveva mollato. Gli aveva dato del “puttaniere” di fronte a tutta la scuola. All’inizio si era arrabbiato. Che colpa ne aveva lui? Era stata lei! Se sua madre era una a cui piaceva fare certe cose mica era colpa sua! Poi si era pentito ed aveva provato l’amaro gusto della solitudine. Si era reso conto che, a quella bella moretta tanto timida, voleva un gran bene.

Arriva a destinazione a tarda sera. Il suo problema è che fa tanto il guappo ma non ha il benché minimo senso dell’orientamento. Ha chiesto ad una decina di passanti: gli hanno dato tutte informazioni errate. O forse le informazioni erano giuste. Il problema è suo: parla un inglese imbarazzante. E la sua comprensione della lingua è ancor peggio. Quindi si era ritrovato a girare come un deficiente per quartieri di ogni tipo, rischiando due volte il linciaggio da parte di olandesi ubriachi. Poi era entrato in un bar, aveva ordinato una birra e aveva scoperto che il barista era italiano. Era stato lui a dargli finalmente le indicazioni giuste.
Ed eccolo qui, a mezzanotte, nel quartiere a luci rosse. E chi si immagina cose simili in Italia? Ragazze bellissime in “vetrina”. Negozietti “osé”. Bancarelle che vendono ogni sorta di materiale pornografico. È un sogno! È il paradiso! Se solo potesse, si getterebbe a capofitto in mezzo a quel ben di dio. Nonostante la tentazione di andare dalle ragazze, si limita ad acquistare qualche chilo di giornaletti pornografici.
Assiste ad alcuni spettacolini osé che lo fanno precipitare in uno stato di eccitazione oscena. Corre in bagno un paio di volte a “sfogarsi”.
Entra in camera all’una passata. Fa un casino del diavolo. Mike apre gli occhi, si volta dall’altra parte e si riaddormenta. Non prima di avergli grugnito qualcosa alle spalle. Non ci fa caso.
C’è qualcosa di strano nella stanza. Odore di fumo. Mike fuma come una ciminiera, ma quello non è solo odore di sigaretta. È una puzza strana, che sembra voler accarezzare le narici con una dolcezza che non è delle sigarette. È strano, pensa Angelo, sembra…ma va, non può essere! Quella roba la fumano i vecchi!
Getta i suoi acquisti sulla poltrona e si sveste. Visto che è in gita, decide di infrangere tutte le regole: andrà a letto nudo.
Si spoglia con foga e prende la rincorsa per gettarsi sul letto. Inciampa in qualcosa e cade rovinosamente per terra. Si rialza bestemmiando. Ma che cavolo è? Un paio di mutande (molto sexy) da donna? Che ci fanno un paio di slip da donna in una camera di soli uomini? Non sta li troppo a pensarci. Forse se le sarà dimenticate l’ospite precedente.
Riprende la rincorsa e si getta finalmente sul letto. Le reti scricchiolano sotto il suo peso. Tira le coperte, strappandole a Mike.
Con un grugno beato, si addormenta.

È una sensazione di gelo intenso alla pancia quella che lo sveglia il mattino dopo.
Sbadigliando, Angelo apre lentamente gli occhi. Si ritrova sdraiato per terra, prono. La sua posizione gli fa venire in mente una pelle d’orso spelacchiata.

- Ma che cazzo…-
- Ti ho gettato per terra io- risponde Mike, tranquillo. – Così la prossima volta impari a tirare le coperte. Il letto non è solo tuo!-
Bofonchia un “vaffanculo” e va in bagno, con i suoi giornaletti porno. Quei giornaletti sono gli unici che gli possano dare il buongiorno. Li sfoglia con cupidigia, sognando cose proibite con le signorine ivi ritratte. Nel mentre, si lava frettolosamente senza sapone e si pettina disordinatamente con le mani bagnate.
Quando esce dal bagno, tre quarti d’ora dopo, si ritrova davanti Mike. Ha le braccia incrociate e lo guarda con occhi iniettati di lava.

- Pensi di essere solo in camera?-
- Che palle! Nemmeno lavarsi si può adesso?-
- Prima di tutto non ti stavi lavando, a meno che i giornaletti che hai in mano non siano una nuova forma di sapone. Secondo, vedi di cambiare atteggiamento: non sei da solo qui dentro, e se vuoi convivere serenamente dei rispettare alcune regole!-
- Minchia, che palle! Certo che se un gran rompicoglioni-.
Ne nasce un breve diverbio, che trova il suo vincitore in Mike. Se Angelo vuole continuare a condividere la stanza con lui deve imparare il rispetto reciproco. Oddio, Angelo
farebbe volentieri a meno di questo “rispetto reciproco” (ma poi, si domanda, che cosa significa reciproco?). Il problema è che nessuno vorrebbe accoglierlo in camera. Deve quindi fare buon viso a cattivo gioco.
È vero, Angelo non è molto abituato a convivere con la gente.
Prima di tutto non ha mai condiviso la camera con qualcuno. A casa sua ha una stanza tutta per sé. Non c’è una sola cosa che sia al suo posto. I calzini sono sparsi ovunque, mischiati tra puliti e sporchi. I vestiti e le mutande idem. Una bolgia dantesca, che Angelo ha provveduto a creare pure in quella stanza. Per Mike è il colmo. Inizia a prendere a calci qualsiasi cosa, che si tratti di calzini sporchi o di riviste porno.
Angelo non può tollerare di vedere le sue amate riviste “violentate” a quel modo.
- La pianti?-
- E tu, la pianti di fare casino? Rimetti in ordine!-
- Io? E perché dovrei?-
- Scusa,
pensi forse che le cose si sistemino da sole?-
Angelo lo guarda interrogativo. Si gratta il pizzetto osceno e poi fissa la roba sparsa in giro. Che casino! Non si era mai accorto di essere tanto casinista! Ma a casa sua pulisce sempre sua madre. E lì, di donne che puliscono, non ce ne sono. Vuoi vedere che devo fare tutto da solo?
-Lo sai Angelo, se qualcuno mettesse piede qui dentro sicuramente non avrebbe una buona impressione di te!-
Quelle parole lo fulminano. Se qualcuno…e se entrasse Margherita? E se pensasse male di lui? La cosa lo terrorizza. Adesso, che vuole aprirsi a lei…
In meno di dieci minuti la stanza è in ordine. Angelo si è tagliato il pollice nel sistemare il rasoio, non sapeva dove mettere le scarpe, ma ce l’ha fatta.
Alle otto e trenta, possono finalmente scendere a fare colazione.
Dopo colazione inizia la prima tappa dell’itinerario: la visita alla casa di Anne Frank. Premesso che Angelo ha sempre trovato quel libro noioso, come la sua “autrice”. Per motivi “ideologici”. Però, visto che Margherita sembra molto interessata, non se la sente proprio di disertare.
Corre in camera e si “prepara”: camicia di flanella quadrettata, che lui lascia aperta sul davanti, jeans firmati, scarpe di pelle, occhiali da sole.

Conciato in quel modo, sembra una macchietta da cinema comico. Cammina sprezzante, con quel sorriso beota stampato sul viso. Se ne frega delle risate delle studentesse e dello Smilzi che gli dice “lo sai che sei imbarazzante per il genere umano?” Cammina e si pavoneggia, perché si sente vincitore.
Angelo sente che è venuto il momento di avvicinarsi a lei.
- Ehilà Meggy, tutto…-
Non fa in tempo a finire la frase che si ritrova steso per terra ai piedi della Pizzi. Non ha visto il tappeto, ci è inciampato con i suoi stivali da cowboy con la punta troppo lunga e ha fatto un volo imbarazzante.
Risate colorate risuonano nella hall. Anche la ragazza alla reception, una biondina olandese belloccia, si mette a ridere di gusto, scuotendo la testa e dicendo “Italians!”.
- Sai Angelo – inizia Margherita – forse dovresti toglierteli questi occhiali da sole-.
Ride. Ecco, adesso sicuramente ha fatto colpo su di lei! Anche se non come lui avrebbe voluto.
I suoi occhi si posano su quelli azzurri di lei. Il suo cuore ha un tonfo. La luce che emanano è inequivocabile: ilarità. Non lo può tollerare.
- Torno subito!-
Corre in camera e comincia una sfilza di bestemmie da competizione: sette minuti. Maledisce il tappeto, il mondo e la sua incredibile sfiga. Proprio oggi, pensa, proprio in gita!
Dopo aver dato un pugno al muro ed aver inveito volgarmente contro il padreterno, decide di indossare un maglione molto castigato e di mettersi un paio di scarpe da ginnastica. Di figure barbine, per quel giorno, ne ha fatte fin troppe.

Angelo non è mai stato in gita scolastica. Nemmeno quando frequentava il liceo. Suo padre non glielo aveva mai permesso. “Roba per monellacci caciaroni”, diceva sempre. La verità era che non voleva spendere quelle poche (di allora!) centinaia di lire. Quindi lui passava la settimana della gita a scuola, con i soliti quattro gatti sfigati, a fare compiti per la settimana successiva sotto l’occhio vigile di un insegnante di supplenza.
Adesso che è in gita, si rende conto che non è come se l’era immaginata lui. Sono stati tre giorni strani. Avrebbe dovuto divertirsi, bere fiumi di birra, e flirtare con la Reiner. Non è successo niente di tutto ciò. Tutto il giorno in giro, a visitare “noiosi” musei e “vetusti” monumenti. La sera, era talmente stanco che non aveva nemmeno la forza di pensare al quartiere a luci rosse.
E poi c’era Margherita. Si comportava in modo strano. Era gentile e gioviale come al solito. Eppure sembrava volesse evitarlo. Ogni volta che si avvicinava, che “gettava l’amo”, Margherita trovava sempre una scusa per allontanarmi. “E devo andare al bagno”, oppure “scusa ma mi hanno chiamato”, “guarda, vorrei ascoltare cosa dice la guida”, ecc…
Arrivato all’ultimo giorno, si sente depresso. Insomma, si rende conto che per Margherita farebbe qualsiasi cosa. Anche tornare a casa a nuoto. Anche correre completamente nudo per le strade strette e affollate di Amsterdam. Anche fare sesso per dieci ore di fila. Questo ed altro. Ma…cosa deve fare per attirare la sua attenzione? Perché lo evita? Possibile che sia lui a sbagliare?
Fa un esame di coscienza. Negli ultimi tre giorni, a parte la figuraccia della hall, non ha fatto altre stupidate. Non ha detto cose sconvenienti. Non ha fatto troppo il figo. Ha sempre letto i giornali e commentato le notizie. Ha visitato tutto il visitabile, e forse di più. È sempre stato attento a ciò che diceva la guida, pur non capendoci un fico secco. Eppure lei…ma porcaccia di quella Eva, pensa infuriato, ma cosa ancora
devo fare? Cosa cavolo vuole da me?
Il quarto e ultimo giorno cerca di giocarsi il tutto e per tutto. Ormai non ha più tempo. Ne approfitta durante la pausa pranzo. Lui, Margherita e Mike (sempre tra i piedi quello lì!) sono seduti sull’erba. Mangiano un panino. La giornata è tiepida e piacevole. I tedeschi, che come al solito esagerano, sono già in giro in ciabatte. Angelo nota che un tedesco alto, biondo e muscoloso indossa un paio di infradito simili alle sue. Si compiace del suo buon gusto e continua ad addentare in modo mediamente osceno il suo panino ai crauti e non sa cos’altro.
- Gli olandesi sono decenni avanti a noi- dice all’improvviso. – Siamo noi italiani che siamo indietro. Tutta colpa della chiesa!-
Dice queste cose perché, il secondo giorno, aveva udito Margherita parlare con Mike di Vaticano, papa e company. In modo negativo ovvio. Ma doveva stare attendo a quello che diceva la guida, o non avrebbe potuto pavoneggiarsi di fronte a lei. E visto che non è in grado di fare due cose contemporaneamente, si era perso il resto del discorso.
Angelo comincia a sciorinare le sue idee. Con il sopracciglio destro sollevato e la fronte corrugata in un’espressione di estrema serietà, parla con gli occhi chiusi, imitando il suo professore di matematica delle medie. Sta usando tutta la dose di serietà di cui dispone. Questa volta non può sbagliare.
Margherita sembra non degnarlo di uno sguardo. Finisce il suo panino e si accende uno di quei sigari piccoli e affusolati simili a sigarette. L’aroma di sigaro aromatizzato alla vaniglia accarezza dolcemente le narici di Angelo,ancora intento nel suo monologo. Quell’aroma gli ricorda qualcosa, ma sul momento non sa dire cosa.
- Sai una cosa Angelo – inizia Margherita – tu sei diverso dagli altri: sei…eccentrico! Uno che esce da tutti gli schemi e che non ama sembrare diverso da quello che è!-
- Me lo ha detto anche Mike. Ma io amo essere spontaneo, non pensi? Insomma, se si vuole conquistare una persona bisogna mostrasi per quello che si è. Tu lo dici sempre, vero? Io sono perfettamente d’accordo!-
- E’ vero, ma c’è una bella differenza tra l’essere spontaneo e l’essere impudente: non pensi?-
Rimugina tutto il pomeriggio sulla frase di Margherita. Nel contempo la guida, il cui viso assomiglia in modo impressionante a quello di Solange truccato da Cicciolina, continua a spiegare. Che cosa voleva dire con quelle parole? Ma soprattutto, che cosa significa “impudente”? Prova a scomporre la parola. Che valore ha il prefisso “im”? E “pudente? Esiste la parola “pudente”? E se significasse “uno che non si gratta”? E se fosse il contrario di imprudente? Ma come diavolo ha fatto a collegare “impudente” con “imprudente”?
Angelo sospira. Non ha un vocabolario sotto mano. Sono anni che non ne vede uno. L’ultima volta è stato per il tema dell’esame di maturità, che gli è andato male e ha contribuito al suo misero 36/60. Vorrebbe chiedere a Mike, ma si vergogna. Che figura da cretino ci farebbe?
Rimane per tutto il giorno con questo dubbio atroce. Prepara le valigie, e la parola soffia nelle sue orecchie come il vento di tramontana. Non si accorge nemmeno che sta mettendo in valigia il maglione color corallo di Mike. Fa la doccia e sembra che le gocce d’acqua gli sussurrino la parola nelle orecchie, quasi come una cantilena satanica fastidiosa. Sta un’ora in bagno, e non sente nemmeno le urla del suo ormai esausto compagno di stanza, che deve lavarsi.
Anche a cena le cose non migliorano. Continua pasticciare con il suo cibo (ma che cosa ha preso? Che è quella roba?) e non mette in bocca niente. Osserva solo Margherita che mangia e parla con Mike. È più bella del solito. Stranamente è vestita da donna. Indossa una gonna nera fino al ginocchio. Ha gli occhi truccati, anche se molto leggermente. E quelle gambe…che belle gambe affusolate! Né troppo robuste né troppo magre! Darebbe tutto quello che ha per posarvi una mano sopra! Anche solo per sfiorarle con l’unghia del mignolo. Solo per sentire la loro morbidezza. Dio, come saranno morbide!, pensa. Il solo pensiero della morbidezza di quelle gambe lo manda in “trip utopico”.
Si demoralizza subito. Non c’è riuscito. Anzi, lei fugge pure. Ma dove ha sbagliato? Non riesce a capirlo. Dare al colpa a Margherita sarebbe da stupidi. È ovvio che è stato lui a sbagliare qualcosa. Ma cosa? Fa mente locale. Cosa avrebbe potuto sbagliare? Insomma, è stato attento. Ha cercato di evitare quei comportamenti che avrebbero potuto infastidirla. Cosa diavolo ha combinato per meritarsi tanta indifferenza? Gli viene voglia di piangere. Margherita, pensa, perché mi tratti così?
Voglio una donna seria, pensa mentre pasticcia. Sono veramente stufo di donnacce quarantenni vogliose. Voglio una donna che mi ami per quello che sono, per quello che dico. Sono stufo di fingere! E pensa che la Reiner potrebbe essere la donna giusta. Oddio, è uguale alle altre. Su questo non ci piove! Le donne sono comunque tutte uguali. Ma lei è più paziente, più dolce. Lei potrebbe convivere con lui. Lei potrebbe renderlo un uomo migliore.
Mike. La sua presenza è quanto mai inquietante. Nemmeno con la Cantoni si era mai comportato così. Che cosa c’è sotto? Possibile che tra di loro, amici per la pelle, ci sia una sordida e invisibile rivalità per Margherita? Possibile che quell’ometto magrolino, con gli occhiali possa in qualche modo influenzare le decisioni di Margherita? Possibile che possa avere tanto influente su una donna indipendente come lei? Che diavolo c’è sotto? Angelo non sa se sentirsi depresso o incavolato. È colpa di Mike. Quel bastardo vuole fregargli la donna un’altra volta. Ma questa volta non glielo vuole permettere.
- Sai Margherita, non credo di essere impudente!- dice all’improvviso.
Non sa nemmeno lui perché se ne è uscito con quella frase.
Margherita alza gli occhi dal suo piatto.
–Scusa?-
- Ho detto che non credo di essere impudente! Insomma…io…non pensi? –
- Scusami ancora, ma a che cosa ti stai riferendo?-
- Ma si, dai, lo so che cosa volevi dirmi questo pomeriggio. Che io…ecco, non lo sono!-
Margherita ride. Non ci vuole molta intelligenza per capire che Angelo non conosce il significato di “impudente”, e si scusa secondo un vecchio metodo del “non sono stato io!”.
Pasticcia con il contenuto del suo piatto ancora per qualche minuto, senza mangiare. Non ha fame. Poi Margherita e Mike si alzano dal tavolo e lui fa lo stesso, abbandonando la sua cena senza spostare il vassoio.
- Angelo, le cameriere qui non sono tue serve!- dice Margherita.
Sistema subito il suo vassoio nel porta-vassoi.
Passa un’ora seduto davanti ai due, mentre quelli parlano. Li guarda senza sapere che dire. Guarda con occhi adoranti Margherita, ormai sicuro di non riuscire a conquistarla prima della fine della gita (che è già finita). Margherita non lo degna di uno sguardo.
No, adesso basta!, pensa Angelo. Adesso mi sono stufato. Vada come vada, ci “provo”.
- Margherita, oggi è l’ultimo giorno. Ti andrebbe di andare a fare due passi per la città, soli io e te?-
Margherita smette di parlare e lo guarda.
- Cosa?-
- Dai, non far finta di niente che hai capito benissimo: ti va di uscire con me?-
Margherita ride.
- Ovvio che no!-
- Ma…ma scusa? Ma…perché? Che cosa ti ho fatto di male?-
- Niente! Semplicemente non mi va! Cosa c’è? Devo uscire con te anche se non mi va?-
- Beh…no!-
- Ecco! E allora non pormi più certe domande!-
- Scusa!-
Preda di una cocente delusione, si risiede sulle poltroncine, con la testa bassa. Che cretino che sono stato, pensa mordendosi il labbro.
I due continuano a parlare, senza degnarlo di uno sguardo. Quando capisce che lui è escluso dai loro discorsi, si alza dalle poltroncine con l’impeto della rabbia nelle vene e dice:
- Buona notte a tutti! Io esco. Ciao Margherita!-
Lei lo saluta frettolosamente, senza nemmeno guardarlo in faccia.
Va al solito posto, il quartiere a luci rosse. È talmente depresso che gli viene quasi voglia di spendere cinquanta euro per una prostituta. Poi decide di desistere quando si rende conto che non è la soluzione ai suoi mali.
Va in un bar e comincia a bere. Una birra. Una seconda birra. Un whisky. Un limoncello. Un amaro della casa. Una vodka al melone, ecc. Tempo un’ora e mezza ed è ciucco come una bestia.
Comincia a cantare in italiano canzoni sconce e a dire parolacce, sicuro che nessuno lì lo comprenda. Ma anche se non capiscono, gli avventori del bar non gradiscono. Due enormi buttafuori lo scaraventano “educatamente” fuori dal locale.
- And never come back!-
dice uno dei due, in perfetto inglese.
Cammina a stento per vie e viottoli di Amsterdam. Ogni tanto emette un rutto scortese. Sente i liquidi etilici rollare nel suo stomaco. È in preda a forti attacchi di nausea e si
è completamente scordato dove si trova il suo albergo. Meglio così: non sarà costretto a rivedere Margherita e quel traditore di Mike. Anzi, non tornerà più in quello schifo di Italia. Rimarrà in Olanda. Li qualcuno apprezzerà sicuramente le sue doti di ingegnere. Troverà un buon lavoro, guadagnerà un mucchio di soldi, si sposerà una bellissima olandese (meglio una brasiliana: sono più disponibili, pensa) e vivrà felice. L’Italia non ha niente da offrigli. Le donne italiane sono tutte delle stronze. Vuole tagliare con tutto e tutti. Gli viene da piangere.
Ridotto ormai da gettar via, entra in un altro locale. Ordina birra e whisky, che getta in gola a forza. Nel frattempo si siede accanto a lui una ragazza alta, bionda e bellissima. Ordina una birra. È una ragazza inglese. Ubriaco e frustrato, Angelo decide di “gettare l’amo”. Se Margherita non mi vuole, pensa, vorrà dire che mi farò qualcun’altra. Una che apprezza gli uomini come me.

- Hi!- attacca lui.
Comincia un monologo lungo e forzato. La ragazza lo guarda, si sforza di sorridere. Non risponde. Angelo continua a parlare, a fare l’occhiolino. Alla fine allunga pure una mano sulla sua coscia. Lei scosta la sua mano. Angelo rimette la mano dov’era prima.
- You beautiful- dice Angelo. E rutta.
Dopo dieci minuti la ragazza si alza. Angelo la segue, con la bava alla bocca. E’ talmente pieno da convincersi che la bella inglesina ci stia. Ma la vede parlare con quattro uomini, che subito si avvicinano minacciosi a lui. Lo trascinano fuori e cominciano a dirgliene di tutti i colori. Tra le varie ingiurie, parole tipo “white trash”, “mother fucker”, “bastard”, “cock sucker” ecc. Angelo non capisce nulla, complici i troppi “drink” e il suo schifosissimo inglese. Se ha superato la prova linguistica obbligatoria è solo grazie a Michael.
I quattro ragazzoni lo circondano e lo guardano in cagnesco. Angelo capisce che la cosa si sta mettendo male. Ricorda una cosa simile, avvenuta tre anni prima. Anche all’epoca era ubriaco. Aveva mediato. Ma all’epoca era in Italia. Tra “simili”. Adesso è in un paese straniero, di fronte a persone ostili che parlano una lingua ostile. Forse, pensa, forse anche stavolta me la cavo.
- Ehi, calms! – inizia. Apre le braccia come Gesù quando disse “lasciate che i pargoli vengano a me!”.
- Calms!- riattacca. – Vi ar al frends!-
Forse vuole dire “We are all friends”, ma la sua pronuncia è una cosa inimmaginabile.
Gli inglesi sicuramente capiscono cosa vuole dire, ma sembrano non commuoversi. Lo circondano e iniziano con un “carico” a otto mani.
Per evitare i colpi Angelo si chiude a riccio. Sono i cinquanta secondi più brutti della sua vita.
Alla fine se ne vanno. Sono soddisfatti.
Angelo rimane chiuso a riccio, steso sull’asfalto, per altri venti secondi. Poi si alza e grida: - Brutti stronzi!-
- What?-
- Cazzo, quanto vorrei che Mike fosse qui!-
Il più grosso degli inglesi lo insegue e gli assesta un cazzotto sul naso. È talmente veloce che Angelo non riesce a chiudersi a riccio.
Rimane stordito a terra per altri trenta secondi, mentre i “barbari” si allontanano. Poi si rialza, a fatica. Il sangue cola dalla sua narice sinistra e gli scivola sulle labbra. Se lo lecca via, mentre torna in albergo colmo di bruciante umiliazione. Se qualcuno mi chiederà cosa è successo, pensa, gli dirò che sono caduto.

Arriva in albergo attorno le tre e mezza del mattino. Ha vagato fino a quell’ora per le strade deserte, senza alcuna meta, indeciso sul ritornare indietro o rimanere li. Alla fine ha deciso di tornare indietro, non avendo più soldi né un luogo dove andare.
La hall è deserta. Alla reception, la ragazza bionda del primo giorno lo vede e ride. Angelo sussurra un “fanculo”. Dopo tutto quello che ha passato quella sera, ci manca solo la risata di quella oca!
Sale, a piedi, al quinto piano. Gli gira la testa e vorrebbe vomitare. Se non avesse vomitato anche lo stomaco in un angolo buio a due passi dall’albergo. L’unica cosa che vuole è gettarsi sul letto e dormire. Per dimenticare la sbronza, le botte degli inglesi e il rifiuto della Reiner. Si sente un fallito. Perché? Perché non è riuscito a conquistare la Reiner? Che cos’ha di sbagliato?
- Sono bello – dice tra i fumi dell’alcool. – Mike no. Non ha il petto peloso e il pizzetto come il mio!-
Ridacchia. Cade per terra. Si rialza.
Arriva a destinazione che ansima come un asmatico. Si incammina barcollante verso la sua stanza. Arrivato davanti alla porta, si fruga nelle tasche. Ha una fitta al cuore: non trova più la sua tessera magnetica! Fruga nella tasca destra e sinistra della giacca. Nel taschino della camicia. Nelle tasche dei pantaloni. Nelle mutande, sul davanti. Niente! Eppure ce l’aveva prima di uscire. Ovvio, l’ha persa. Bestemmia sottovoce. E adesso come farà ad entrare? Dovrà bussare. Dovrà svegliare Mike. E lui si arrabbierà. Ma chi se ne frega! Mica può dormire fuori, in corridoio!
Fa per bussare. La mano si ferma a mezz’aria. Qualcuno ride in camera. Ma non è Mike che ride da solo come un pazzo al Cottolengo. Con lui c’è qualcuno. Una risata solare e allegra. Una risata da donna. Margherita.
- Senti, dai, vado! Se Angelo torna…-
- Se non è tornato fino ad adesso! Scommetto quello che vuoi che tornerà domani mattina! Scommetto che è andato a divertirsi con qualche prostituta!-
- Che schifo!-
- Ha fatto di peggio, non preoccuparti!-
- In fondo, è simpatico. È solo un po’ stupido. Ma è simpatico. Sarebbe pure gradevole se non cercasse sempre di provarci con me!-
- Mah, guarda, sei una delle tante. Non pensare che per lui tu sia speciale. Sicuramente il suo intento è di portarti a letto, come voleva fare con Clementina-
- Si, me lo hai detto. Eppure credo che per me ci fosse altro-
- Nah, non è così!-
Dunque è questo che tu pensi di me, Michael?, pensa Angelo. Bastardo!
Ma…cosa fanno Margherita e Mike insieme, a quell’ora del mattino? E nella stessa stanza? Cosa…Quando Angelo realizza quello che in quella camera può essere successo o sta succedendo, è come nel suo sogno: il mondo si accartoccia su se stesso. E il cuore fa crack nel suo petto. Ha pure l’impressione di far fatica a respirare. Strabuzza gli occhi. Gli viene da vomitare.
Corre al bagno comune e vomita nella tazza del cesso. Si rialza, si sciacqua la bocca ed esce, senza tirare l’acqua.
Si siede su una poltroncina, mordendosi il labbro inferiore a sangue e stringendo con estrema energia i pugni.
- Perché, perché? Cazzo, perché lui si e io no? Perché? Che cos’ha lui più di me?-
Si mette a piangere senza dignità. Perché deve subire una cosa simile? A Margherita vuole bene. Forse non è amore, ma è un dolce sentimento quasi mai provato. Le vuole bene perché, nonostante tutto, non lo ha mai trattato male. Ha sempre avuto un sorriso per lui, anche nelle situazioni più fastidiose e imbarazzanti. Le vuole bene perché lo ha aiutato quando aveva bisogno. E tante volte ha avuto bisogno di qualcuno! Come quella volta che non capiva come usare Excel. E meno male che si era sempre vantato di sapere usare bene il computer! Lei, con pazienza da certosino, era stata un’ora in aula informatica, si era giocata l’intervallo, ma lo aveva aiutato a capire il suo funzionamento. Lui non ci aveva capito niente. Si grattava con foga il pizzetto selvaggio e la guardava. Le aveva dato poi la colpa perché, come donna, non poteva spiegargli niente. Che idiota! Se solo si fosse reso conto di che razza di donna voleva conquistare! Una meravigliosa. E lei si era invece resa conto di che razza di cretino è Angelo. Ecco perché teneva le distanze da lui.
Tira su con il naso. – Sono proprio un deficiente-.
Mike è il ragazzo giusto. Lui è un ragazzo intelligente, simpatico. Uno che usa il cervello. Pensa cose che lui nemmeno sa dove stanno di casa. E poi la rispetta. È l’uomo adatto a lei. Ha vinto anche questa volta. E Angelo deve solo raccogliere le macerie del suo orgoglio e le briciole del suo cuore.
- Sono un imbecille- sussurra tra le lacrime. – Sono una merda schiacciata, un cesso sporco! Non mi merito nessuno!-
Piange ancora per un po’. Darebbe le testate al muro, ma non lo fa.
Rovinerebbe la carta da parati. Si odia, si ama, si odia ancora. Odia gli altri, poi non li odia più. Alla fine si compatisce e basta.
Si acciambella come una cane rognoso su una poltroncina del corridoio. Verso le quattro sente la porta di una camera aprirsi e due persone confabulare. Sono Margherita e Mike. Si stanno salutando.
- Ma Angelo? Non è ancora tornato?-
- Tornerà vedrai!-
- Spero torni. Insomma, non sa l’inglese, in una città straniera…mi preoccupo per lui-
Angelo sente tutto. Si preoccupa per me non per quello che sono, ma perché non so l’inglese. Prova un moto di rabbia che reprime subito dopo.
- Te l’ho detto. Magari sarà nel letto di qualche prostituta o di qualche olandese quarantenne. Lui è fatto così.-
No mio caro, pensa Angelo mentre si acciambella di più sulla poltroncina, nessuna quarantenne potrebbe mai sostituire Margherita.
Sente un rumore flebile rompere il silenzio della notte. Lo schioccare di un bacio sulle labbra. Poi i passi di Margherita si defilano giù per le scale.
Le lacrime bagnano ancora il viso di Angelo. Chiude gli occhi. Si addormenta. Passa la più brutta notte della sua vita.

Il vociare e le risatine dei ragazzi lo svegliano. Sono già tutti in corridoio.
Angelo apre debolmente gli occhi e li vede tutti attorno a lui. Ridono.
- Ehi prof, ti hanno cacciato fuori dalla stanza? Che è successo, hai fatto troppa puzza nello scoreggiare?-
Angelo si guarda in giro per qualche secondo. Solo il giorno prima avrebbe mostrato a quei “deficienti” di che pasta è fatto. Si sarebbe messo in posa come Mussolini dopo la conquista dell’Etiopia e li avrebbe guardati dall’alto verso il basso. Poi avrebbe detto le solite stronzate, tipo “voi non capite niente”, “io sono ingegnere”, ecc…
- Sai Smilzi, forse hai ragione tu-
Luca lo guarda, spalancando gli occhi.
- Prego?-
- Certo, hai ragione tu: sono un pessimo professore e un fallito come uomo-.
Luca lo guarda allontanarsi.
- Questo mi sta prendendo per il culo- dice agli altri.
- Forse è ubriaco!-
– Sono sobrio – conclude Angelo, senza voltarsi. – E non sono mai stato più sincero di così!-
Va in camera sua, a prendere la valigia. Nel mentre il suo cervello è un frullato di pensieri. Ora capisce tutto. L’odore che aveva sentito in camera la prima notte era del suo sigaro alla vaniglia. Le mutande femminili non potevano che essere sue. Quella sera, quando lo avevano riportato a casa ubriaco come una bestia, sicuramente era stata con lui. Parlavano sempre in modo amichevole, diciamo affettuoso. Era una cosa che andava avanti da tempo. Solo un cretino come lui poteva non accorgersi dell’evidenza, accecato com’era dai suoi sogni di “conquista”.

Trova Mike intento a trascinare fuori anche la sua valigia.
- Eccoti! Ma dove cavolo sei stato tutta la notte? Hai fatto sesso con qualche quarantenne, vero? Sei sempre il solito! Pensi solo a quello! Ma quando ti deciderai a mettere la testa a posto?-
Lo osserva.
- Che hai fatto al naso?-
Ha del sangue raggrumato attorno alla narice sinistra.
– Niente, sono caduto!-
- Ma non dire balle! Ti sarai ubriacato e le avrai prese da qualcuno. Angelo, dannazione, ma quando imparerai a comportati da persona adulta?-
- Mai!-
Gli strappa dalle mani la valigia, lasciandolo basito.
- Angelo, che hai? Che ti è successo?-
- Niente, non preoccuparti!-
Scende nella hall. I ragazzi fanno colazione. Lui ha una forte nausea. Non si è lavato, non si è sbarbato, è tutto spettinato. I suoi vestiti puzzano di sudore e altri odori di strada: sembra un barbone.
Dopo un’ora tutti sono raggruppati nella hall. C’è chi salda alcuni conti, chi parla. Margherita non l’ha ancora vista. Probabilmente è mischiata al gruppo di studenti e professori che si accalcano davanti alla reception. Angelo avrebbe i debitucci degli alcolici da pagare. Non li paga. Non gliene frega niente. Che mi facciano causa se vogliono, pensa arrabbiato.
Esce sul retro e fa una misera pisciatina contro il muro, in mezzo all’immondizia. Quando ritorna i ragazzi stanno già salendo sul pullman. Sono le otto e dieci: è ora di partire.
- Ciao Angelo! Tutto bene? Mike mi ha detto che stanotte non sei rientrato! Che cosa ti è successo?-
La voce di Margherita lo trafigge come un giavellotto. Si volta. Sorride felice. È ben vestita, pulita, profumata.
- Allora? Il gatto ti ha mangiato la lingua?-
- Non preoccuparti. Non mi è successo niente di grave. Come vedi, sono qui! Impudente come sempre!-
- Cosa?-
Sfugge al suo sguardo. Sa benissimo cosa potrebbe succedere se solo osasse guardarla negli occhi. Sa benissimo che potrebbe mettersi a piangere, gettarsi ai suoi piedi, afferrare le sue gambe lisce e diritte e domandarle il perché della sua scelta. Un po’ di dignità la deve mantenere.
Va a rintanarsi, come una bestia ferita, in fondo al pullman. I ragazzi lo guardano di traverso.
- Se volete mi siedo per terra, così non vi do fastidio!-
- No, rimani dove sei!- gli dice lo Smilzi.
Negli occhi di Luca adesso c’è la brillante luce della curiosità e l’opacità della pietà. Forse, in altre circostanze, lo avrebbe cacciato. Adesso evidentemente non se la sente. È la commiserazione il sentimento che li lega, Angelo e Luca. Si osservano per qualche secondo. Luca, con gli occhi brillanti e sfrontati dell’adolescenza. Angelo, con gli occhi opachi della rassegnazione.
Mentre i professori salgono uno per no, pensa alla Reiner. Nonostante tutto ha ancora la forza di fare pensieri tiepidamente erotici su di lei. Non mi avrebbe mai apprezzato a letto, pensa. Sono troppo rude per lei. Meglio così.
Quando partono, Amsterdam è avvolta da una nebbiolina autunnale leggera e fastidiosa. Angelo si volta a guardare la città per l’ultima volta. I tetti grigiastri, i muri grigiastri, le strade grigiastre. Tutto è avvolto in una luce grigiastra sepolcrale, che lo fa rabbrividire.
Nessuno attorno a lui ha voglia di fare casino. Tutti sono in coma, a causa della notte insonne passata.

Si acciambella sul suo sedile e dorme. Un sonno lungo, ininterrotto e senza sogni.

See ya! :-|